La crisi del capitalismo si è palesata anche ai più recalcitranti sostenitori del beato vivere. Non solamente ha svelato con malcelata crudezza la violenta ristrutturazione di accumulazione del capitale, ma ha mostrato al mondo, o forse solo a chi ha occhi per guardare, che anche le guerre in corso, i trattati segreti tra aree economiche, non solo ne sono parte, ma sono la genesi della stessa fase di ristrutturazione, che rimette in gioco vecchie egemonie planetarie e ridisegna nuovi spazi e nuove aeree economiche, ridimensiona potenza e sviluppa potenza, conquista influenza e mercati e perde terreno, amplifica e riporta in primo piano categorie che il dominio desidera utilizzare per sé. E quando se ne parla è per annebbiare menti e coscienze, per sviare, falsificare, indirizzare la opinione pubblica su altri lidi, è il “detournement” del dominio, la costruzione del consenso, senza quindi mettere a fuoco quelle che sono le dinamiche della geopolitica, l’imperialismo come strumento del capitale.
Poco importa che si spendano ogni anno quasi 2.000 miliardi di dollari in armamenti, solo l’Italia ne ha spesi nel 2012 ben 26 di miliardi ai quali vanno sommati altri 15 miliardi per gli F35, l’Italia che vende per 3 miliardi all’anno di armi facendone uno dei più importanti produttori sul pianeta.
Non pesano sulla bilancia della guerra e delle armi i morti, le distruzioni, la povertà che resta e si sedimenta dai conflitti inter-imperialistici; nessuno, oggi, a parte qualche limpida coscienza si oppone alle guerre in corso. Noi siamo naturalmente con loro, con chi ancora pensa che la lotta antimilitarista sia lotta contro il capitalismo e lotta contro lo Stato e per questo dovrà attrezzarsi di nuovi strumenti.
La sfida dei pacifisti e degli antimilitaristi passa oggi attraverso una critica dura e articolata, abituati a vedere solamente nello Stato il monopolista della violenza, che la esercitava direttamente con la leva obbligatoria e con scelte politiche facilmente riconoscibili e riconducibili a motivazioni tanto vecchie quanto intuibili; ma oggi il fenomeno di privatizzazione e di corruzione planetaria fa sì che grandi gruppi industriali e finanziari possano entrare direttamente ed agire per i propri scopi geopolitici attraverso forme di privatizzazione del conflitto. Nelle guerre in corso, dall’Ucraina alla Siria, dalla Palestina all’Africa si moltiplicano forme e metodi di guerra non “convenzionale”, migliaia di militari e di azioni sono sostenute direttamente da imprese multinazionali, che solo in apparenza sgravano lo Stato o l’area di riferimento dal peso di sostenere queste imprese economicamente; lo Stato non ha certamente esaurito la sua funzione di garante dell’ordine capitalistico, ma assume anche una funzione di coordinatore.
L’emergere sullo scenario mondiale delle potenze asiatiche, la perdita di egemonia che rischia l’area Atlantica, il nascere di un imperialismo europeo legato alle esportazioni tedesche, possono aiutare a comprendere quanto accade e possono aiutare a comprendere quanto i singoli Stati nazionali stanno mettendo in campo a favore dell’accumulazione capitalistica, delle privatizzazioni, della scomparsa dei diritti dei lavoratori ed una violenta svalutazione della forza lavoro, con la lucidità criminale di chi pensa che solo avendo lavoratori schiavi e completamente mercificati l’impresa potrà investire e riprendere un nuovo ciclo di accumulazione, come sempre sulla pelle del proletariato e dei ceti subalterni. Una impresa finalmente sgravata da ogni vincolo sociale, autentica macchina da guerra al fine della sola accumulazione,per il solo profitto.
Alternativa Libertaria/FdCA pertanto invita tutti i compagni e le compagne ad attivarsi per una nuova battaglia antimilitarista e pacifista, e riconosce che questa battaglia non può essere praticata se non accompagnandola con una precisa critica al sistema dominante, rifiuta ogni demagogia patriottarda, riconosce come fratelli e come sorelle quanti si battono per distruggere i confini militarizzati difesi contro i flussi migratori che vedono milioni di persone fuggire dalle guerre ed ai massacri che la disputa imperialista scatena su vaste aree del pianeta.
Riprendere una critica serrata alle spese militari, destinare le risorse della guerra e delle armi a scopi sociali, escludere ogni pacificazione politica con quanti in nome del pragmatismo di Stato sono inclini a trovare mediazioni con gli interventi militari, siano la guerra al terrorismo che quella umanitaria, quella che esporta democrazia o quella del mondo libero. Per noi l’unica guerra che val la pena combattere è ancora quella proletaria, per il comunismo libertario, e questa si combatte giorno per giorno, con la nostra attività e con la nostra militanza.
Alternativa Libertaria/FdCA
Ordine del giorno approvato dal IX Congresso Nazionale della FdCA