Alternativa Libertaria_FdCA

Vecchie e nuove volpi

Approvare la riforma per introdurre il sistema proporzionale poco prima del circo elettorale è stata indubbiamente una mossa da vecchie volpi che sapevano di perdere le elezioni. La trappola è quasi scattata, con qualcuno convinto, alla finestra ma non tanto, che bastasse prendere tempo e trascinarla per le lunghe per poter riproporsi grazie all’inesperienza dei vincitori e anche magari a qualche aggiustamento giudiziario.

Quella che era stata sottovalutata era la voracità dei volpacchiotti, meno di primo pelo di quanto vorrebbero apparire. Capaci di passare dal giustizialismo al giustificazionismo, e con l’ansia di non farsi sfuggire da bocca una vittoria ai punti, anche a costo di doversi dividere la preda e accontentarsi di mantenere le parti di facciata di un programma che pare ancora più da campagna elettorale che di governo.

E così, sia pure un po’ in ritardo, l’Italia ha un nuovo governo, che si autonomina come governo del nuovo.

Così l’onda lunga delle conquiste politiche delle destre europee è arrivata anche nella penisola italica, disattendendo ma non più di tanto gli indirizzi di politica economica stabiliti dalla BCE e i suoi desideri di avere continuità politica attraverso una coalizione liberista, messi in discussione dall’esito delle elezioni del 4 marzo.

Così le forze reazionarie della destra fascistizzante hanno formato un governo sostenuto da elettori

dediti al like e da microimprese travolte dalla crisi del debito, le promesse sociali fatte in una campagna elettorale mai sospesa restano promesse e il capitale finanziario ha esercitato ancora una volta il controllo della situazione.

L’intervento del Quirinale è servito, con la scusa di far valere i dettami fissati dalla costituzione, a ribadire le prerogative che legano l’Italia alle strategie dell’Unione economica e monetaria. La fedeltà a Bruxelles e alla Nato vale bene un governo.

Così i vincoli economici europei non si toccano, ed il neo governo pensa bene di racimolare risorse per tagliare le tasse ai ricchi con la flat tax, peraltro nemmeno richiesta da Confindustria, con il probabile aumentare l’IVA a tutti, ma con la chiara intenzione del neoministro del lavoro di ridurre ulteriormente il potere contrattuale dei lavoratori attraverso un salario minimo. Come sempre i ceti popolari saranno quelli che pagheranno i provvedimenti economici dei nuovi istrioni, il capitalismo ha le sue ferree regole, e nemmeno l’ammucchiata razzista eviterà di seguirne il corso ed i dettami.

L’impossibilità di modificare gli aspetti economici e di trovare risorse per il mantenimento del potere ci porteranno ad una situazione di autismo sociale foriero di nefaste soluzioni sociali, la mancanza di pragmatismo necessario ad affrontare le dinamiche migratorie, l’inconsistenza di un programma sociale, la totale mancanza di cultura, tipica della destra reazionaria, ci riporta pesantemente al passato. I nuovi capri espiatori di tanta pochezza sono gli stessi di sempre, le classi pericolose si sarebbe detto un tempo: immigrati, omosessuali, comunisti, antagonisti in genere avranno di fronte un Viminale comandato da Salvini.

La riscoperta di tanta “italianità” da difendere dal nemico interno, economico e sociale fa sorridere se non fosse che avviene in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni, il capitalismo che trova nuovi spazi di accumulazione, il riarmo e le guerre combattute su tanti fronti, quello sociale in primis, per riaffermare spazi di potenza sul globo fanno sembrare ancora più piccola la compagine governativa, fatta di razzisti e qualunquisti in perenne comizio.

Lo sguardo a est, l’apertura di credito a Putin e al suo blocco di paesi autoritari e razzisti mira a spostare l’asse originario europeo, e la propaganda sicuritaria è funzionale a un evidente ricatto nei confronti della UE, con l’obiettivo di trasformare i programmi di accoglienza in programmi di respingimento. Ovvero far replicare in Italia il modello di contenimento dei migranti già contrattato, attraverso i fondi UE, con il governo turco e la Libia. Con l’aggravante che, noi, siamo in Europa. Una provincia europea in cui è tornata accattivante l’idea di una presunta superiorità della civilizzazione bianca, europea e cristiana, unica portatrice dei valori di libertà e democrazia, che si difende da presunte invasioni, idea mascherata (ma neanche tanto) da un perseguimento della legalità e lotta alla criminalità. Come dimostra il programma-contratto dove si afferma la misura di obbligatorietà di svolgimento in lingua italiana dei culti di tutte le confessioni religiose: nello stesso tempo in cui si negano diritti e accoglienza si vieta anche di professare riti nella propria lingua materna, intervenendo in un ambito strettamente privato come quello religioso.

Sembra che al peggio non ci sia mai fine, e dovranno essere ancora una volta le classi subalterne a dover trovare e costruire nuovi canali di contropotere politico e sociale.

Non abbiamo mai avuto governi amici, e ci siamo sempre battuti contro ogni governo, e quello attuale incarna la peggior tradizione dell’Italia reazionaria.

Per noi internazionalisti resta ancora una Europa come spazio minimo di azione politica per nuove lotte che siano in grado di fare avanzare una ricomposizione di classe di tutti i lavoratori e le lavoratrici, a partire dalla resistenza sindacale, dalle lotte sui posti di lavoro, dalla difesa e solidarietà collettiva verso tutti gli attivisti sindacali e sociali, per arrestare il dominio del potere finanziario e per fermare le derive fasciste e nazionaliste.

A queste lotte bisogna far corrispondere una capacità politica e organizzativa dei militanti libertari, comunisti anarchici che metta al centro della lotta gli obiettivi e la prassi dell’unità e della solidarietà. Per costruire un fronte di risposta comune e popolare contro gli annunciati provvedimenti razzisti, per la libertà e i diritti di tutte e di tutti, dalla parte dei lavoratori e lavoratrici, delle vittime della precarietà e dello sfruttamento, che si dovranno difendere dal costo altissimo di politiche liberiste in salsa reazionaria di questo governo.

Fano, 101° Consiglio dei delegati di Alternativa Libertaria/fdca
10 giugno 2018

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