Una leggera nebbia circonda Casale Monferrato.
Si attraversa il lungo ponte sul Poe ci si trova in un agglomerato medievale.
“La città più importante dopo Torino all’epoca del regno di Savoia” ci precisa l’assessore all’ambiente di Casale con una punta d’orgoglio.
“La capitale del cemento”, soggiunge il compagno Nicola Pondrano, “alla fine
del ‘800”.
Il quartiere dove sorgeva la fabbrica Eternit ha un volto inquietante,forse perchè fra le sue macerie inneggiano i nomi di migliaia di morti.
Nel 1906 Adolfo Mazza acquista il brevetto di Ludwig Hatschek (miscela di acqua ,cemento e amianto) denominata eternit,dal latino aeternitas (eternità) e realizza lo stabilimento di Casale dove l’anno successivo avvierà la produzione della miscela per la realizzazione di coperture ondulate,lastre e tubi.
Un ruolo di rilevante importanza a Casale ( oltre il fiume e il gran numero di fabbriche di cemento) lo gioca la ferrovia per il trasporto delle materie prime(amianto) proveniente da Africa,Russia,Canada e Brasile tramite il porto di Genova, sia per il trasporto dei prodotti finiti.
L’amianto è un minerale molto resistente al fuoco,all’attrito e agli acidi;esso è
costituito da un insieme di fibre/filamenti di forma longitudinale,all’apparenza innocue perchè di dimensioni microscopiche( 335000 fibre in un cm) ma in realtà molto pericolose se inalate perchè raggiungono le vie respiratorie in profondità provocando il mesotelioma(tumore maligno che colpisce la pleure), fibrosi polmonari(asbetosi).
La latenza di queste patologie,soprattutto per il mesotelioma,vede trascorrere da circa 15 anni fino a molti decenni dal periodo di esposizione all’insorgenza del tumore.
Tra il 1950 e il 1960 Eternit divenne lo stabilimento di cemento-amianto più grande d’Europa e al suo interno contava circa 2000 dipendenti.
L’azienda rappresentava un futuro di benessere stabile e duraturo per sé e per i propri figli non più costretti a spezzarsi la schiena ,come braccianti nei campi.
La fabbrica a Casale è il progresso e il futuro;tutto quello che offriva Eternit era buono: lo stipendio,i prodotti lavorati usati nelle case e nei luoghi pubblici e dati molte volte ai lavoratori e al comune gratuitamente, l’asilo, la befana e le borse di studio per i figli dei lavoratori ,un ritrovo per il dopo-lavoro ,etc. Questo era motivo di vanto e di orgoglio per i lavoratori a tal punto che per essere assunti “pagavano” ben 3 mensilità.
Ma qualcosa di strano accadeva ai lavoratori di quella fabbrica: morivano!
Ovviamente tutti dobbiamo morire ,ma i lavoratori dell’ Eternit morivano prima di raggiungere la pensione ed tutti soffrivano di una forma di disturbo respiratorio.
Si sapeva che l’ambiente all’interno della fabbrica era saturo di polvere bianca e per questo che i lavoratori percepivano un compenso copioso d’ indennità polvere .
Nel 1961 ci fu in azienda un agitazione sindacale basata sulla questione ambiente di lavoro ma fu subito repressa dalla polizia con scontri e arresti.
Solo negli anni 70 con la conquista dello statuto dei lavoratori,la costituzione dei consigli di fabbrica e le commissioni ambientali nelle aziende che iniziarono la battaglie contro l’amianto e si acquisì la consapevolezza che l’amianto fosse cancerogeno e che provocava un terribile tumore dall’esito infausto:il mesotelioma.
L’allarme arriva da 2 sindacalisti,Bruno Pesce e Nicola Pondrano , da un prete operaio padre Bernardino Zanella che avviò un indagine conoscitiva interna alla fabbrica ,sulle condizioni di vita dei lavoratori tramite la compilazione di un questionario e dall’operaio Mario Pavesi scomparso nel’82 causa il mesotelioma,stessa fine riservata più avanti alla figlia,alla sorella,al nipote e al cognato di quest’ultimo.
Nicola, eletto nel consiglio di fabbrica nel ’75 ,accorgendosi che all’entrata della porta di continuo apparivano annunci funebri di colleghi deceduti decise di passare dalla tendenza di monetizzazione di ogni disagio individuato ,alla richiesta di rimozione di tali situazioni ritenute pericolose. Cominciarono all’interno della fabbrica assemblee nei reparti e scioperi per la tutela della salute a fronte della constatazione delle malattie polmonari che i lavoratori contraevano,anche se allora si parlava soltanto di polvere nei polmoni.
L’Eternit come risposta minacciò di togliere l’indennità polvere,allora di 24000 Lire, creò il SIL(servizio di salute ,igiene,lavoro) con lo scopo di fornire informazioni false ai lavoratori,incentivò i lavoratori con latte di olio extra-vergine di oliva,promosse licenziamenti e vessazioni ai delegati sindacali CGIL.
“Quando mi presentai in assemblea con 700-800 persone che vi partecipavano,ho rischiato il linciaggio dai lavoratori” ci dice Nicola.
“L’azienda era riuscita a creare fra i lavoratori pregiudizi anti-sindacali,anti-operai e anti-comunisti .A Casale dalla nostra parte solo qualche medico e compagni ambientalisti” ci dice Bruno .
Bruno Pesce segretario della camera di lavoro del comprensorio di Casale,grazie alla sua autonomia non solo rispetto alle linee nazionali CGIL ma anche a quelle provinciali riuscì a tramutare in azione politica e lotta sindacale ,obbiettivi noti e chiari a chi viveva in contatto con l’eternit.
Pondano viene chiamato da Pesce in distacco sindacale e nominato direttore Inca con l’obbiettivo di rendere più forte l’impegno del sindacato nella battaglia per la tutela dei lavoratori. Ma la vera svolta avviene nel 1981 quando Nicola viene a sapere che l’Eternit avrebbe licenziato 120 dipendenti con le dimissioni incentivate,bastava l’impegno di questi lavoratori di rinunciare di presentare all’Inail la domanda di ricoscimento di indennità di chi ha avuto a che fare con la polvere di amianto.
“Non potevano farla franca” ci dice Bruno ,”soprattutto perchè promuovendo licenziamenti ,con la minaccia occupazionale non avrebbe investito sulla tutela e la sicurezza dei lavoratori.
I due sindacalisti riuscirono a convincere più della metà dei lavoratori licenziati ad avviare contenziosi con l’Inail ;riuscirono ad informare l’opinione pubblica e nel 1982 portando alla luce le statistiche di centinaia malattie polmonari e i decessi conducibili all’esalazione di amianto.Dati che un paio di anni dopo sarebbero apparsi sui quotidiani nazionali.Quelli che decisero di affiancarli in quella campagna donchisciottesca erano pochi e utilizzavano ogni assemblea pubblica per dire che di amianto si moriva.Nicola e Bruno decisero poi di organizzare un pullman per Roma per portare la loro protesta fin sotto le finestre della direzione dell’Inail con 36 malati di asbetosi e 200 firme di lavoratori con gravi problemi d’insufficienza respiratoria.La direzione dei sindacati confederali corse a Roma per cercar una mediazione fra le parti ,ma i casalesi non vollero sentir ragione.Questa iniziativa destò grande attenzione nell’opinione pubblica a tal punto che venne promossa un indagine dall’istituto di medicina del lavoro dell’università di Pavia dove nonostante i macchinari della fabbrica fermati dall’azienda e i reparti rimessi a lucido,il rapporto finale confermò che la presenza di fibre d’ amianto era ovunque e il livello di pericolosità era tale da costringere il medico a trasmettere gli atti della sua indagine alla procura della repubblica. Un’altra ricerca stabilì che le polveri venivano spazzate dai venti e portate a spasso nella città.
Si moriva dentro e fuori la fabbrica, non c’era caseggiato in cui non vi fosse un malato di mesotelioma.
Si stima che a Casale siano morte 2000 persone e si prevede di raggiungere il picco di decessi per mesotelioma nel 2020.
Chiusa nel 1986 su istanza fallimentare,l’Eternit si sbarazzò del limone ormai spremuto, 350 lavoratori disoccupati, e abbandonò lo stabilimento e le aree circostanti: un centinaio di tonnellate di amianto sparse ai quattro venti.
Il resto è cronaca giudiziaria conclusa il 23 febbraio 2015 con la prescrizione dei reato didisastro ambientale e la cancellazione dei risarcimenti alle parti civili.
A proposito, l’ultimo proprietario di Eternit: Stephan Schmidheimy oggi è rappresentante dell’ONU per lo sviluppo sostenibile,azionista di Nestlè è uno degli uomini più ricchi del pianeta.