Alternativa Libertaria_FdCA

Dopo le continue aggressioni da parte dei fascisti di Casapound, e la grande manifestazione che ne è seguita il 24 gennaio in solidarietà al compagno Emilio, la reazione a Cremona si sta facendo sentire.

Da quando è stata aperta la sede di Casapound a Cremona si sono avuti una serie continua di provocazioni e aggressioni a danno dei compagni cremonesi. La stessa sede, dichiarata chiusa più volte, riapre per iniziative sporadiche, come quella del tesseramento, sotto la protezione delle “forze dell’ordine”.

Le condizioni di Emilio sono intanto migliorate ma ora dovrà subire una serie di interventi impegnativi e ci vorrà molto tempo per recuperare. Nel frattempo la famiglia ha dovuto subire una perquisizione con relativo sequestro di telefonini e pc.

Perquisizioni sono state fatte a casa di altri compagni, come se quel 18 gennaio fossero stati loro gli aggressori e non invece gli aggrediti.

Il corteo del 24 gennaio, che ha riscosso una grande partecipazione per molti inaspettata, è stato a lungo considerata una manifestazione di militanti mentre in realtà sono state coinvolte migliaia di persone con l’unico obiettivo di portare la loro solidarietà ad Emilio e dire basta alle aggressioni fasciste. A fronte di un successo di tali proporzioni, si era reso necessario secondo noi considerare l’impostazione della manifestazione meno “militante” e più “coinvolgente e partecipativa”; ne è seguita invece una dimostrazione di forza – con conseguenti atti quali rottura di vetrine di alcune banche, attacco alla sede dei vigili urbani etc. – ascrivibile a uno sfogo di rabbia incontrollata dovuta al clima di tensione ma che non si può certo considerare un atto antifascista.

La giusta rabbia va ricondotta in atti politici che costruiscono rapporti di forza, alleanze che servono a risvegliare nel senso comune valori importanti come l’antifascismo e l’antirazzismo come nella migliore tradizione anarchica.

Non servono né reazioni scomposte, sulle quali si rischia l’isolamento politico, né un antifascismo di maniera buono solo il 25 aprile, che lascia soltanto spazio alla reazione più becera, a rigurgiti di neofascismo, al razzismo e all’omofobia, che si appropria di spazi che le istituzioni in primis hanno abbandonato. Tutto questo, sommato a politiche antisociali, creano una situazione di rabbia esplosiva.

Non aiutano inoltre certe prese di posizione, da parte di forze politiche, con le loro dichiarazioni di equidistanza, molto più preoccupate delle vetrine rotte delle banche che della testa di Emilio, come se l’antifascismo fosse riducibile a mera guerra fra bande rivali.

Dopo l’arresto, nei giorni scorsi, di due giovani che fanno riferimento al csa Kavarna, con l’accusa di “devastazione e saccheggio” (derivata dal famigerato codice Rocco introdotto in Italia dal fascismo) a seguito dei fatti accaduti durante la manifestazione del 24 gennaio, apprendiamo dell’arresto di 7 compagni del csa. Dordoni, con l’accusa di “rissa aggravata”, mentre quel 18 gennaio difendevano il loro spazio politico.

Lo stesso Emilio Visigalli, che per l’aggressione subita quel giorno è rimasto in coma quasi un mese, è agli arresti domiciliari.

Chi chiede da tempo la chiusura dei due centri sociali cremonesi e non della sede di Casapound sarà soddisfatto: le accuse sono molto gravi e le motivazioni del Gip sono sconcertanti (le stesse usate nei confronti degli arresti precedenti) “Costantemente impegnati in azioni di illegittima disobbedienza, all’ordine democratico…se lasciati liberi, vi è il concreto pericolo che possano reiterare il reato all’EXPO del primo maggio e ancor prima all’interno delle contestazioni del movimento antagonista il 25 aprile”.

 

Un autentico processo alle intenzioni!!

Queste misure repressive e “preventive”, a carico delle vittime, vogliono impedire la partecipazione alle prossime manifestazioni, forse ritenute scomode, ma in contraddizione per chi vorrebbe garantire l’agibilità democratica.

Le conclusioni della questura sono altrettanto sconcertanti: “Tutto questo, (riferito alla aggressione del 18 gennaio) non ha niente a che fare con la politica…”. Con questa affermazione si vuole togliere ogni motivazione politica all’aggressione, riconducendola a uno scontro fra bande rivali.

Il clima che si viene a creare è molto pericoloso: non si reprimono i picchiatori fascisti – che da tempo minacciano e aggrediscono – e si banalizza, riducendola a “rissa”, l’azione di chi si oppone da sempre alle provocazioni nere.

L’antifascismo non si arresta.

Costruiamo alleanze antifasciste, con iniziative dal basso che recuperino spazi di agibilità politica antifascista e antirazzista nelle nostre città.

Solidarietà a tutti i militanti antifascisti colpiti dalla repressione.

Chiudiamo tutte le sedi di Casapound e di tutte le organizzazioni estremiste nere.

 

Alternativa Libertaria/FdCA

Federazione cremonese

 

17 aprile 2015

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