Ponti tra l’anarchismo ed il Confederalismo Democratico – 1
Le donne combattenti curde e le mujeres libres spagnole hanno molti punti di coincidenza sia per le forme organizzative che per gli obiettivi strategici da perseguire.
Introduzione: forma e scopi del partito – 1
Fin dall’inizio dell’assedio di Kobane da parte dei Daesh (ISIS), si sono moltiplicati gli studi sulla sinistra curda e specialmente sul modello di organizzazione sociale della Rojava da parte di parecchie organizzazioni, attivisti, networks e di studiosi impegnati.Presentazione
La forma di partito anarchico che viene presentata in questa serie di articoli non costituisce un’innovazione in sè nel campo della teoria politica e della teoria politica radicale e nemmeno nel campo della tradizione di sinistra. Se gli studi in questo campo sono alquanto sconosciuti (oppure tanto nuovi quanto inesistenti), se questa forma di organizzazione politica non è diventata un oggetto di studio (o riconosciuta come forma-partito per l’autogestione e la democrazia diretta), lo si deve ad una correlazione di fattori che trovano la loro ragione di essere sia in campo accademico, sia nella sconfitta subita dagli anarchici su posizioni di classe a partire dal 1939 e sia a causa dell’assenza di dibattito al riguardo all’interno della sinistra, degli studiosi e dei principali media. Questa forma di partito si dà nel caso di militanti che, all’interno di un’organizzazione di specifico, si sono dotati di un corpus ideologico di riferimento (modello organizzativo noto anche come partito di quadri). Poichè non si tratta di un’organizzazione di massa, essa ha la caratteristica di essere composta solo da quadri politici, il cui livello di militanza cresce man mano che passano da un cerchio concentrico all’altro interno al partito (cfr Bakunin). Tale modalità è stata definita storicamente come: organicismo, piattaformismo, specifismo; definizioni tutte sinomini della accezione di partito anarchico (federazione di specifico).
Introduzione al ruolo del partito
La matrice di tale modello e prospettiva di sinistra libertaria presentato in questa serie di articoli è rinvenibile oggi ad esempio in un campo di intenzionalità, di motivazioni normative e di interessi strategici che trovano una loro possibile applicazione in America Latina in generale ed in Brasile in particolare. Ma, si presume che mano a mano che ci si conosce meglio, le possibilità di uno sviluppo politico saranno sostenute dalla sperimentazione reale nel Kurdistan occidentale e dal dibattito interno alle correnti di pensiero sotto l’ombrello del PKK. E’ molto interessante capire che lo scopo di questo tipo di partito non è quello di far parte di un potere istituzionale quale lo Stato-Nazione, bensì di contribuire alla costruzione di una società fondata su diritti legittimi (tanto individuali che collettivi), sull’autogestione, sulla democrazia diretta e radicale ed il più possibile distante da un’economia di mercato di carattere industrialista. L’ipotesi formulata all’interno di una prospettiva di reale democrazia sociale è l’azione della minoranza politica quale motore di un’accumulazione di forze e di una radicalizzazione democratica di lungo termine. Se confrontiamo questa semplice accezione e definizione, possiamo rilevare molte similitudini tra questa prospettiva e quella indicata dal compagno Abdullah Ocallan nel 2011:
“Nel frattempo, gli stati-nazione sono diventati un serio impedimento per qualsiasi sviluppo sociale. Il confederalismo democratico è il paradigma di contrasto usato dal popolo oppresso. Il confederalismo democratico è un paradigma sociale senza stato. Esso non è controllato dallo Stato.” (tradotto dal sito inglese del PKK)
E’ ovvio che nessuno avrebbe da ridire su questa forma di partito se non si cimenta nella competizione per conquistare posizioni istituzionali all’interno del modello dello stato-nazione, daI momento che il suo scopo non è questo. Dò per scontato che certi prerequisiti siano sempre presenti. Ogni “forma partito” include nel suo forgiarsi le condizioni e le norme che ne regolano il suo essere organizzazione/partito politico ed al tempo stesso indicano il percorso che -nel suo costituirsi- tale organizzazione (legale o illegale che sia) intende percorrere in base alla sua strategia politica ed alla strategia di fondo. Per garantire la necessaria coerenza teorica, è necessario disporre di forme-partito che possano essere non solo verificate, ma che possano soprattutto essere congruenti con l’ipotesi strategica premessa.
Si tratta, ribadiamo, di un’organizzazione politica di specifico composta da militanti che si danno un corpus ideologico di riferimento. Al tempo stesso, non trattandosi di un’organizzazione di massa, essa si struttura come organizzazione di quadri il cui livello di militanza si esplica all’interno di cerchi concentrici, accrescendo il livello di militanza in armonia con il potere di votare o di essere votati per compiti chiave di carattere organizzativo interno. Questo concetto di organizzazione non può essere frainteso e equivocato. Sarebbe anche limitativo ritenerle solo una sorta di “semplici buone intenzioni del partito”, quando invece si tratta di una concezione strategica che garantisce che i quadri e le strutture di partito saranno doverosamente messi al servizio ed a disposizione della costruzione di nuove istituzioni politiche sulla base di una società orizzontale ed egualitaria. Il fallimento del modello di partito dell’Unione Sovietica o di altre varianti basate sulla leadership autoritaria, sullo Stato centralizzato e sull’industrialismo dimostrano che l’intero pensiero di sinistra deve fare una grande autocritica e riconoscere che le condizioni materiali devono sviluppari e maturare di pari passo con le condizioni etiche, ecologiche e solidaliristiche. Solo un partito-struttura dedicato a questa causa è in grado di mantenere una lotta di lungo periodo, alimentando progetti sociali, come hanno fatto le lotte delle organizzazioni di massa dell’America Latina nei primi anni del XX secolo e come oggi accade con l’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK ) o specificamente col TEV-DEM in Rojava.
Denominazioni di questa tradizione all’interno dell’anarchismo
Terminiamo questo breve articolo ricordando la definizione di partito anarchico. Anche se non esclusivo, questo tipo di organizzazione è in genere considerato essere caratteristico dell’ideologia anarchica; un modello federativo e non di massa. Dal momento che non si tratta di un modello di partito composto da avanguardie come i classici partiti leninisti, i quadri di questo partito devono essere coloro i quali sostengono le lotte di massa che devono essere assunte collettivamente nei territori, garantendo che il popolo guidi e decida il suo destino tramite le assemblee popolari. I militanti di tale partito devono darsi una struttura a cerchi concentrici ed una preparazione che permetta loro di poter svolgere ruoli multipli. Questo tipo di organizzazione è stato definito in diversi modi nel corso della sue sperimentazioni storiche ed ognuna di queste definizioni può essere ritenuta utile per definire un partito anarchico. Tali definizioni sedimentate dalla storia di questo modello di partito vanno dall’organicismo al piattaformismo allo specifismo.
Mi fa piacere scoprire che queste due tradizioni apparentemente così lontane siano in realtà più vicine di quello che appaia. Tale vicinanza può essere facilmente rinvenibile dalla semplice lettura di documenti provenienti tanto dalla tradizione del PKK che da quella anarchica. La tradizione e le sperimentazioni nel Kurdistan condotte dal PKK possono alimentare ed essere a loro volta alimentate dalla tradizione anarchica mondiale. Questa eccitante prospettiva è lo scopo principale che mi ha condotto a scrivere questa breve serie di articoli.
Bruno Lima Rocha ha un dottorato in filosofia ed un master in scienze politiche ed è docente di Studi Internazionali e di Geopolitica presso 3 università nel Brasile meridionale. Ha deciso di collaborare con KurdishQuestion.com per scrivere una serie di brevi articoli in cui esporre (e dimostrare) le similitudini tra il confederalismo democratico e la tradizione anarchica occidentale (ma anche quelle non occidentale), occupandosi di teoria politica (e di teoria politica radicale), sia per dare una mano nel tracciare dei parallelismi tra le due concezioni sia per trovare delle familiarità. Speriamo che questo contributo risulti di qualche utilità dando il benvenuto ad eventuali osservazioni critiche.
(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca – Ufficio Relazioni Internazionali)
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