L’Unione Europea inizia con un mandato chiaro: nel 1957 il Trattato di Roma intende eliminare, per i cittadini europei, gli ostacoli alla circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali.
La libertà di movimento dei cittadini e delle cittadine europei/e è collegata e di fatto dipende dalla libertà delle merci.
Non diversamente il trattato di Maastricht nel 1992 e quello di Amsterdam del 1997, quindi Lo spazio “Schengen” non è altro che il figlio della strategia iniziata nel 1957, lo spazio interno continua ad essere libero e tutelato mentre le frontiere esterne devono essere rafforzate.
La moneta unica nel 2002 e il fallimento della Costituzione Europea del 2004 fanno il paio con il Trattato di Lisbona del 2007 il quale recita la supremazia del diritto comunitario sulle questioni economiche e di mercato.
Tutto questo rende chiarissimo un fatto: le migrazioni in Europa sono state gestite in questi decenni secondo questa ottica, come funzionali alla gestione del capitale, per cui invece di parlare di flussi migratori è più opportuni parlare di “dispositivo” delle migrazioni, che sono solo funzionali al potere economico capitalista.
Fino alla crisi del 2008, in Europa i migranti erano considerabili “wanted but not welcome”, senza diritti ma ricercati per favorire i processi di flessibilizzazione del lavoro.
Ora con la crisi e con la flessibilizzazione compiuta, gli immigrati vengono trattati solo come un problema umanitario e si fa appello alle Convenzioni dei diritti umani solo per dividere gli immigrati e classificarli in diverse tipologie che vanno dall’accettabile al non desiderabile, il clandestino. Che è clandestino solo in relazione al capitale.
Donne, uomini, lavoratrici e lavoratori che vengono repressi ogni volta che cercano di affermare il loro diritto ad un lavoro giusto e riconosciuto, alla lotta ed all’auto-organizzazione sociale e sindacale.
Anche quest’anno il primo marzo è lo sciopero dei migranti e di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici che vorranno e potranno essere solidali nell’unità di classe, nell’unità della lotta e dei diritti in Italia e in Europa.
Con e per chi è qui per lavorare e si vende a giornata,
per chi è arrivata in Italia per essere più libera, e si è ritrovata a scegliere se essere puttana o schiava,
per chi costruisce il proprio futuro e quello dei suoi cari camminando senza casco su delle impalcature,
per chi sostituisce i figli di qualcuno, ma non ruba i bambini, cura i vecchi,
per chi ora sa che la povertà è il peggior peccato, quello per cui non c’è assoluzione,
per chi paga per le colpe di quelli che hanno il suo accento, anche se è innocente,
per chi è diverso, ed è per quello che è partito, e ora è diverso anche qui, e nessuno gli permette di dimenticarlo,
per chi è partito, e non è mai arrivato,
per chi non può urlare perché si è cucito le labbra,
per chi non può lottare perché non ha resistito,
per chi resiste, insiste, lotta, ancora,
per loro e per tutti noi, perché non ci siano più frontiere da attraversare, permessi per vivere, pane da mendicare,
ma libertà, giustizia e solidarietà
Alternativa Libertaria/fdca
1 marzo 2016