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La rivolta da fare nel Kurdistan iracheno

La rivolta da fare nel Kurdistan iracheno

Questo articolo tratta della recente storia della costituzione del Governo Regionale del Kurdistan (KRG) e del tradimento perpetrato nei confronti del suo popolo. Il KRG è sprofondato nella corruzione, ha dovuto ingaggiare guerra con l’ISIS, si è visto arrivare un grande numero di profughi siriani e provenienti dall’Iraq centro-meridionale ed ora non è in grado di garantire i salari ai lavoratori. Di conseguenza ci sono state manifestazioni, proteste e boicottaggio del lavoro da parte delle persone.
In questo articolo si cerca di spiegare perchè è importante organizzarsi indipendemente dai partiti politici.

Prima della Marcia della rivolta del 1991 in Kurdistan, i Peshmerga [le forze armate del PUK (Patriotic Union of Kurdistan ) e del KDP (Kurdistan Democratic Party)] virtualmente non esistevano, se non ai confini con l’Iran ed in aree remote. La guerra tra Iran ed Iraq e la campagna Anfal condotta dal precedente regime  costò la vita di oltre 180mila persone, sgomberate dai loro villaggi completamente distrutti e poi scomparse.  Quando scoppiò la rivolta, le forze governative furono sbaragliate dal movimento di massa e fu allora che il PUK ed il KDP furono reinsediati con l’aiuto degli USA e dei paesi occidentali. In breve tempo, i due partiti assunsero il controllo delle città e dei villaggi che erano stati liberati dal popolo. Nel maggio 1992, formarono e si spartirono una Amministrazione territoriale tramite elezioni farsa. Il 05/10/1992 iniziarono a combattere il PKK, in uno scontro durato circa 3 mesi. Nel 1995, il  PUK ed il KDP ruppero gli accordi, si combatterono l’un l’altro e si spartirono il Kurdistan.
Durante il conflitto, il PUK riportò una vittoria quasi completa nei confronti del KDP ed, a quel punto, il capo del KDP, Masoud Barzani, chiese l’appoggio dell’ex-presidente iracheno Saddam Hussein.
Il 31/08/96, l’esercito del regime precedente giunse a Erbil e salvò il KDP. In seguito, il KDP lanciò degli attacchi contro il PUK riuscendo ad assumere il controllo di molte aree, città e villaggi che prima si trovavano sotto il controllo del PUK. Questi non aveva altra scelta se non chiedere aiuto all’Iran, grazie a cui riuscì a riguadagnare il controllo delle località che aveva perso ed a rimettere in piedi la sua amminstrazione. Dopo questo conflitto, il PUK ed il KDP hanno assunto il controllo delle rispettive aree di influenza del Kurdistan. Il KDP ha posto la sua Amministrazione su Erbil e sulle città circostanti. Il PUK ha preso il controllo di Sulaymaniyah e delle città intorno.
Nel 2003 il precedente regime cadde dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli USA e dei paesi occidentali: si aprì così una straordinaria opportunità per il PUK e per il KDP per la creazione di un Kurdistan Regional Government, che venne costituito con le elezioni del 2005. Le seconde elezioni dopo l’invasione si tennero nel 2009. Dal 2005 al 2014 entrambi i partiti (PUK & KDP) sono state le forze principali nel KRG. Nelle ultime elezioni del 2014, gli equilibri di potere sono un po’ cambiati. Il cosiddetto Movement of Change (Goran) formatosi nel 2007, è risultato il secondo partito più votato ed è entrato nel governo insieme a KDP, PUK, organizzazioni islamiche ed altri piccoli partiti. Tuttavia, la corruzione, il terrorismo, la scomparsa di persone, le uccisioni e l’assassinio di attivisti politici, scrittori, giornalisti e donne continuano senza sosta.
In breve, nessuna vera riforma è stata approvata nonostante la presenza del movimento ’Goran’ nel governo con KDP, PUK e gli altri. Infatti, la situazione è peggiorata. Nell’ottobre del 2015, il KDP ha rimosso tutti i parlamentari, i ministri ed i presidenti parlamentari del movimento Goran vietando loro di far ritorno a Erbil. Da allora ogni vera attività parlamentare in Kurdistan è completamente cessata.
E’ il Popolo che è in crisi e non il KRG.
IL popolo del Kurdistan iracheno (Bashur) sotto il controllo del KRG è in una drammatica situazione economica e politica. Dall’ottobre 2015, il KRG non paga gli stipendi ad 1,4 milioni di dipendenti. Da febbraio 2016, gli insegnanti percepiscono solo metà del loro stipendio. Il KRG se la prende con il governo centrale iracheno che non verserebbe il dovuto 17% del bilancio nazionale. Il KRG esportava 550mila barili al giorno di greggio via governo centrale, il quale avrebbe dovuto restituirne i proventi in proporzione. Ora il KRG ha iniziato a vendere greggio evitando l’intermediazione governativa centrale e si tiene i proventi senza documentarne i dettagli riguardanti la quantità venduta ed a quali acquirenti.
Il KRG ha fatto sapere che ci sono altre ragioni che stanno prosciugando le sue risorse, quali il calo del prezzo del petrolio, la guerra all’ISIS ed i costi derivanti dal mantenimento di oltre 1,5 milioni di profughi siriani e delle regioni centro-meridionali dell’Iraq.
Dall’ottobre 2015, il commercio, i mercati, l’edilizia stanno rallentando e tutti i progetti sono fermi a causa della mancanza di fondi. Inoltre, migliaia di curdi, specialmente giovani, hanno lasciato il Kurdistan per andarsene in Europa. E’ difficile per il popolo del Kurdistan vivere in condizioni così dure sotto il governo del KRG. Perciò, il popolo non ha alcuna scelta se non quella di protestare e boicottare il lavoro, soprattutto nelle città e nelle località sotto il controllo del PUK (Patriotic Union of Kurdistan).
Dall’inizio di febbraio 2016, ci sono state piccole manifestazioni e proteste a Erbil, la capitale del KRG, controllata dal Kurdistan Democratic Party (KDP). Molti uffici e molte scuole primarie e secondarie sono state chiuse perchè gli insegnanti ed altri impiegati non hanno i soldi per pagarsi il biglietto dei mezzi di trasporto per raggiungere il loro posto di lavoro. I prezzi al dettaglio sono aumentati di conseguenza, molti negozi e molte attività hanno chiuso.
Come da ogni parte, è il popolo che è in crisi e non il sistema, non il governo. Sono le persone che perdono la fiducia in se stesse, dipendenti come sono dai partiti politici. Sono le persone che perdono la fiducia nelle loro capacità e si mettono a cercare un capo che le guidi. E’ il popolo che non impara dalle esperienze del passato, che ancora crede nella più famosa e potente bugia della storia che sono le elezioni parlamentari.
Non serve una rivolta qualsiasi.
Ci sono state molte rivolte in passato, in diversi paesi. Nel 1979 in Iran, nel 1991 nel Bashur (Kurdistan Iracheno), negli ultimi 5 anni le “Primavere Arabe”. Però, le rivolte in tutti questi paesi sono sfociate in una terribile guerra civile o in un mutamento di regime che nei fatti non si è dimostrato migliore dei precedenti governanti. Le ragioni di ciò sono semplici, sia nel caso delle rivolte guidate da partiti politici sia nel caso di quelle guidate da persone che non avevano nessun piano per il dopo-rivolta e magari domate dagli USA e dai paesi occidentali. Queste rivolte miravano a cambiare il potere e non la società, volevano una rivoluzione politica e non una rivoluzione sociale, volevano portare dei cambiamenti dall’alto della società e non dal basso. Ecco perchè sono facilmente cadute sotto l’influenza degli USA, della politica e dell’economia neoliberista dei paesi occidentali. In conclusione, non solo non sono riuscite a portare alcun cambiamento, ma il dopo-rivolta è servito alle classi dirigenti, alle classi superiori ed agli interessi del sistema attuale molto più della situazione precedente. Questo fallimento ha disilluso le persone portandole in gran parte a non credere più in manifestazioni, proteste e nemmeno nelle rivolte.
Attualmente, tra i Curdi iracheni ci sono -specialmente tra le file dei comunisti, dei socialisti autoritari, delle sinistre e dei liberali- colloqui e prese di posizione per una rivolta. Quello che vogliono fare non porterà a niente di meglio di quello che è successo con le primavere arabe.
Al fine di evitare un’altra sconfitta e di realizzare i veri cambiamenti, abbiamo bisogno di formare gruppi locali radicali, non gerarchici, che siano antiautoritari, antistatalisti e contro il potere. Dobbiamo organizzarci nei quartieri, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, per le strade, nei villaggi. Abbiamo bisogno di formare comuni e cooperative, per insediare assemblee popolari ed il municipalismo libertario in ogni villaggio ed in ogni città. Utilizzando l’azione diretta e la democrazia diretta nel processo decisionale, che dovrebbe essere il modo di far progredire e sviluppare il potere popolare. Abbiamo bisogno di fare tutto questo indipendentemente dai partiti politici.
Il nostro obiettivo deve essere quello di cambiare la società dal basso verso l’alto, e questo deve riguardare i cambiamenti politici e di governo,  i cambiamenti economici, educativi, sociali e culturali. Abbiamo bisogno di lavorare sulla costruzione del potere del popolo  e non della dittatura del proletariato o di qualsiasi altro potere di classe.
Non ci serve una rivolta qualsiasi. Abbiamo bisogno di quel tipo di rivolta che ci permetta di fare cambiamenti reali nella creazione di una società socialista / anarchica. Questo può essere fatto attraverso il Confederalismo Democratico ed il comunismo libertario.

Zaher Baher
febbraio 2016
(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca – Ufficio Relazioni Internazionali)

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