Elezioni amministrative 2016. Per cosa si vota? Per chi votare?
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Si vota per un sindaco ed una giunta che applichino la Legge di Stabilità 2016.
Si vota per un sindaco ed una giunta che siano in grado di gestire le città ed i paesi in maniera tale che il bilancio del loro Comune sia a saldo non negativo, a costo di vendere il patrimonio pubblico, a costo di far costruire ovunque, a costo di sfratti e sgomberi.
Questo è il programma elettorale di tutti i candidati sindaci d’Italia.
Questa è la libertà di voto concessa dai vincoli di bilancio nazionali ed europei.
Noi, invece, abbiamo un altro programma e vogliamo un’altra libertà.
Costruire l’alternativa libertaria nelle città, quartiere per quartiere, facendo della solidarietà la forza per risolvere i bisogni quotidiani, restituendo rappresentanza e potere alle istanze dal basso, rivendicando il diritto a vivere la città con la garanzia di servizi e di assistenza, di abitazioni e di accoglienza, per riappropriarci della città e del territorio, di spazi e ambienti, sottratti alla speculazione capitalistica e restituiti alla socialità popolare.
Per tutto questo, non occorrono sindaci di sorta.
Alternativa Libertaria – 5 giugno 2016
La nuova Legge di Stabilità: Comuni a pareggio di bilancio… non negativo
A ridosso delle elezioni amministrative, il governo vara la Legge di Stabilità che sembra introdurre un alleggerimento del ventennale Patto di Stabilità e rinviare l’applicazione del Fiscal Compact, ma solo per quest’anno.
Il pareggio di bilancio viene sostituito con il saldo… non negativo tra entrate finali e spese finali! Dice che così i Comuni potranno utilizzare le risorse vincolate.
In realtà, le amministrazioni comunali non potranno assolutamente avere la possibilità di svincolare le proprie risorse se non entro i limiti stringenti di quello che rimane un “pareggio di bilancio”. Infatti viene consentito, per il solo anno 2016, di poter utilizzare le risorse già accantonate (per esempio un avanzo di bilancio) messe a finanziamento di spese programmate.
A fine anno 2016 sarà obbligo per i Comuni, anche con meno di 1000 abitanti (prima esclusi dal Patto), certificare il pareggio di bilancio (come per il Patto) ma a saldo negativo (quindi le entrate finali devono essere pari o superiori alle spese finali).
Chi non rispetterà l’obiettivo sarà sanzionato.
Nonostante le roboanti dichiarazioni del Governo e dell’ANCI sulla fine del Patto di Stabilità, siamo invece di fronte alla solita logica di limitare le possibilità di spesa degli enti locali, anche se questi ultimi dispongono di avanzo di amministrazione e di liquidità di cassa.
Il saccheggio del territorio
Dove trovare i soldi per i Comuni, una volta privati dell’autorità impositiva?
La Legge di Stabilità autorizza l’uso del 100% delle entrate da oneri di urbanizzazione per finanziare alcune spese correnti. Ma gli oneri di urbanizzazione sono entrate aleatorie, per loro natura straordinarie e molto variabili, su cui non si può contare per dare continuità alle spese correnti.
E soprattutto, favorire il ricorso agli oneri di urbanizzazione significa, di fatto, incentivare il consumo del territorio, il suo saccheggio, la sua riduzione a produttore di entrate, alimentando quei processi di espropriazione e riconversione dei centrali quartieri operai, in abitazioni per la classe media (gentrificazione) che per riqualificazione intendono solo valorizzazione capitalistica e certezza di profitti.
In questa direzione va anche la vendita di immobili di proprietà comunale, spesso già occupati da centri sociali, associazioni culturali e comitati di inquilini che hanno occupato evrivitalizzato edifici fatiscenti, su cui si abbatte la scure della repressione, degli sgomberi e della distruzione di reti di solidarietà incompatibili con la legge del profitto.
…tutto iniziò col Patto di Stabilità ed il Fiscal Compact
Dal 1999 è in vigore il Patto di Stabilità interno ai Comuni: una vera e propria mannaia che incombe sui bilanci locali, obbligando a vincolare fondi che invece potrebbero essere utilizzati per garantire servizi essenziali sui territori (opere pubbliche, strade, miglioramento dei trasporti, dell’illuminazione pubblica, gestione rifiuti, servizi per le scuole e sociali, …).
Tra il 2011ed il 2012 -prima con il governo Monti e poi con il governo Letta, su esplicita richiesta del Consiglio Europeo di Bruxelles- viene istituito il Fiscal Compact (in Italia è la Legge 43/2012), che limita per i Comuni la possibilità di indebitarsi ulteriormente, imponendo il pareggio di bilancio.
Un colpo durissimo per i Comuni in grave sofferenza economica.
Sono stati anni di drammatico peggioramento delle condizioni di vita per le classe popolari delle città, costrette a sottostare alle leggi dell’austerity imposte dai governi italiani e dalla Unione Europea.
I provvedimenti che obbligano alla riduzione della spesa per il personale, che bloccano il rinnovo dei contratti di lavoro negli enti locali, che alimentano le esternalizzazioni e le privatizzazioni dei servizi sono infatti figli del Patto di Stabilità.