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Ballottaggi e sballottamenti

Avanti un altro, avanti un’altra, voti alla mano

Il passaggio elettorale amministrativo di questa primavera si è finalmente concluso.

In numerose città c’è stato così un ribaltamento dei risultati del primo turno, grazie allo spostamento di decine di migliaia di voti da destra o da M5S a favore del candidato opposto a quello del PD.

In un contesto di città già pesantemente devastate dalla crisi economica e dalle misure di austerità, dalla disoccupazione e dalle politiche di emarginazione, dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, le elezioni sono state usate per manifestare indifferenza, per punire il partito di potere ancorchè democratico, per premiare facce nuove e presentabili, per voltare le spalle al centro-destra che fu.

Chi aveva promesso anni fa un milione di posti di lavoro ha finito inesorabilmente per perdere milioni di voti.

Chi da pochi anni è al governo con un programma di austerità e di contro-riforme imposte a forza riesce a perdere contro tutti gli altri coalizzati per caso e per quel detto che dice che il nemico del mio nemico è sempre mio amico.

Chi voleva mandare tutti a casa sta trovando casa nei municipi al grido di onestà, onestà.

M5S

Basterà l’onestà ad aprire una stagione di cambiamento che contrasti e inverta la lunga stagione di voracità capitalistica sui territori e sulle città?

Basteranno l’onestà sbandierata da M5S e la sconfitta del PD ad aprire un varco alla reale democrazia diretta praticata da esperienze di organizzazione dal basso nei quartieri metropolitani?

Esiste e si aprirà davvero questo varco più volte auspicato dai movimenti dal basso che lottano contro il Patto di Stabilità che strangola i bilanci comunali, che impedisce politiche sociali ed abitative alternative a quelle repressive in atto?

Temiamo di no. Non bastano le facce nuove a capo dei municipi. Lo sviluppo del potere popolare non passa per i palazzi di città.

Quel dannato Patto di Stabilità

E’ un vincolo talmente costrittivo che metterà a dura prova le nuove amministrazioni ed eventuali programmi espansivi nella spesa sociale, ma è al tempo stesso il banco di prova per chi ha vinto le elezioni puntando a sconfiggere proprio il partito che lo ha partorito: il PD.

Gestire il bilancio comunale (a saldo non negativo!!), andando oltre le ristrettezze dei trasferimenti statali senza tagliare la spesa sociale e senza mettere sul mercato immobili pubblici e pezzi di città, sarà la vera sfida per i neo-sindaci e le neo-sindache, che vorranno fare politiche sociali, abitative, di accoglienza e di sostegno al reddito. Qui il M5S si gioca moltissimo. E andrà incalzato come si è fatto con qualsiasi altro partito che governa le città compatibilmente con l’ordine capitalistico.

La Destra

Nonostante i suoi voti in libera uscita (non sapremo mai come sarebbe andata a Roma con un centro-destra omogeneo, ma sappiamo dove sono andati a finire nei ballottaggi), la destra estrema e quella berlusconiana riescono ancora a prendersi qualche piccola città.

Conosciamo le loro politiche: chiusura di spazi sociali, razzismo, svendita di quartieri interi. Qui, ancor di più, sarà necessario (ri)costruire alleanze sociali in grado di contrastare il mix di affarismo e fascismo che si annuncia..

Il carro del vincitore

Certa sociologia elettorale vede nel voto delle periferie metropolitane (Roma,Torino, Napoli) l’ennesimo segnale del loro rivoltarsi e del cambiamento, secondo uno schema puntualmente applicato altre volte, come nella Torino della vittoria del centro-destra 23 anni fa o nella Roma della vittoria di Alemanno e così via.

In realtà, il carro del vincitore è già stato prenotato da élite imprenditoriali e commerciali ansiose di aprirsi il proprio varco sulla scia del nuovo auriga, così presentabile, così compatibile.

Se la lotta di classe non si vince per procura, è presumibile che anche laddove l’odiato PD non governa più, occorrerà continuare a sviluppare tanta vertenzialità sociale e contemporaneamente tanta sperimentazione solidale ed autogestionaria, per salvare le città dalla fame di profitti del capitalismo e della criminalità.

Sartre nel 1973

Così scriveva Jean-Paul Sartre in “Les Temps Moderns”: “(…) tornare alla democrazia diretta, quella del popolo in lotta contro il sistema, quella degli uomini concreti contro la serializzazione che li trasforma in cose, perché non cominciare da qui? Votare, non votare è lo stesso. Astenersi, in effetti, è confermare la nuova maggioranza, quale essa sia. Qualunque cosa si faccia a questo proposito, non si sarà fatto niente se non si lotta nello stesso tempo, questo vuol dire fin da oggi, contro il sistema della democrazia indiretta che ci riduce deliberatamente all’impotenza, tentando, ciascuno secondo le sue risorse, di organizzare il vasto movimento antigerarchico che contesta dappertutto le istituzioni.”

Alternativa Libertaria/fdca

giugno 2016

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