E Brexit fu.
Il mito della sovranità nazionale
Una propaganda intrisa di destra e di razzismo, fino all’attentato mortale di stampo fascista contro la deputata laburista Jo Cox, ha influenzato, strumentalizzato e vinto la campagna referendaria per l’uscita del Regno Unito dalla Unione Europea.
Ci hanno messo del loro anche le forze della sinistra (cosiddetta lexit) che vedevano nell’uscita del Regno Unito dalla UE la riconquista della sovranità nazionale rispetto ai poteri degli organismi europei, rispetto alle politiche di austerity di Bruxelles,
Exit da cosa?
Non era in voto l’uscita dall’euro, dato che il Regno Unito ha la sua sterlina stampata dalla sua Bank Of England, nonché forte moneta di scambio sui mercati finanziari.
Non era in gioco il sottrarsi alle politiche di austerity della Troika, dal momento che nel Regno Unito tanto il welfare state che il sistema sanitario nazionale erano già stati smantellati dai governi nazionali ben prima dell’azione della Troika che inizia nel 2010.
Non era in voto l’uscita del Regno Unito dai trattati internazionali, economici e militari, dal momento che esso vi resterà, costretto a ridefinire la sua adesione.
Non era un referendum sul sistema economico capitalistico, dal momento che scrollatisi di dosso i gli eurocrati ed i capitalisti padroni della UE, restano saldamente sovrani al potere i padroni nazionali.
Si è invece votato sullo slogan “riprendiamoci il paese” e su controlli dei confini ancora più stringenti di quelli previsti dalla UE.
Questo vuol dire oggi sovranità nazionale: porre dei limiti alla libertà di circolazione delle persone.
Secessione?
Le tappe dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avranno tempi molto lunghi.
L’attivazione dell’art.50 del Trattato di Lisbona potrebbe durare anni.
Nel breve periodo non sono da escludere turbolenze sui mercati finanziari ed una probabile fuga di capitali dal Regno Unito.
C’è da aspettarsi un accordo punitivo, con l’attivazione per il Regno Unito delle stesse regole che valgono per la Norvegia e la Svizzera, vale a dire l’obbligo a implementare comunque regole europee e contribuire al bilancio comunitario se si vuole restare all’interno dei vantaggi e delle tutele del mercato comune europeo.
Cioè proprio ciò da cui si voleva uscire con la brexit.
E’ da definire lo status dei cittadini britannici in suolo europeo e quello dei lavoratori europei su suolo britannico.
Fine della libertà di circolazione. Quote e visto per tutti?
Il sistema di istruzione superiore britannico potrebbe essere messo in ginocchio dal venir meno dei flussi di giovani europei.
Sul lungo periodo, vanno valutati l’uscita dall’unione doganale, quale ricaduta sul 50% di export britannico che va sui mercati della UE; l’esclusione dei beni prodotti nel Regno Unito dai 53 accordi globali che la UE ha sottoscritto nel mondo.
Fine dell’Unione Europea?
Più probabile la fine del secolare Regno Unito.
Scozia ed Irlanda nel Nord potrebbero attivare procedure di sganciamento dal Regno Unito per poter restare all’interno dell’Unione Europea.
Con la vittoria della brexit, i leader delle formazioni politiche euroscettiche all’interno della UE hanno paradossalmente perso il paese di riferimento.
Tuttavia nei paesi della UE potrebbero esserci ripercussioni sul versante della crescita e del debito, con ulteriori conseguenze per le condizioni di vita delle classi popolari.
Per la solidarietà internazionale e per l’Europa delle classi lavoratrici
L’Unione Europea è una forma dello Stato moderno.
Piuttosto che considerarla un’entità estranea e separata dagli Stati nazionali, essa va considerata esattamente come lo Stato di ogni singola nazione e dentro ogni singolo Stato.
La lotta contro la UE è dunque lotta contro lo Stato, contro le sue istituzioni autoritarie, contro i suoi tribunali, contro la repressione.
Nessun referendum di exit a livello di singolo Stato produrrà un solo passo avanti nella lotta verso una società liberata dall’oppressione statale.
L’Europa che vogliamo non è quella della UE, nemmeno quella delle singole nazioni su basi nazionalistiche, ma quella della solidarietà continentale tra le classi lavoratrici indipendentemente dalla loro nazionalità, quella della solidarietà internazionale delle classi lavoratrici europee con le masse di profughi e rifugiati reclusi in quel carcere a cielo aperto che è la periferia dell’Europa.
Alternativa Libertaria/fdca
giugno 2016