Miguel Abensour
Il 22 aprile è morto il filosofo Miguel Abensour, all’età di 78 anni. Intellettuale e pedagogista libertario, può essere considerato una figura di spicco della sinistra francese che ha rifiutato sia il socialismo autoritario sia l’accettazione della società capitalista. Il suo pensiero si colloca nel solco delle idee di emancipazione e di giustizia sociale, e mantengono viva la critica allo status quo. Per tutta la vita il suo temperamento pugnace lo ha portato a esplorare esperienze politiche originali. In un colloquio intervista, contenuto nel libro “La Communauté politique des ‘tous un’ “, Abensour rintraccia l’origine del suo carattere combattivo nelle esperienze della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca del suolo francese. Entrando in conflitto col padre, che lo spingerebbe verso gli studi di giurisprudenza, Abensour si indirizza allo studio della filosofia politica e entra in contatto con il “milieu” culturale del gruppo Socialisme ou Barbarie, fondato subito dopo la guerra da Claude Leforte e Cornelius Castoriadis. Abansour vive quindi la sua esperienza di intellettuale eterodosso impegnandosi in tre importanti battaglie politiche: l’impegno contro l’orrore nazista, contro “la sporca guerra d’Algeria” e contro il terrore staliniano. Il nucleo forte della sua speculazione filosofica ha sempre posto attenzione alla questione che era già stata formulata da La Boetié nel suo “Discours de la servitude volontaire (1576), ossia: perché i dominati accettano la dominazione? Per tutta la sua vita Abensour ha affrontato tale questioni sia sul lato filosofico sia su quello politico, sia su quello pedagogico. La sua speculazione ha rotto con un marxismo dogmatico che pretendeva di ridurre la dominazione al solo terreno dell’espropriazione economica, e si è rivolta verso i “cercatori di sogni” come Tommaso Moro, Pierre Leroux, Walter Benjamin, André Breton; la scuola di Francoforte, e sul versante storico con Ernest Bloch e Bronislaw Baczko. Ma è forse sul versante della ricerca pedagogica, che Abensour elabora le sue riflessioni più interessanti, nei corsi che tiene al Collège Internazionale de Philosophie, nei quali cerca di conciliare l’idea di democrazia con quella di utopia, confrontandosi col pensiero dei socialisti utopisti, Saint Just, Auguste Blanqui, Pierre Leroux, William Morris, e cercando di elaborare sia una critica della dominazione che un pensiero dell’emancipazione, sintetizzando i due concetti nella sua opera più importante: “La democrazia contro lo stato”.
Libera traduzione da “Le monde” e da “Liberation” a cura di Luca Papini