Ora che la crisi del capitale sta mostrando la propria mostruosità tra le sue pieghe, stare sempre da questa parte della barricata è nostro compito storico.
La crisi o meglio la ristrutturazione del capitale sta macinando carne umana a conferma che il capitalismo non è un sistema chiuso che si auto-riproduce, ma un rapporto sociale nel quale giocano forze antagoniste storicamente e che oggi vedono una di queste forze, il proletariato, in ritirata.
A chi aggiunge che oggi la crisi del capitalismo è anche crisi del soggetto umano e quindi inserita in un mutamento antropologico che lascia attoniti e senza strumenti è il caso di ricordare che in tutte le epoche di grandi sconvolgimenti economici e sociali si è avuta questa approssimazione al disastro percepito e solamente grandi pensatori sono riusciti a coglierne il senso ed a ricondurre al senso una nuova situazione. Ma sempre si è ripartiti dalla democrazia e dalle pratiche di lotta degli oppressi per modificare l’esistente, non abbiamo dei ai quali affidare le nostre suppliche, le mura delle carceri non crolleranno con un “mantra”ma con l’azione rivoluzionaria.
Alcune rilevanze:
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Piano di riarmo in tutti i paesi del mondo
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Libertà di espressione nei paesi europei
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Contrazione dei diritti e dei salari in tutti i paesi
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Convulsioni politiche
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La lotta culturale di classe per i diritti dell’individuo, contro neo fascismo e razzismo
1) Piano di riarmo in tutti i paesi del mondo
Il riarmo sta facendo passi da gigante, tutti i paesi europei sono coinvolti in politiche belliche, dentro l’alleanza atlantica (come sempre a guida USA ) che sempre più ha acquisito un potere spropositato. Nelle scelte di politica estera dei governi europei si gioca il futuro della indipendenza europea e il proprio riconoscimento come uno dei poli imperialisti sulla scena mondiale; le spese militari e la produzione bellica sono escluse da ogni riduzione dei volumi di spesa, nei bilanci statali è la sola voce che aumenta le proprie spese, nel silenzio più assoluto. Come si addice alle operazioni sporche e di guerra, gli Stati fanno passare le vendite di armamenti come grandi successi commerciali.
Le guerre in corso vedono con differente profondità l’intervento diretto dei paesi europei, nei vari scenari bellici: in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Yemen, la presenza militare in centro Africa ed in Sudan, mentre si consumano a decine repressioni sanguinose ed operazioni di contenimento delle fratture regionali di questo scontro interimperialistico, che come nella vicenda libica ha decretato un rinvio delle mire imperialistiche del capitale europeo, essendo intervenuti sul territorio libico ed in pieno antagonismo, interessi nazionali da salvaguardare. Francia, Inghilterra ed USA hanno di fatto destabilizzato un regime per assicurarsi commesse e fonti energetiche altrimenti dirette al capitalismo italiano che la faceva da padrone nell’area per motivi storici e politici, una guerra quella in Libia che ha assunto tutte le caratteristiche del vecchio colonialismo europeo, uno dei motivi di arresto della costruzione del polo imperialistico auspicato dalla BCE.
Le guerre e la spoliazione di materie prime restano il principale motivo all’esodo di milioni di persone da quelle aree, le guerre volute dai potenti come sempre sono pagate dal proletariato, e l’arrivo di milioni di braccia e di bocche da sfamare danno fiato alle più becere forme e fortune politiche che rispolverano razzismo e fascismo.
In questa drammatica fase sta a noi riconoscere che questo fenomeno è la regola del capitalismo, l’eccezione sono i momenti alti di lotta che il proletariato ha costruito. Rompere questa continuità di potere è nostro compito, e per questo dovremo usare tutta la nostra intelligenza, per costruire basi solide a recuperare la forza necessaria alla azione anarchica e rivoluzionaria.
Il debito dei paesi guerreschi resta il detonatore delle future crisi belliche, l’imperialismo come categoria unitaria è il metro di lettura di eventi che sembrano estraniarci dalla realtà del conflitto imperialista in corso, il quale non esclude l’utilizzo delle armi chimiche e termonucleari. Nostro impegno deve essere quello di una costante lotta antimilitarista: la risposta al caos informativo si trova nell’analisi sistemica.
2) Contrazione dei diritti e dei salari in tutti i paesi
Tutti i paesi europei sono sconvolti dalla crisi di accumulazione del capitale, il quale per far fronte al fenomeno non ha esitato a modificare pesantemente le condizioni di vita dei lavoratori. Dalla Germania, all’Italia, la Francia, la Spagna, l’Inghilterra e l’Irlanda tutti i governi di emanazione padronale hanno cancellato diritti e modificato legislazioni che avevano un impatto importante sulla vita dei lavoratori. Bassi salari, disoccupazione e precarizzazione del lavoro hanno favorito il sistema finanziario, ultimo terminale dell’accumulazione del capitale attraverso la manifattura. I sindacati si sono lacerati e sono stati travolti da questa onda politica, nel peggiore dei modi si è pensato di ricorrere al potere politico del proprio Stato per equilibrarne gli eccessi, senza vedere che la posta in gioco era altissima ed il solo pensarsi come interlocutore del proprio capitalismo nazionale ci ha condotti ad una resa incondizionata. Se il progetto neoliberale ha solide basi nella propria azione politica anche il sindacato deve trovare nel livello europeo un campo minimo di azione, visto che nessun governo europeo e tantomeno i tecnocrati che lavorano al polo imperiale pensano di rendere omogeneo il prelievo fiscale e la tassazione, e stipulare accordi europei che valgano per tutti. Il dumping sociale è ingrediente indispensabile all’attacco dei diritti dei lavoratori, che stanno pagando un prezzo altissimo in questa ristrutturazione del capitale.
L’errore della sinistra europea è stato quello di pensarsi supporto attivo alle politiche neoliberali, quella sindacale inclusa. Sullo sfondo di una crisi del capitale senza vie d’uscita che non fosse la macelleria sociale si è rivolta ad elucubrazioni sulla moneta evitando di avere al centro il soggetto di classe.
Una nuova politica passa attraverso la richiesta di maggior salario, di riduzione di orario di lavoro, di difesa del reddito, e di maggiore welfare, una tassazione dei patrimoni e progressiva. La classe al centro dunque e lavorare per una sua ricomposizione su scala europea.
3) Convulsioni politiche
La risultante politica della fase è drammatica: l’abbandono ormai decennale del campo sociale da parte della social democrazia, artefice delle politiche liberiste, antioperaie e antisociali, ha modificato in profondità ogni capacità di resistenza e di solidarietà di classe e laddove sopravvivono non hanno grande risultanza. Quello che fu il movimento rivoluzionario è quasi estinto e rischia di vivere di slogan proclamati da un Personal Computer, la vittoria del capitale è ramificata e sconvolgente, ideologicamente e nella rappresentazione di sé; le classi subalterne sono in balia di demagoghi e ciarlatani che ambiscono a carriere politiche con facili vittorie basate sull’istinto della paura e sulla impotenza di ogni azione collettiva, nonostante in qualche luogo si tenti di ripartire con battaglie elettorali con al centro la prassi democratica, visti i tempi necessariamente interclassisti, con successi alterni ( in Grecia e Spagna in modo particolare). E’ urgente la ricostruzione e radicamento a livello territoriale di soggetti sociali collettivi capaci di esprimere rappresentanza di classe, con riconquista di spazi e di conflitto/negoziazione nei territori.
4) Libertà di espressione nei paesi europei
La libertà di stampa ritenuta da sempre nel movimento rivoluzionario un’appendice borghese deve essere oggi riconsiderata a pieno titolo come necessaria al diritto alla informazione. Strumento del sistema di potere globale della oligarchia finanziaria esercita un potere dissuadente ed orienta le coscienze degli individui distraendole dalle operazioni guerresche e dagli affari di rapinatori in doppio petto. I media in generale assolvono a questo compito indispensabile per la creazione del consenso attorno ai governanti, il caos disfunzionale di immissione massiccia di informazioni inutili, parziali e false, sono parte di questa tattica di controllo sociale e serve alla atomizzazione individuale ed alla assoluta mancanza di prospettiva collettiva di un riconoscimento storico della classe in quanto tale, la verità è sempre la prima vittima della guerra, quella militare e quella sociale.
5) La lotta culturale di classe per i diritti dell’individuo, contro neo fascismo e razzismo
L’impegno e la militanza e la presenza dei compagni e delle compagne nei più svariati settori del sociale e del mondo sindacale è un passaggio obbligatorio per restare ancorati alla realtà ( anche quando non ci piace), per esplicitare la nostra azione nello “spirito del tempo” calandoci in realtà complesse e contraddittorie per modificarne il corso storico.
Quando realizziamo che oggi ci sono Stati europei ( in maggioranza almeno) che appoggiano le lotte per i diritti civili, per gli omosessuali e per la battaglia di genere, e che buona parte del mondo finanziario si dichiara antirazzista ed antifascista (nel senso di anti-protezionismo statale), allora nostro compito è quello di stare in queste lotte e di metterne in evidenza il lato classista, fare emergere le contraddizioni tra il diritto borghese e la struttura classista che ne regola il campo e la rivendicazione.
La barbarie che avanza non può vederci relegati a semplici spettatori, non possiamo alimentare il disincanto ed il cinismo diffuso, l’indifferenza a quanto avviene nel mondo ed in Europa sta forgiando le nuove leve del nazismo e del razzismo. Nostro compito è innanzi tutto organizzare sui territori la nostra presenza di libertari e di anarchici calati nella dura realtà del momento, nelle battaglie culturali e storiche, per respingere un revisionismo ignorante che fa breccia nella nostra classe e conquista spazi al fascismo, quello politico e quello religioso, che affronti le migrazioni epocali che avvengono sotto i nostri occhi e che ci vedono schierati in difesa della vita delle persone.
La necessità di ribadire queste basi ideali e di elaborarne la tattica e la strategia è nostro compito essenziale, non possiamo arrenderci proprio ora che la crisi del capitale sta mostrando la propria mostruosità tra le sue pieghe, stare sempre da questa parte della barricata è nostro compito storico.
Alternativa Libertaria/fdca99° Consiglio dei Delegati – Correggio, 8 ottobre 2017