Alternativa Libertaria_FdCA

Tempo di elezioni di guerre e di lotta di classe.

Le elezioni politiche del 4 marzo prossimo ci permettono di verificare gli scenari possibili di una catastrofe annunciata. Non emerge infatti dalle dichiarazioni, più o meno esilaranti, dei leader dei partiti politici in corsa per un seggio quale sarà la posta in gioco di queste elezioni: bisogna sforzarsi un poco per non essere accomunati ai deliri di una moltitudine così diffusa di umorali indifferenti.

Le elezioni se non altro servono proprio a questo, è il momento più alto e più articolato nel quale tutti i poteri forti cercano di nascondere la verità al popolo: si illudono milioni di persone con promesse ingannevoli, o peggio si additano problemi inesistenti come cause dei mali sociali e politici.

Basterebbe leggere le dichiarazioni dei grandi della finanza per comprendere scenario e cadute della grande operazione mediatica. L’oligarchia finanziaria espressa dai vari Juncker e Draghi ha affermato che l’UE sta combattendo le forze populiste e giustizialiste che si sono affermate in Europa, o che rischiano di avere un buon successo elettorale, per ribadire che le politiche economiche non cambiano. L’immissione di denaro nel circuito bancario subirà una frenata e nel momento in cui si chiederà di pagare saranno i lavoratori a pagarne i costi. E ci docrà essere l’equilibrio politico necessario all’ operazione. Lo stesso Governatore della Banca d’Italia Visco ha espresso la stessa apprensione per la diminuzione del deficit pubblico e per le “riforme”, nel solco della distruzione sociale.

Le manovrine dei partiti maggiori sembrano tutte rivolte alla creazione di questo blocco: Forza Italia ed il PD si sono infatti già preparati al 5 marzo. Il riposizionamento di candidati tra i due schieramenti è rivolto al futuro consolidamento delle operazioni finanziarie definite dalla BCE, che sta sostenendo pesantemente queste forze. Non si può escludere che Mario Draghi, a fine mandato, possa essere il futuro leader di un governo di unità nazionale.

Questa operazione serve innanzitutto a gestire il rientro del debito pubblico, che ha sostenuto il sistema finanziario con il quantitive easing in questi anni, soldi pubblici dati alle banche a tasso zero per essere reinvestiti con lauti guadagni, per gestire nuovi passaggi di privatizzazioni di scuola e sanità pubblica, impedendo che questi progetti reazionari siano contrastati adeguatamente.

Lo scenario che si prospetta è complicato, per quanto riguarda le risposte a questi piani del capitale avremo bisogno di lavorare duramente ed incessantemente.

Il dato storico resta sempre lo stesso, un capitalismo che si impegna a fare pagare ai lavoratori ed ai ceti meno abbienti i costi della crisi di accumulazione, producendo miseria sociale e culturale, coltivando quell’analfabetismo funzionale che permette di governare i momenti di una crisi annunciata.

Ma l’assopimento delle grandi organizzazioni di massa, indebolite e rinunciatarie, non ha impedito a migliaia di militanti di sinistra di essere presenti ed attivi nelle ultime manifestazioni antifasciste a Genova, Macerata, Milano e Bologna. Un esempio dal quale ripartire per dare una risposta di classe all’oligarchia finanziaria ed al fascismo montante.

Noi come anarchiche/i e libertari/e, consapevoli di continuare a lottare per estendere il fronte di classe, per dare risposte e senso allo smarrimento dilagante, continueremo anche dopo le elezioni del 4 marzo, sui territori, ad estendere le reti di militanza e costruire rapporti con le realtà che dal basso tessono nuovi tessuti politici, guardando con attenzione a quanti, anche nel campo della grande illusione elettorale, si mettono in gioco e provano a costruire queste reti. Per riconquistare senso e per immettere nello scontro politico le rivendicazioni di classe, antifasciste e antirazziste e per riconquistare la possibilità di esprimere il nostro punto di vista sulla questione sociale, altrimenti espulsa violentemente dai media di un regime a capitalismo dittatoriale.

Il nostro campo d’azione minimo resta quello dell’Europa, per impedirne la deriva imperialista e per difendere gli interessi della nostra classe di appartenenza, per un sindacato europeo, per una legislazione del lavoro che impedisca la lotta tra poveri, per sostenere lotte future che rimettano al centro i legami solidali tra gli sfruttati.

Le guerre guerreggiate e quelle che si prospettano stanno dimostrando a tutti che la crisi del capitale ci sta regalando amare sorprese, il nuovo impegno militare all’ombra del nascente polo imperialista europeo, la crisi politica che attanaglia gli USA e la politica delle potenze economiche in Asia riportano anche una semplice e truccata elezione politica di un paese periferico al centro della attenzione. Il potere non può permettersi che anche nei meandri di un simulacro di democrazia come quello delle elezioni politiche si possa incrinare il disegno egemonico della borghesia finanziaria. Che, non lo dimentichiamo, continua nella spoliazione della ricchezza a suo favore ed a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori e dei ceti subalterni.

Per rompere questa continuità, di aggressioni e di guerra, abbiamo bisogno di organizzare un fronte sociale e politico all’altezza dello scontro che si profila: per non lasciare spazio alle derive razziste e fasciste, per combattere il capitalismo senza remore, per riprendere la parola e per esprimere un punto di vista di classe che abbia di nuovo nel suo fine il socialismo e la libertà di tutti.

Guardare alle elezioni quindi con la consapevolezza che i giochi si fanno altrove, con la  coscienza che la dittatura del presente prende forme inedite alle quali non vogliamo sottostare.

100 Consiglio dei Delegati di Alternativa Libertaria, Persichello 17 febbraio 2018

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