Lunedi 26 febbraio il primo ministro francese Edouard Philippe ha annunciato che entro l’estate sarà portata a termine la riforma dei servizi pubblici che prevede tra le altre cose la fine dello Statuto dei Ferrovieri per tutti i nuovi assunti dall’azienda. Con l’ottica di dividere il mondo sindacale e del lavoro, il primo ministro ha aggiunto che lo Statuto resterà in vigore fino ad esaurimento dei lavoratori adesso in servizio.
Come risposta la C.G.T, il sindacato più rappresentativo della categoria, ha proclamato un mese di scioperi. Difficile prevedere al momento gli sviluppi di questa mobilitazione, ma oltre al settore delle ferrovie, sono entrati in occupazione anche alcuni licei e alcune università, perché anche il settore dell’educazione sarà interessato a varie riforme specifiche. La mobilitazione di un mese ha fatto subito pensare a quello che Alain Touraine chiamò “Il gran rifiuto”, cioè alle mobilitazioni del 1995, che bloccarono la Francia all’indomani dell’elezione di Jacques Chirac. Quelle mobilitazioni partirono dalle fabbriche Renault e si estesero a tutto il sistema pubblico (ferrovieri, telegrafici, educazione nazionale e poste). Per comprenderne la portata è sufficiente dire che dal 24 novembre 1995 al 15 dicembre 1995 ci furono sei volte di più scioperi rispetto al periodo 1982-1994.
Il 22 Marzo 2018 a Parigi sono sfilati 50 mila manifestanti (dati del sindacato) e nelle strade hanno sfilato: ferrovieri, ospedalieri, professori. L’adesione nelle scuole è stata massiccia. In tutta la Francia le manifestazioni hanno visto sfilare 500 mila manifestanti secondo i dati del sindacato, la metà per la polizia. In numerose città ci sono state situazioni molto tese con le forze dell’ordine.
Il movimento ha creato numerosi disagi anche per il voli aerei per la Francia. Occorre sottolineare che questa è la prima seria mobilitazione all’indomani degli attentati che hanno scosso la Francia in questi tre anni, con più di 400 morti, con un piano “vigipirate” che ha sospeso numerose libertà costituzionali, con un clima di controllo sociale molto alto da parte dello Stato. In nome di una emergenza terroristica si sospendono le libertà costituzionali. La polizia può fare irruzione nelle case senza mandato del giudice, ci possono essere degli arresti e degli interrogatori fatti fuori dal codice costituzionale ordinario, la reintroduzione di un filtro in ingresso in Francia alle frontiere, controlli passaporti e registrazione degli ingressi, pattugliamento dell’esercito nelle strade, presenza dell’esercito in borghese.
Mercoledì 4 aprile, un’assemblea dei ferrovieri alla stazione Saint-Charles di Marsiglia ha visto la partecipazione di 600 lavoratori. E per metà aprile si prevedono due nuove grandi mobilitazioni contro Macron. Lo scontro sembra vivere di due livelli separati. Quello che succede nella vita reale, fatto di assemblee, discussioni e partecipazione. E quello che avviene in tv e sui social net. dove invece si tende a colpevolizzare i “benefit” di cui godrebbero i ferrovieri per discreditarne la mobilitazione.
Qual è il tema della contesa?
Lo statuto dei ferrovieri fu conquistato nel 1920 dopo una stagione di lotte molto intense. In esso sono stabiliti una serie di diritti che compensano la durezza di un lavoro fatto di turni, flessibilità e disagi, determinati dalla natura stessa del lavoro, dal fatto cioè di garantire la circolazione su rotaia 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Nello statuto sono individuati diritti per tutto il personale interessato: conducenti, controllori, quadri e personale impiegato nella formazione.
La proposta del governo è quella di eliminare progressivamente le assunzioni a Statuto sostituendoli con contratti CDI o di altra natura.
Macron è giunto al potere promettendo una lotta feroce ai privilegi.
Con la liberalizzazione dei servizi attacca conquiste importanti della classe operaia, facendo passare per privilegi, elementi di eguaglianza sociale ottenuti con durissime lotte nel ‘900. Lo fa in maniera abile e spregiudicata, creando nell’opinione pubblica il nemico della porta accanto, dividendo il ferroviere da altre tipologie di lavoro meno tutelate; con la scusa di razionalizzare lo Stato e di essere l’uomo che cambierà la Francia, abolendo i privilegi dei politici, sta liberalizzando in modo definitivo il sistema dei trasporti e dei servizi; là dove non era riuscito neanche Sarkozy. (Il testo integrale presto su difesasindacale.it)
Da ParigiL.P.
Estendere e generalizzare lo sciopero – Alternative Libertarie France
Fermare la distruzione dei servizi pubblici, bloccare l’offensiva liberale, liberarsi della precarietà e della miseria è possibile. Lo sciopero generale è l’unico modo per vincere oggi e per riparare le sconfitte degli anni passati. E per preparare un futuro libero dalle regole del capitalismo.
E’ ora che è necessario accelerare
È con le dimostrazioni senza prospettive che abbiamo perso nel 2010, 2016 o 2017 nonostante le belle mobilitazioni. È con lo sciopero esteso e rinnovabile che vinceremo. Il capitalismo ha raggiunto uno stadio di ferocia dove non sembra possibile negoziare più di qualche briciola: allora ci prenderemo tutta la torta! Il magnifico sforzo già compiuto dai ferrovieri, il coraggio degli studenti di fronte a una violenza della polizia senza precedenti, la mobilitazione ad Air France,le risucite giornate di lotta nel servizio pubblico e in particolare nella sanità non possono essere rovinati.
Lo sciopero rinnovato, votato in assembea degli scioperanti, coordinato a livello di filiale e locale, rimane il modo più efficace per i lavoratori di mantenere il controllo del loro sciopero. Le associazioni inter-sindacali e interprofessionali nelle città sono anche enti che consentono l’estensione del movimento, la mutua solidarietà, l’aiuto reciproco tra gli impiegati in lotta. E poi tutti i gruppi di utenti, i collettivi locali che nascono e sostengono le mobilitazioni possono anche portare un vantaggio a confortare gli scioperanti. Gli attivisti di Alternative Libertaire non trascureranno nessuno spazio utile per l’estensione dello sciopero.
Lo sciopero rimane al centro della sfida del capitalismo, fermando la produzione e la circolazione dei beni, distruggendo la speranza di apprezzamento da parte degli azionisti. Ma sono anche possibili altre azioni per bloccare il funzionamento della macchina e qui sono disponibili anche gli attivisti della nostra organizzazione.
Lo sciopero, scuola di comunismo
La democrazia, nella costruzione del movimento di sciopero generale e sovversione sociale generalizzata, non è una cigliegina sulla torta, messa lì per bellezza. La vera democrazia, il controllo del movimento da parte degli scioperanti stessi, il voto in assembea regolare è la garanzia che il movimento non è tradito da alcun “leader”. Ma è anche l’esercizio pratico della democrazia diretta che costruiamo nella prospettiva di una società libera dalle esigenze della proprietà privata dei mezzi di produzione e del ritorno sul capitale.
Non stiamo solo lottando per distribuire meglio la ricchezza, ma per abolire la possibilità stessa che alcuni accumulino profitti attraverso il lavoro degli altri. Lo sciopero guidato dall’autoritarismo è la scuola del socialismo autoritario. Lo sciopero, animato da tutti, è la scuola del comunismo autogestito.
cumulino http://www.alternativelibertaire.org/?Etendre-et-generaliser-la-greve