PESCO E LA MILITARIZZAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA
L’idea che l’UE sia un’entità non democratica non è ormai una novità, ciononostante l’ultima mossa autoritaria non dovrebbe essere sottovalutata, poiché le conseguenze negative si faranno sentire sia in Europa che fuori dall’UE.
L’11 dicembre del 2017 il Consiglio d’Europa ha deciso di stabilire una struttura di comando militare europea sotto l’acronimo PESCO (Cooperazione strutturata permanente). Ciò è avvenuto un solo mese dopo che gli stati dell’UE hanno rilasciato una dichiarazione circa la loro intenzione di partecipare nella cooperazione di difesa europea. La velocità del processo e l’adesione di paesi con politiche neutrali come Irlanda, Svezia e Austria è preoccupante. In Irlanda, la decisione di far parte di PESCO è stata presa dopo un rapido dibattito e in diretta violazione della posizione di neutralità dell’Irlanda. Oltretutto, un’interpretazione dell’articolo 6 della costituzione irlandese implica che ogni delega di potere all’UE dovrebbe essere posta a referendum.
Quindi, perché PESCO è divenuto improvvisamente una priorità? Qual’è il significato geopolitico di questa mossa e che cosa esattamente PESCO implica?
La comunicazione ufficiale in materia da parte del servizio diplomatico dell’UE (EEAS) prevedibilmente ha cercato di mostrare PESCO in una luce umanitaria, tornando al mito di un’UE fondata su un programma di pace mondiale. Mentre i funzionari dell’UE e della NATO non si sono tirati indietro dal presentare PESCO come un complemento della NATO e come un grande consistente per la difesa europea, i funzionari degli stati europei hanno cercato di negare che il recente accordo si qualifichi come la creazione di un embrionale esercito dell’UE.
Tuttavia, ripensando alla storia dell’UE, è chiaro che il concetto di un esercito europeo era presente dall’inizio. Più interessante sarebbe domandarsi quali fattori geopolitici hanno impedito che una cooperazione europea di difesa sia avvenuta in passato.
L’origine storica di PESCO
Dopo la seconda guerra mondiale gli stati europei si trovavano in una posizione vulnerabile e l’Unione Sovietica stava guadagnando potere. Gli Stati Uniti credevano che, senza l’apporto di uomini da parte della Germania, l’Europa non avrebbe potuto fronteggiare un’invasione sovietica. La guerra di Corea, che esplose nel 1950, non fece altro che aumentare questa preoccupazione.
A questo punto, l’alleanza politica intergovernativa che era stata creata nel 1949 sotto l’acronimo NATO prese una nuova forma. Sotto l’impulso dei suoi membri (Stati Uniti, Francia, GB e alcuni altri stati europei), la NATO divenne una struttura militare integrata dando agli USA un ruolo di guida. Quello stesso anno fu formulato un piano americano che suggeriva la creazione di 12 divisioni dell’esercito della Germania Ovest, ma dopo il danno che la Germania aveva causato durante la guerra, la Francia fu riluttante a consentire alla Germania la ricostituzione dell’esercito.
Come controproposta, la Francia presentò il Piano Pleven, che chiedeva la creazione di un esercito europeo sovranazionale, che indeboliva la NATO e dava alla Francia un ruolo dominante. Agendo come un alleato dell’imperialismo USA, la Gran Bretagna rigettò l’accordo, spingendo invece per un’integrazione della NATO e delle forze militari europee.
Fu formulato un Piano Pleven modificato, ma alla fine venne rigettato dal parlamento francese (i gaullisti temevano una perdita della sovranità nazionale e i comunisti rifiutavano un accordo che li ponesse contro l’Unione Sovietica). Nel frattempo la guerra era terminata e la morte di Stalin nel 1953 aveva contribuito a una relativa diminuzione delle tensioni.
Da lì in poi e per tutta la guerra fredda, gli USA, la Francia e la GB continuamente incoraggiarono gli altri stati europei che erano parte della NATO a incrementare le loro spese militari in proporzione al loro PIL.
Ma realizzando che essi stavano tra 2 superpotenze che si tenevano reciprocamente sotto controllo, gli stati europei diedero priorità all’espansione del commercio, implementando un mercato comune sotto il nome della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Con il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991, molti paesi europei ridussero ulteriormente le loro spese militari. Ma la guerra dei Balcani ne 1990 condusse la Gran Bretagna a concludere che, senza la minaccia dell’espansione dell’URSS, gli USA avrebbero potuto non sostenere a tempo indeterminato i paesi europei. Privatamente, i decisori politici statunitensi stavano addirittura suggerendo che la NATO avesse i giorni contati. In risposta a questo cambio di circostanze, la GB iniziò a incoraggiare una maggiore cooperazione militare nell’ambito dell’UE con la speranza di consolidare la NATO.
Nel 1999, al summit del Consiglio Europeo, fu suggerita per la prima volta la creazione di un gruppo di combattimento europeo. Nel 2003 l’operazione Artemis, che ebbe luogo nella Repubblica Democratica del Congo, funse da prototipo e giusto pochi mesi dopo, GB, Francia e Germania presentarono ufficialmente un documento che spingeva alla creazione di gruppi di combattimento dell’Unione Europea. Questi battaglioni, che sono diventati un componente chiave di PESCO, sono intesi per essere sempre pronti al dispiegamento, per il coinvolgimento in missioni di rapida risposta, per assistere truppe esistenti e preparare il terreno per forze più consistenti. Sono spesso descritti come truppe di peacekeeping, incaricate di svolgere missioni umanitarie, come consegna di aiuti ed evacuazioni.
Nel frattempo Francia e Gran Bretagna continuarono a incoraggiare la spesa militare nell’ambito dell’UE e nel 2006 tutti i paesi membri della NATO furono d’accordo a un incremento con un obiettivo fissato al 2% del PIL. Questo ebbe poco effetto e la spesa continuò a decrescere costantemente in molti paesi dell’UE. Sembrò come se si sarebbe potuto rimediare a questa situazione solo tramite un accordo vincolante che forzasse i membri dell’UE a incrementare il loro budget militare, cosa che ci porta a PESCO, un accordo vincolante per l’appunto, che implica la stretta cooperazione degli stati UE su tematiche militari (ricerca, acquisto di attrezzatura, interventi), incremento dei budget militari e la supervisione della spesa militare degli stati membri da parte di un organismo UE.
Possibili cause dell’improvvisa implementazione di PESCO
Come indica questa breve panoramica storica, l’idea di un esercito dell’EU era da un po’ di tempo nell’aria. Tuttavia, il disaccordo sul grado di autonomia che dovrebbe avere dalla NATO e su quanto strettamente dovrebbe essere legato all’agenda imperialista statunitense ha finora bloccato la sua crescita. Il rapido crescendo della potenza della Cina potrebbe aver fornito una nuova motivazione per far passare il progetto. Eppure secondo la narrazione mediatica, la ragione per la quale PESCO non si è materializzato prima della Brexit è da ricercarsi nell’opposizione britannica al progetto che sarebbe entrato in competizione con la NATO.
Questa apparentemente chiara spiegazione è contraddetta da un numero di elementi. Mentre è vero che, pochi mesi dopo la Brexit, il presidente della commissione europea Juncker avanzò la richiesta di una difesa europea più forte che proteggesse lo stile di vita dell’Europa contro le minacce esistenziali, deve essere anche notato che egli incoraggiò la creazione di un esercito dell’UE già a marzo del 2015. Quello stesso mese il commissario per l’industria dell’UE Elzbieta Bienkowska creò un gruppo di personalità di alto livello col proposito di fare pressione sulla commissione europea e promuovere l’industria militare.
Una più convincente ragione del perché la Brexit potrebbe aver funto da catalizzare per PESCO sta nel fatto che la Gran Bretagna e la Francia erano i soli 2 paesi dell’UE in possesso di armi nucleari, dopo che le conferenze di Parigi e Londra del 1945 proibirono alla Germania di sviluppare il suo proprio arsenale nucleare. Dopo il voto sulla Brexit e dopo che la “Frexit” era divenuto un tema centrale nelle ultime elezioni presidenziali francesi, il bisogno di accrescere l’integrazione dell’UE come un mezzo per evitare la perdita di tutti i deterrenti nucleari si è rivelato più pressante che mai. La crescita dei partiti nazionalisti e la paura di un continuo sconvolgimento del blocco europeo che restringa le opportunità commerciali delle società europee è anche probabilmente un importante fattore nel considerare improvvisamente prioritario PESCO.
Lontano dalla materializzazione delle sue più grandi paure, PESCO si rivela in grado di soddisfare molti dei desideri britannici per lungo tempo espressi. Contrariamente a un video promozionale ufficiale dell’UE, il quale suggerisce che mettendo insieme le risorse dei paesi dell’UE si eviteranno acquisti ridondanti e si ridurranno le loro spese militari, PESCO è di fatto un accordo vincolante che costringerà gli stati dell’UE a incrementare il loro budget destinato alla difesa, in linea con il non raggiunto obiettivo fissato dalla NATO nel 2006.
Una revisione annuale coordinata sulla difesa (CARD) avrà l’obiettivo di controllare il livello di investimento dei membri UE in ricerca militare e acquisto di attrezzatura. Infine, PESCO implica anche una stretta cooperazione e coordinazione con la NATO in tutte le attività militari. La Gran Bretagna sarà libera di aderire in qualsiasi momento.
PESCO e il progetto europeo
Chiaramente, affinché un paese rimanga neutrale, non dovrebbe partecipare in alcuna misura a PESCO. Aderire a PESCO equivale a finanziare l’industria militare attraverso l’allocazione di miliardi di euro al fondo UE per la difesa. Ciò implica condividere informazione e progettare armi in cooperazione con nazioni che hanno una lunga storia di aggressivi interventi militari e di vendita di armi a regimi dittatoriali.
L’incremento obbligatorio della spesa militare soffocherà ulteriormente investimenti in sanità, politiche abitative e istruzione. E poiché l’UE ha apparentemente illimitati quantitativi di cinismo, è stato suggerito che il contributo degli stati europei al fondo di difesa europea potrebbe essere escluso dalle regole di pareggio di bilancio orientate alle politiche di austerità dell’UE. Questo stabilisce la priorità di guerra e sicurezza rispetto al fornire i servizi sociali di base.
In ultimo, la combinazione di attività militari e umanitarie consentirà ai governi di dissimulare la vera natura delle missioni portate avanti dai gruppi di combattimento dell’UE, e in ogni caso metterà a repentaglio le missioni pensate come umanitarie.
La possibilità per gli stati UE di implementare una cooperazione permanente strutturata avviene con la ratifica del trattato di Lisbona, un rinnovato trattato di Roma 2, che la Francia e l’Olanda avevano rigettato. Solo gli elettori irlandese furono consultati tramite referendum prima della ratifica del trattato di Lisbona, e tuttavia inizialmente lo stesso fu rigettato in parte a causa del rifiuto dell’Irlanda di partecipare a una difesa comune europea. Il 28° emendamento della costituzione irlandese fu creato esplicitamente affinché l’Irlanda accettasse il trattato di Lisbona, essendo al contempo esentata dalla partecipazione a PESCO. Malgrado ciò, con una mossa che rivela il suo assoluto disprezzo per il popolo irlandese, il Taoiseach (capo del governo irlandese) Leo Varadkar ha dichiarato che non serviva a niente un dibattito su PESCO poiché l’Irlanda è entrata in PESCO votando per il trattato di Lisbona. In altre parole, “non voglio (o non devo) parlare di ciò, so cosa pensate e non m’importa”.
A un certo livello, questo non dovrebbe sorprendere. La storia dell’UE è la storia di una presa di potere metodica da parte della classe dominante europea. Prima che le attuali istituzioni europee venissero implementante, gli stati europei erano istituzioni tramite cui i lavoratori europei potevano contestare (ma mai abolire) i termini del loro sfruttamento. Gli stati avevano un monopolio sull’uso della violenza e questa violenza era usata per far rispettare le regole dello sfruttamento capitalista (la polizia) e anche per difendere gli interessi economici della nazione all’estero (l’esercito). Con la ratifica dei successivi trattati europei, alle istituzioni dell’UE è stato dato il potere di decidere i termini dello sfruttamento capitalista senza essere tenute a risponderne alle popolazioni dei vari stati europei. Questi stati hanno continuato ad avere il monopolio sull’uso della violenza e a far rispettare le regole implementate dall’UE. Come risultato, in tutta Europa i dibattiti durante le elezioni hanno iniziato a polarizzarsi sulla questione se lasciare o meno una UE costruita sull’austerità.
Da questa prospettiva, PESCO può essere visto come una mossa per diminuire ancora di più le prerogative degli stati UE, per stimolare la crescita con la speranza che migliori condizioni economiche sgonfieranno i sentimenti anti-UE, e per aumentare la capacità dell’Europa di intervenire militarmente all’estero, investendo massicciamente nell’industria militare.
Un modello familiare
Sebbene l’annessione della Crimea da parte di Putin e il terrorismo internazionale siano spesso usati come spauracchio per rafforzare il supporto occidentale in favore di PESCO, vale la pena notare che la spesa militare combinata di Francia e Germania sovrasta già quella della Russia e che la guerra al terrore è stata usata ripetutamente per giustificare le guerre imperialiste all’estero, così come gli attacchi ai diritti umani nell’ambito dell’UE (l’ultimo esempio è la trasformazione dei poteri eccezionali per le politiche di emergenza in leggi permanenti, da parte del presidente francese Emmanuel Macron).
PESCO dovrebbe inoltre essere visto per quello che è: a dispetto della crisi di legittimità dell’UE, PESCO è il miope tentativo della classe dominante europea di ricreare un coeso blocco imperialista dotato di una potenza militare credibile. Ma soprattutto è una prova della fragilità dell’UE. Tuttavia non dovremmo prendere questa fragilità come un motivo per ignorare ciò che sta accadendo. Come ogni predatore, l’Europa è più pericolosa quando è ferita, e per questa ragione dovremmo tutti prestare attenzione.
Workers Solidarity Movement
https://www.wsm.ie/c/pesco-european-union-militarisation-eu-army-anarchist