La Strategia del Potere Popolare della fAu
Incontro con la Federacion Anarquista Uruguaya a RomaVenerdì 3 agosto ore 18.00 confronto sindacale su tematiche internazionali presso la sede unicobas in via Casoria 16 (Metro A Re di Roma) |
SABATO 4 agosto – ore 20.00 cena sociale autogestita organizzata dal circolo Durruti presso la sede Usicons di Piazza Mosca 50 |
La nostra Organizzazione ha supportato e sviluppato un approccio specifista per oltre 60 anni. In breve, lo specifismo è per noi, l’anarchismo organizzato politicamente. Ad altre latitudini, come in Europa, la stessa corrente è chiamata Piattaformista, basata sulle esperienze dei rivoluzionari ucraini e sui successi e gli errori della Machnovicina.
Ma in America Latina la ricerca di livelli più alti di organizzazione e efficacia militante, di inserimento sociale e strategia condivisa, si è sviluppata in ciò che i vecchi compagni, riconoscendo la necessità di un’ambito e di una organizzazione specifica degli anarchici, chiamavano Specifismo: una strategia generale comune, una strategia in senso stretto, l’impiego di tattiche e piani di lavoro collettivi.
Questo processo diede vita alle prime organizzazioni politiche dell’anarchismo nel Rio de la Plata negli anni ’20 e ’30 e maturò pienamente con lo sviluppo della FAU nel suo processo di fondazione negli anni ’50.
Nel 1956, anno di fondazione della FAU, il denominatore comune teorico della militanza che ha elaborato questo lavoro politico è lo specifismo. E questo è stato l’asse ideologico portante della costruzione dell’organizzazione anarchica. Errico Malatesta era il riferimento teorico più importante del tempo. Ciò non implica, né la questione ha suscitato troppa discussione, che tutte le idee e le proposte di Malatesta sono riprese così come sono state esposte nel loro momento storico. Tuttavia, molte delle sue opinioni teoriche e politiche, nonché le proposte per agire nell’ambiente socio-popolare sono state appositamente considerate, e sono servite come ispirazione. Bisogna dire che dall’inizio dello specifismo nella FAU, di Malatesta non vengono riprese molte delle rimostranze, delle sue proposte o persino le sue controversie con altre correnti dell’anarchismo. Delle sue polemiche, la sua confutazione dell’ individualismo, ampiamente condiviso, merita un’attenzione speciale. Bakunin è l’altro riferimento forte. Da lui vengono riprese alcune tematiche che la FAU in quel momento considerava prioritarie.
Ci si può chiedere perché la FAU scelse alcune cose e ne tralasciò altre? Questo ha una spiegazione fondamentalmente storica. Alla costruzione della FAU parteciparono diverse generazioni militanti, compagni militarono nell’anarchismo del 1910, del 1920, del 1930. Molti di loro avevano già partecipato a varie polemiche interne, prima della rivoluzione russa e successivamente ad essa. Avevano partecipato a diverse esperienze organizzative. Compagni che avevano persino incontrato, conversato e discusso con i militanti che formarono i primi sindacati in Uruguay, vale a dire gente che faceva militanza nel 1880 circa. Gente come Marzovillo che militava dal 1905 e che aveva partecipato attivamente alla formazione di comitati per sostenere Zapata nel momento in cui stava combattendo in Messico. Oppure, a titolo di esempio, diversi militanti che avevano partecipato alla rivoluzione spagnola del 36. Senza dimenticarsi anarcosindacalisti che militavano con i compagni che erano attivi o erano presenti nella riorganizzazione del FORU nel 1911, compagni che oggi aderirebbero allo specifismo.
Al momento della formazione della FAU oltre che materiale di Malatesta circolavano documenti prodotti da militanti specifisti uruguaiani, come nel caso di José María Fosalba, materiale prodotto negli anni ’30, legato alla Federazione bulgara. Ma c’era uno specifico background specifico. Nel 1919 agiva il “Comitato di relazioni anarchiche” che oltre a coordinare la militanza sindacale libertaria a livello popolare aveva lo scopo di creare un’organizzazione specifista. Nel 1926, dopo un lungo processo di attività e una discussioni plenarie il Comitato di Relazioni diede vita alla FAU, adesso Federazione Anarchica dell’Uruguay. L’attuale FAU è, in modo complesso, l’erede di tutto questo.
Si può dire, andando sempre abbastanza vicino alla questione della “realta”, che la natura politica dell’organizzazione fu basata principalmente su come era stato affrontato il lavoro dei diversi fronti di lavoro: l’unione, gli studenti, il quartiere, l’ambito nazionale. L’analisi della situazione storica uruguaiana nella congiuntura in relazione in generale alla politica, al sindacato, alla questione studentesca e al territorio, con particolare attenzione all’America Latina. Uno dei primi compiti che la FAU intraprese è l’organizzazione del Congresso anarchico latinoamericano che si terrà nel 1957. Congresso a cui partecipano: Cuba, Brasile, Argentina, Cile e Uruguay. La preoccupazione principale dei giovani militanti che erano la maggioranza, era che l’organizzazione politica appena creata fosse uno strumento per migliorare e incoraggiare l’ “aggiornamento” dell’anarchismo nei confronti della nostra particolare situazione in America Latina e Uruguay. Non copiare o effettuare trasferimenti automatici di motivi e formule che avevano avuto la loro ragion d’essere in altri momenti storici. “Senza pigrizia mentale, siamo costretti a pensare alla nostra realtà e al nostro tempo e produrre risposte di conseguenza”, viene detto generalmente. Va osservato inoltre che la priorità latinoamericana non escludeva una grande preoccupazione per le questioni internazionali. L’impronta internazionalista dell’anarchismo in Uruguay, dal 1860 in poi è rilevante. Pertanto, la FAU adotta fin dall’inizio una posizione che qui si chiamava Tercerist,terzista (?) che consiste nel rifiuto aperto degli “imperialismi russi e yankee”.
Quindi le specifiche della FAU hanno avuto fin dall’inizio sono state tradotte in cose concrete: una Dichiarazione di principi; una Carta organica che stabiliva doveri e diritti; (carte di) intenti per individuare la congiuntura storica generale e particolare; progetti di lavoro per i diversi campi che contemplavano le azioni nell’immediato e a medio e lungo termine (Tattica) . Allo stesso tempo emergeva la consapevolezza che molte delle posizioni dovessero essere migliorate e approfondite nei futuri congressi.
Adesso dobbiamo dire una cosa che per noi non sembra poco: non si pensava di dover esaurire le questioni, c’era la modestia e la consapevolezza della complessità della maggior parte degli argomenti trattati e il ricordo del danno che avevano fatto certi dogmatismi, schemi, o astrazioni prese fuori dal contesto e ritenute di valore per ogni tempo e ogni luogo. “L’anarchia oggi ha più che mai bisogno di una mente aperta”, ha detto una volta un “vecchio” militante.
Vale anche la pena notare che questo non implica relativismo o pragmatismo. C’era sempre una struttura concettuale che supportava i vari discorsi. Una struttura concettuale pensata in movimento, con possibilità di cambiamento in funzione dei nuovi contributi sorti al livello della conoscenza.
Ma da questo corpo concettuale sono stati discussi aspetti generali e molti altri sono stati compresi. C’è stato il rifiuto dello schema architettonico di struttura e sovrastruttura,sostituito dal concetto di sfere di dominazione, e interesse particolare per concetti come: potere e stato, ideologia, ruolo dell’utopia, scienza e socialismo; il tentativo di rimuovere il classismo solo dalla struttura economica; riformismo e rivoluzione; pacifismo e violenza rivoluzionaria; metodo e contenuto; elementi permanenti della struttura capitalista; rifiuto dell’evoluzionismo e del progressismo. Per citare i più rilevanti in quel momento.
Ora, lo Specifismo non è limitato all’ Uruguay. Dalla metà degli anni ’90 è in corso un forte processo di costruzione di organizzazioni politiche anarchiche nel continente. In Brasile, la Federazione anarchica Gaúcha esiste da oltre 20 anni ed è stata promotrice del Coordinamento anarchico brasiliano (CAB), che riunisce un gruppo di organizzazioni che condividono strategie e integrazioni comuni a livello di un paese su scala continentale come il Brasile. In Argentina, i compagni della Federazione Anarchica di Rosario (FAR) hanno sviluppato un importante processo di organizzazione e crescita nel loro inserimento. Sono un chiaro riferimento per la crescita organizzativa a livello nazionale. Processi simili sono sviluppati in Cile e Colombia. Questo è legato a una strategia di rottura e costruzione del “potere popolare”.
In questo senso, va detto che una volta si parlava di “costruire un popolo forte” di fronte a un processo di avanzamento e intenzione rivoluzionari. Non siamo favorevoli a un “partito forte” come proposto dalle varie varianti del marxismo, ma al rafforzamento e alla tonificazione di organizzazioni popolari di base, sindacati, sindacati studenteschi, organizzazioni di quartiere, contadini, ecc. E tutte quelle istanze di articolazione che permettono di prendere il controllo di tutte le attività sociali nelle mani delle persone. Il riferimento è la Spagna del 1936 e l’intero processo che ha permesso le “Collettivizzazioni” all’interno della Rivoluzione.
Ci è stato detto che il termine “potere” non è appropriato per l’anarchismo. A lungo nel movimento libertario il “potere” è stati visto come qualcosa di negativo, che inibisce, che vieta e viene “dall’alto”, dallo stato e direttamente dalla borghesia. C’è qualcosa di vero e di valido; ma anche importanti ricerche come quella di Michel Foucault e di altri filosofi e scienziati non possono essere disdegnate. Ci dicono che il “potere” circola attraverso la società, che al di là di ciò che può essere concentrato in alcune aree, ci sono diverse relazioni di potere in tutta la sfera sociale. Uno sciopero, ad esempio, è una dimostrazione del potere dei lavoratori.
E’ in questo senso che stiamo parlando di “potere popolare” o “popolo forte” . Possiamo usare entrambi i termini, ma noi vogliamo esprimere e sviluppare una strategia di accumulazione delle forze popolari, in modo che siano le persone ad essere protagoniste degli eventi del cambiamento e non forze intermedie o “avanguardia” auto-elette. Questo non ha niente ha a che fare con altre concezioni che ne circolano, che concepiscono il “potere popolare” come un “basso” che si articola con l’”su”” dello Stato. Intendiamo il Potere Popolare come una vera costruzione federalista, come la espresse Bakunin, dal basso verso l’alto e dove quel “basso” e quel “su” sono composti da organizzazioni popolari e dai loro esempi di sintesi di carattere federale. Perché si tratta di mirare a prendere in carico la società e, come anarchici, abbiamo una proposta organizzativa per la società futura. Proposta non finita, non predeterminata, che sarà costruita nella lotta per il socialismo e la libertà di ogni popolo e che avanzerà con tutti i progressi e i limiti che ogni popolo può sviluppare o affrontare.
Parliamo in definitiva della capacità delle persone di organizzare la vita sociale dal basso, di organizzare la propria società. I vecchi socialisti parlavano della costruzione di una nuova civiltà, il Che fece diventare di moda il nuovo uomo. Durruti ha detto che abbiamo un nuovo mondo nei nostri cuori. Queste cose alludono ai valori, a un nuovo modo di vivere, a nuove relazioni sociali. Se qualcosa insegna la storia, è che ciò non avviene dall’alto, richiede la costruzione di un nuovo soggetto sociale. E per questa costruzione è fondamentale la partecipazione attiva e trasformante di quel soggetto. Costruire nuovi modi per organizzare la trasformazione della lotta sociale. Perché se il soggetto sociale non ha preso contatto con nuove, anche se incipienti, nozioni e relazioni sociali, non può avere altri riferimenti di quelli conosciuti e tende a riprodurli.
È costruendo la forza sociale e partecipando attivamente a essa che si possono formare embrioni della nuova civiltà o. di nuovi soggetti. Diciamo che questo è il tema di come la coscienza viene trasformata, per usare il linguaggio classico. Abbiamo visto che l’economia da sola non trasforma la coscienza. Né la partecipazione popolare di per sé, anche se è la condizione che lo rende possibile; deve andare di pari passo con una forma di costruzione basata sulla democrazia diretta. Ciò che il soggetto vive e come lo vive, quotidianamente, storicamente, nel contesto di determinati dispositivi e lotte, diventa l’elemento principale dei cambiamenti della sua coscienza.
Infine, dobbiamo dire, c’è qualcosa di complicato qui per i libertari a causa di come il concetto di Potere è stato storicamente concettualizzato. Abbiamo diverse domande: il potere si trasforma o si dissolve o è sempre qualcosa di negativo che deve essere distrutto? Il potere è sinonimo di repressione? Ci sono forme organizzate senza potere? Il potere non è anche e fondamentalmente la capacità di realizzare? Non significa allo stesso tempo capacità di rottura e ricostruzione?
Noi crediamo che il potere non è la stessa cosa del potere dominante. Vediamo il potere come la capacità di realizzazione. Realizzazione, nella nostra concezione, di un’organizzazione sociale che assicura a tutti libertà, uguaglianza e piena giustizia.
Si dice che come si “vede” una cosa, quali idee teorico-politiche vengono adottate, quale tecnologia sociale viene messa in atto, è di fondamentale importanza per le pratiche che si desidera eseguire e implementare. In questo contesto, inseriamo questo concetto perché ha effetti importanti proprio nel campo delle pratiche e dell’intera strategia.
La nostra insistenza sugli obiettivi finali e la preoccupazione di evidenziare le basi strutturali dei conflitti sociali devono essere una parte obbligatoria della nostra proposta. Questa proposta, che si sforza sempre di essere coerente, aggiornata e fondata, è uno degli assi principali della nostra propaganda e azione. È ampiamente giustificata nella misura in cui è pensata come un contributo per rendere possibile la consapevolezza della rottura e della trasformazione. Questa affermazione che sembrerà ovvia è allo stesso tempo decisiva in quanto ci pone di fronte a un problema teorico-pratico di importanza capitale: il fatto che la società socialista sarà probabilmente la prima forma storica nota della società che richiederà una profonda consapevolezza collettiva, e non avverrà in modo pacifico , né per la pura azione di presunte leggi della storia.
Per questo riteniamo che una strategia di rottura, di costruzione del potere popolare, è inestricabilmente legata all’organizzazione politica anarchica: gli eventi rivoluzionari non saranno elaborati attraverso la spontaneità, ma con una grande partecipazione popolare dove l’organizzazione politica funziona come un piccolo motore capace dare impulso alle organizzazioni popolari e garantisce quegli specifici livelli di lotta che sono la molla dell’organizzazione politica (teorici, tecnici, ecc.)
È essenziale rafforzare i legami di solidarietà nell’impegno permanente, sia a livello di inclusione sociale, ma anche a livello politico, rafforzando la presenza degli anarchici nelle lotte popolari, le nostre critiche e la nostra proposta per la società futura.
RAFFORZARE L’ANARCHISMO ORGANIZZATO
PER LA COSTRUZIONE DI POTENZA POPOLARE
PER IL SOCIALISMO E LA LIBERTÀ
FEDERAZIONE ANARCHICA URUGUAIANA