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Un centro di gravità permanente

Un centro di gravità permanente
Giugno 24
20:16 2019

Cacentro di gravitàpitani coraggiosi e furbi contrabbandieri

I commenti si sprecano sul risultato delle elezioni per il parlamento europeo. Poi, nei giorni a venire, si parlerà di nuovo del maltempo, sintomo di una dissociazione collettiva e della stridente schizofrenia (per non dire manipolazione) mediatica dell’era della disinformazione.

Queste elezioni si possono riassumere su tre considerazioni:

  • Un altissimo tasso di astensione, metà della popolazione italiana non si è smossa per andare a votare non riconoscendone sia la pretesa importanza che la necessità di affidarsi a uno degli attuali partiti politici che sia al governo che all’opposizione non rappresentano che una piccola fetta, rendendo ancora più evidente la pagliacciata della democrazia borghese e della retorica della ”volontà del popolo”. Questa astensione però, composita e mutevole, non esprime una proposta politica alternativa, e non sposta di un millimetro la realtà.

  • pertanto, anche i numeri sbandierati come successi epocali vanno pesantemente ridimensionati in termini di consenso popolare

  • Il governo della paura esce premiato, assieme alla prevedibile discesa dei pentastellati, che ne hanno in parte spianato la strada

Milioni di italiani e di lavoratori hanno riconosciuto nella destra leghista una “valida alternativa” a trent’anni di politiche neoliberali, che hanno messo in crisi la società nel suo complesso, impoverendo le classi subalterne a tutto vantaggio dei ricchi, i privilegiati da questo sistema sociale.

Non è stata solo la percezione della paura e della “invasione” alimentata ad arte dai mezzi di informazione a determinare il successo della destra fascio leghista. Cosi come non si può additare concetti quali l’ignoranza della gente e una supposta mancanza di cultura, valutazioni non solo miopi, ma profondamente classiste e comode, alla ricerca di un’esenzione morale per ciò che accade.

E’ evidente, come ci conferma lo stesso risultato delle elezioni amministrative che hanno accompagnato quelle europee, che è definitivamente entrato in crisi quell’equilibrio economico e sociale interclassista che ha permesso per decenni la gestione di tante amministrazioni locali agli stessi partiti. Non tragga in inganno neppure il successo riportato dalle liste di centro sinistra nelle elezioni amministrative in molte città dove, contemporaneamente, la Lega avanzava nelle elezioni europee. Il risultato che ne esce è quello di una estrema mobilità dei votanti.

Queste elezioni, sono state giocate dal governo (certo, non è la prima volta) con un sistema mediatico organizzato a sostenere il plebiscito del ministro degli interni. Un voto che fosse un plebiscito sul suo potere di ministro di polizia, proprio come fanno i cinici dittatori qua e la per il mondo.

Così la totale mancanza di informazione ha caratterizzato questa tornata elettorale europea: nessun servizio televisivo ha posto in primo piano le differenze politiche, nessuno ha (mai) spiegato agli elettori come funziona la complessa macchina dell’UE, a partire dallo strapotere delle sue commissioni, dal ruolo delle Banca Centrale.

E mentre si scherza a raccogliere ortiche…

Sotto le sparate e la propaganda di regime e dei partiti sovranisti e nazionalisti si celano le più feroci politiche classiste.

Per quanto riguarda le ricadute italiane la detassazione dei ricchi, la ripresa del saccheggio ambientale attraverso il ricatto lavorativo, l’ulteriore deregolamentazione della legge sugli appalti, per avere lavoratori ancor più ricattabili ed ancor più precari saranno alcuni dei cardini legislativi del governo. Ed è su questi elementi che si materializza la vera base sociale che ha sostenuto il ministro delle interiora, le aziende che vogliono lucrare sugli appalti e che pretendono di non pagare le tasse, le aziende che con i sub appalti entrano nel mercato del lavoro esercitando il massimo ribasso sulle condizioni salariali e normative dei propri dipendenti. La Lega non è solamente o tanto un partito fascistoide e razzista, quelle sono le basi sottoculturali che la premiano politicamente. Ora i referenti sociali di peso, anche al sud dove la lega ha trionfato e dove per questo una certa sinistra è rimasta sbigottita, passano all’incasso, flat tax, e deroga agli appalti.

L’applicazione dell’autonomia fiscale va di pari passo con la flat tax, il leitmotiv è sempre premiare i ricchi e punire i poveri, lo prova il fallimento del “reddito di cittadinanza” e la bufala sulla cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni.

Passano all’incasso anche i vampiri della speculazione edilizia, con il ministro che torna a ribadire la sua campagna di sgomberi per colpire spazi sociali e occupazioni abitative a Roma, ormai diventata campo di battaglia tra i due partiti al governo. Dietro la maschera della legalità si nascondono gli interessi della città-azienda e della città-merce, sempre più elitaria e vetrina per turisti. Un processo che però ha una risposta attiva e che vede, a partire dal 22 giugno, diverse realtà e spazi sociali scendere in piazza per bloccare gli sgomberi e i progetti securitari del governo, che a sei mesi dall’applicazione del decreto sicurezza viene ulteriormente peggiorato con il decreto sicurezza bis.

Ritorna anche quel substrato padano che un pò si era mascherato, con la proposta di legge per la regionalizzazione e l’autonomia delle regioni, una mossa che porterà ancora di più al divario nord-sud. Sulla partita della regionalizzazione e dell’autonomia differenziata si gioca infatti non solo un ulteriore attacco alla centralità del CCNL, l’indebolimento della contrattazione nazionale con il rischio di appiattirla sul secondo livello regionale con possibile rinascita di gabbie salariali ma anche l’accesso al sapere, già ampiamente minacciato da una serie di riforme demolitrici che si sono via via succedute. E negli altri comparti, cosa accadrà con i pensionamenti di quota cento? Verranno a mancare complessivamente nel comparto pubblico circa il 10% del personale. Saranno adeguate le forme di reclutamento nel comparto istruzione, sanità, e funzione pubblica nel suo insieme? In che misura? Più facilmente sarà il pretesto per disinvestire ulteriormente nel pubblico minando la già compromessa credibilità professionale di settori strategici e smantellando ancor di più l’accesso a servizi pubblici di qualità. A questo si somma un maggiore inasprimento di forme pervasive di controllo, telecamere spia negli asili e nelle stanze dei dirigenti, controllo biometrico, rilevazione automatica delle impronte digitali.

Con un parlamento che diventa sempre più nominale, con un strumentale attacco alla magistratura   che non segue i dettami razzisti, tra attacchi trasversali e intimidazioni palesi, il potere esecutivo in fase di rafforzamento con l’allargamento delle competenze prefettizie a scapito delle amministrazioni locali, siamo di fronte a uno scontro istituzionale forse senza precedenti, un litigio al piano di sopra, tra gruppi diversi della classe dominante in Italia e l’avidità di chi in poco tempo pretende una fetta sempre piu grande della torta.

Ciò che si prefigura è quindi, anche in Italia con il contributo di tutta la destra, dal M5S alla Meloni, una governance classista, coerente a livello europeo, che si sostituisce a quella social-liberale accentuando la svolta reazionaria sulle politiche sociali e sui diritti conquistati. La svolta autoritaria si conferma nelle sue linee generali per permettere, ancora una volta, la riconfigurazione del capitalismo, presentando il conto delle scellerate avventure economiche degli ultimi vent’anni alle classi sfruttate, per far si che i ricchi diventino sempre più ricchi, anche a costo di passare sulla miseria e la sofferenza di migliaia di persone.

Salvini ha proprio bisogno di affidarsi alle figure religiose, i suoi sembrano infatti appelli preventivi: quando le sue ricette sociali falliranno, e quando la questione sociale riapparirà in tutta la sua durezza potrà solo affidarsi alle benedizioni, ma stavolta per salvare se stesso dalla probabile ira sociale. Intanto le forze della repressione si stanno allenando, aiutati in questo da una legislazione repressiva rivolta come sempre solo ad alcune categorie sociali, i disoccupati, i lavoratori sfruttati, i migranti, i centri sociali, gli occupanti di case per mancanza di alternative…fino a colpire ogni forma di dissenso, organizzato o individuale, limitando l’agibilità di ogni forma associativa e collettiva, anche formale.

Unire il disperso, organizzare il disorganizzato!

Non esiste una sola umanità unitaria. Esiste l’umanità delle classi: schiavi e padroni. Over and over again, per non correre il rischio di travisare la realtà e incappare in facili scorciatoie, in chi si propone come gestore più tenero e più giusto di un sistema che ha come solo risultato lo sfruttamento di molti per la ricchezza di pochi.

Trasformare la società, cambiare il mondo e abbattere il sistema di dominio capitalista costruendo una società comunista anarchica libera da ogni forma di oppressione, è il polo verso cui ci dirigiamo senza soste, –  ovviamente non è una strada immediata e prevede, prima di arrivarci, di dover far fronte all’esistente – è il centro di gravità permanente a cui siamo attratti e a cui non si può sfuggire se realmente vogliamo uscire dalle gravi crisi che attanagliano il mondo.

Non abbiamo tutte le soluzioni e molto meno la presunzione di essere capaci da soli di poter cambiare le cose. La lotta, abbiamo detto, è a lungo termine, e quello che abbiamo è una bussola che abbiamo costruito lungo questi anni e ancora prima con le esperienze che ci hanno preceduto. Oggi isolarsi ed avere pratiche autoreferenziali, benché sia comodo e facile, significa la morte della speranza di poter veramente avanzare nello scontro di classe.

Dobbiamo opporci all’isolamento a cui ci spinge la fase, e continuare a costruire spazi e organismi nei territori, praticando quella politica diretta e dal basso che permette di allargare l’organizzazione popolare anche a chi sta fuori dai circuiti militanti. Per questo oggi è ancora più necessario intervenire, come militanti e come organizzazione, in tutte le contraddizioni che emergono sempre più nell’ingranaggio della macchina capitalista: dal mondo del lavoro alle devastazioni territoriali, dalla difesa del welfare sociale a quello dei diritti, dai migranti alle mobilitazioni sul clima, tema su cui la partecipazione massiccia di tanti giovani è riuscita al momento a scalfire il negazionismo climatico e pretende delle risposte che non possono che passare da un radicale cambio della società.

105 Consiglio dei delegati di Alternativa Libertaria/fdca

Livorno 16 giugno 2019

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