Antropocene&Capitale
Gli effetti a livello globale dell’inquinamento dovuto a scelte speculative e di interesse, ricadranno esclusivamente sulle classi più povere della popolazione. Gli effetti dei cambiamenti climatici saranno amplificati dalle differenze sociali. I più poveri pagheranno ancora una volta le scelte dei più ricchi.
E sul riscaldamento climatico globale, dopo anni di negazionismo, le diverse scuole di pensiero differiscono sulle cifre ma concordano sugli scenari, dalla desertificazione alla diminuzione delle riserve idriche, contenute o no nei ghiacciai, ai mutamenti climatici con esasperazione degli eventi estremi, sempre più catastrofici perchè il territorio è sempre più fragile. Il sistema di produzione capitalistico resta il responsabile dell’emissione di quantità di gas serra in continuo aumento nonostante i pallidi tentativi di regolamentazione, intesi più a contrastare da un punto di vista concorrenziale aree in rapida crescita e a mantenere inalterati gli equilibri (o meglio gli squilibri) esistenti. Una inversione di tendenza non può essere lasciata al governo degli attori sovranazionali o economici, ma deve entrare con urgenza nelle rivendicazioni sociali.
Un rigoroso studio dell’AEA (Agenzia Europea Ambiente) insieme a CMCC ( Centro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), ha confermato che le aree meridionali dell’Europa sono quelle più a rischio. Le aree urbane delle grandi città in Francia, Italia e Spagna sono quelle dove il cambiamento climatico inciderà di più, e le condizioni economiche saranno determinanti per la sopravvivenza, soprattutto di anziani e bambini, i soggetti più esposti. Spesso sono i quartieri più poveri a patire la vicinanza a fonti inquinanti, siano esse industrie o strade trafficate, inceneritori o ex zone industriali mai bonificate. Chi ha disponibilità economica opterà per quartieri residenziali contornati da lussureggiante vegetazione e distanti dalle mortifere esalazioni inquinanti.
L’accettazione dell’economia capitalista porta, nella migliore delle ipotesi, a soluzioni individuali di “semplicità volontaria” con un impatto complessivo limitato, e nel peggiore dei casi a una politica di razionamento per le classi lavoratrici, che sono le prime vittime di catastrofi ecologiche. I capitalisti impediscono alle classi lavoratrici di scegliere come e cosa consumare, come e cosa produrre, come e con cosa muoversi e così via. Ci costringono a partecipare alla distruzione dell’ambiente.
Al contrario, difendiamo la prospettiva di una produzione che soddisfi i bisogni dell’umanità e rispetti i limiti ambientali. Invece di uno sfruttamento distruttivo della natura, l’umanità dovrà trovare un equilibrio con altre forme di vita.
Per questo le/i militanti di Alternativa Libertaria/fdca partecipano alla costruzione e al consolidamento di un movimento dal basso per la difesa ambientale globale.
#Fridays For Future