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I mantovani libertari nella guerra civile spagnola: l’esempio di Carlo Castagna

Diverse decine di mantovani, negli anni dal 1936 al 1939, decisero di lasciare le famiglie per accorrere alla difesa della Repubblica Spagnola contro il Colonnello Francisco Franco e contro l’espansione nazi-fascista in Europa. Si è trattato di una anticipazione della resistenza partigiana europea portata avanti da socialisti, anarchici-libertari, comunisti, repubblicani ed antifascisti senza schieramento politico che sono morti o hanno messo a rischio la loro vita sul fronte dei combattimenti della guerra di Spagna per difendere la Repubblica contro il golpe del dittatore Francisco Franco. Purtroppo, di questi “partigiani” si è perduta la memoria e, spesso, si è dimenticato il sacrificio in difesa della democrazia diretta, secondo le aspirazioni di uguaglianza, di solidarietà internazionale, di rivoluzione sociale e per la nascita di un’Europa libera.

Tante sono le storie esemplari ma sconosciute di militanti che a differenza dei più noti combattenti sono stati protagonisti della resistenza al nazi-fascismo anche negli anni precedenti alla guerra civile spagnola.  In questo senso la vita di Carlo Castagna è rappresentativa di una volontà di lotta che nasce ben presto nei primi anni del novecento nelle file dei socialisti delle campagne mantovane. Subito viene perseguitato e costretto a trovare lavoro e spazi politici all’estero. Così cresce la sua esperienza sindacalista nelle organizzazioni dell’anarchismo e comuniste-libertarie europee.

Figlio di Pietro e Cominotto Lucia nasce il 14/4/1878 a Marcaria (MN) zona rurale tra la foce dell’Oglio ed il Po  caratterizzata da lunghe lotte bracciantili  e dalle prime leghe contadine.  La crisi economica lo spinge ad emigrare già nel 1896  in Austria e Germania per poi ritornare. Nel 1912 fonda a Cesole (frazione di Marcaria) la sezione del PSI. Allo scoppio della prima guerra mondiale si porta in Svizzera a Zurigo dove nel 1917  viene arrestato e tradotto in carcere perché compromesso in un movimento insurrezionale per essere successivamente assolto al processo nel 1919. Tornato in Italia, nel 1920, istituisce la sezione della gioventù socialcomunista, è dirigente per diverso tempo delle leghe rosse di Cesole, Canicossa di Marcaria (MN).

Nel volume di Giovanni Cattini “Storie d’antifascismo popolare mantovano: dalle Giornate rosse alla Guerra civile spagnola” (F. Angeli 2020)  viene ricostruito il contesto nel quale si collocano le dieverse migrazioni dei fuoriusciti mantovani che iniziano ad essere controllati più attentamente dagli organismi militari mentre il governo fascista istituisce il reato di espatrio clandestino e rafforza la propaganda contro gli antifascisti emigrati all’estero. Tra questi buona parte dei mantovani, tra i quali i primi ad espatriare sono Bordini, Castagna, Garuti (che già nel 1921 viene espulso dalla Germania), Gerola, Marziani, Nardi e Panza. Nel 1923 s’allontanano dall’Italia il suzzarese Giovanni Bonfietti, attivo comunista, l’anarchico di Castelbelforte Angelo Bonisoli e molti altri.

Castagna, sapendosi imputato di diserzione militare, espatria in Francia dall’ottobre 1921 e successivamente amnistiato. Ne viene espulso nel 1925 per «attività sovversiva», riparando in Lussemburgo, in Svizzera (Basilea), nella Saar (Saarbrucken) ove ottiene un falso passaporto intestato a Bertazzi Paolo. Allora torna in Francia, dove risiede in vari centri (Marsiglia, Parigi, Strasburgo, Chambery, Lione, Annemasse) dal 1928 al 1931. I suoi spostamenti sono seguiti e attentamente registrati dagli organi consolari fascisti italiani.

Cattini ricorda che “Così sappiamo, da una nota del console di Strasburgo al collega di Chambery nel maggio 1928, che «la polizia locale afferma che dal punto di vista morale tiene buona condotta e lavora assiduamente (muratore), però egli professa idee rivoluzionarie e durante il suo soggiorno a Strasburgo fece parte del Sindacato Unitario delle Costruzioni, frequentando le riunioni dei comunisti locali». Viene segnalato per aver ricevuto regolarmente vari giornali, antifascisti e non, che denotano la passione civile di voler essere partecipe del proprio tempo leggendo fogli di diverso orientamento. Essi sono: «“Le Libertaire” foglio anarchico, “Le réveil” [è lo stesso “Il Risveglio socialista anarchico” su cui scrive il mantovano Giuseppe Ruozi, communiste et anarchiste (organo francese per la Svizzera e l’Italia), “Il Corriere della Sera”, “La Voce del Profugo”, “Il messaggero della riscossa”». Da queste premesse il console di Stasburgo deduce che Castagna sia «d’intelligenza al disopra della media» e che per la propaganda che svolge tra i connazionali debba «considerarsi pericoloso per l’ordine pubblico». Lo ritroviamo a Bruxelles e poi in Austria fi no al 1933, quand’è espulso anche da tale paese per ragioni di ordine pubblico. In tale periodo manifesterebbe la volontà di attentare alla vita di Mussolini; poi si dissuade, pare, perché privo di preparazione. Nel dicembre del 1935 presenzia al congresso anarchico italiano a Parigi.”

Nel luglio 1936 inizia un novo tentativo di colpo di stato dei militari franchisti con occupazione di territori e si avvia la mobilitazione generale repubblicana per la ricostituzione di un esercito popolare richiamando anche quelle forze antifasciste internazionali.  Castagna, quindi accorre  in Spagna nel 1936  ed entra a far parte della Colonna armata Ascaso con forte presenza Italiana.

La composizione della Sezione Italiana sul fronte d’Aragona nella  Ascaso, è politicamente

eterogenea. Cattini scrive che la composizione del gruppo mantovano “permette di rilevarne il pluralismo: gli anarchici Carlo Castagna, Giuseppe Nardi, Pietro Garuti,  Giuseppe Ruozi, sono la  maggioranza. Vi è un comunista, Renzo Manzini e un socialista unitario, Filippo Pagani. Castagna è il più anziano avendo 58 anni.”

Conoscono il battesimo del fuoco “nella battaglia di Monte Pelato”, tra Huesca e Almudevar, il 28 agosto 1936. Questo scontro passa alla storia come la prima sfida militare dell’antifascismo italiano in Spagna. In una lettera dal fronte di Huesca, scritta sul Cucuzzolo Borboso il 22-9-36, da Barba a Bertoni, appaiono i nomi di alcuni libertari tra cui Castagna.

 

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Foto segnaletica di Carlo Castagna al ritorno in Italia nel 1941, in fasc. Castagna cit.

 

Le testimonianze dirette di Castagna sono poche, solamente in due brevi lettere, indirizzate al giornale ginevrino “Il Risveglio” vi si colgono aspetti e proponimenti della vita di trincea e del “tedio” del fronte aragonese. A metà dicembre 1936, scrive di stare bene e confessa che gli «rincrescerebbe molto di perire in questo paese, senza avere la soddisfazione di regolare qualche conticino coi fascisti nostrani». In una successiva missiva da Huesca, del 21 agosto 1937 e sottoscritta dai «combattenti italiani della Divisione Ascaso, si trova anche Castagna e si registra la decisione «di operare, perché il vecchio ufficio (Ronda Fermin Salvochea 38), che agiva come delegazione “del battaglione italiano”, continui a funzionare come “Comitato di assistenza al volontariato libertario italiano” coordinato dal mantovano Giuseppe Ruozi.

Successivamente, dopo la riorganizzazione dell’esercito  Castagna fa parte della 128° brigata mista

e della 28°Divisione sempre nella zona del fronte orientale.

Nel necrologio apparso su “umanità nova” del 2-10-1955 tra l’altro si ricordava che “Non era più giovane e si rendeva conto che le peripezie della vita non gli si addicevano già troppo. Però aveva l’ ambizione di rimanere a combattere almeno per un anno. Non arrivò a compierlo esattamente perché ricoverato prima della scadenza all’ospedale. Rimase di poi a Barcellona per continuare a rendersi utile al lavoro”. Da ciò si evince che dopo il ricovero in ospedale rimase a Barcellona a supporto della Repubblica.

L’esercito franchista ottenne rapidamente già dal 1936 aiuto dall’Italia fascista con il Corpo di Truppe Volontarie (circa 50.000 militari e “volontari”)  e dalla Germania nazista  con Legione tedesca Condor (circa 6.000 uomini). Il 18 novembre del 1936 (in piena battaglia di Madrid), l’Italia e la Germania hanno riconosciuto ufficialmente il “Generalissimo” Franco come governo legittimo della Spagna. Per quanto riguarda le armi, secondo Julio Aróstegui , i golpisti ricevettero dall’Italia e dalla Germania 1.359 aerei, 260 carri armati, 1.730 cannoni, fucili e munizioni. Questo supporto divenne determinate per consentire alle forze del dittatore di vincere la guerra.

Castagna, dopo la ritirata da Barcellona nel gennaio 1939, esce dalla Spagna e viene  internato nei campi francesi per poi essere trasferito in Italia dove viene confinato come prigioniero politico nel 1942 a Ventotene fino alla liberazione del dicembre 1943.

Tornato a casa, morirà a Bozzolo (MN) il 21 settembre 1955 all’età di 77 anni dei quali almeno 50 dedicati alla battaglia sindacale e politica.

Il necrologio di Castagna in “Umanità Nova”, 2-10-1955 riporta che il suo trapasso non è stato doloroso, essendosi spento lentamente, sicché è stato in grado di respingere le suggestioni di frati e suore ed il loro attentato alla sua coscienza di ateo. I funerali hanno avuto luogo in forma civile a Cesole.

L’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, con il contributo della CGIL di Mantova, dell’archivio Franco Salomone per la solidarietà libertaria di Fano, dell’ANPI di Mantova, di Europa me Genuit e del Circolo Libertario Mantovano, ha sostenuto la pubblicazione dal volume, del Prof. Giovanni Cattini per la casa editrice Franco Angeli.