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La  vera storia della “Festa delle forze armate e dell’unità nazionale”.

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In questi giorni vediamo in tv spot che mostrano un esercito italiano dedito al soccorso, o svolazzante con aerei a reazione nuovi e divise luccicanti.
Ma iI 4 novembre è l’anniversario dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, 1918, convenzionalmente la fine della Prima guerra mondiale.
Cosa è la “unità nazionale” celebrata da questa Festa? E’ l’annessione di Trento e Trieste al Regno d’Italia, costata migliaia di vite umane: tra 15 e 17 milioni di morti in totale, per il Regno d’Italia circa un milione e 240mila morti (oltre il 3 per cento della popolazione d’allora). Tra questi molti furono uccisi per ribellione a ordini insensati  o perchè accusati di diserzione o di viltà e  fucilati alle spalle, tanti altri morirono per fame e stenti a causa della corruzione degli alti gradi dell’esercito e di una borghesia senza scrupoli.
Si tratta quindi di una festa che celebra una guerra sanguinosa, nata per  l’acquisizione cruenta di territori, di cui è ben difficile essere orgogliosi.
Semmai,  l’Italia come la conosciamo la fecero, la provarono a fare   gli/le antifascisti e la Costituente che scrisse la Costituzione, anche se sappiamo che questo paese non ha mai fatto del tutto i conti con il suo passato.
E’ importante che soprattutto ragazze e ragazzi di oggi capiscano( e tuttii noi ci si ricordi) la differenza tra il militarismo, e le sue celebrazioni che ancora giustificano le azioni di guerra, e le forme politiche pacifiche (e non gerarchiche) di confronto e condivisione.
In questi decenni le Forze Armate sono state purtroppo, come in passato, uno strumento manipolato da esigenze politico-economiche, con le recenti e controverse “missioni di pace”. Nonostante lo stracitato  articolo 11 della Costituzione italiana che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“.
Anche se a volte usato per emergenze civili, ricordiamo che l’esercito resta, come diceva la scrittrice e partigiana Joyce Lussu, un “residuo dei tempi della monarchia assoluta”, armato, per definizione gerarchico.
Soprattutto adesso, in piena crisi sanitaria e sociale, ricordiamo che in questi anni NON SONO stati gli investimenti per la protezione civile e la sanità pubblica ad essere aumentati, sono invece aumentate le spese per gli armamenti : Ia stima (dati Osservatorio Mil€x,) complessiva di spesa militare prevista per il 2020 è di circa 26,3 miliardi di euro, con crescita di oltre il 6% (quasi un miliardo e mezzo in più) rispetto al 2019. Si tratta dell’1,7 del Pil!
In totale, secondo la NATO, la spesa militare statale dovrebbe raggiungere il 2% del Prodotto interno lordo italiano…un’ Italia che spende per tutto il capitolo di spesa per l’Istruzione pubblica appena il 4% del Pil.
C’è poco ben poco da festeggiare in questi tempi bui di pandemia, dove tutte le risorse dovrebbero essere utilizzate per  garantite salute, istruzione, trasporti, reddito per una vita dignitosa, e in particolare per le fasce deboli della popolazione, e non per  mantenere rendite di posizione in nome di un presunto prestigio internazionale.
Dobbiamo difenderci, è vero, ma dalle povertà, dalle disuguaglianze, dall’ignoranza. Contro questi avversari non servono i cacciabombardieri, servono le scuole, gli ospedali, le case.  Come recitava un vecchio poster sempre attuale, quanto ti vuole uccidere, lo Stato si fa chiamare Patria.
Alternativa Libertaria Fano-Pesaro
4 novembre 2020.
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