Consultori familiari: promesse e fantasie su (e contro) i diritti delle donne.
Brutto gioco bipartisan, a qualche mese dalle elezioni, sui Consultori familiari nella Regione Marche. Tra Ciccioli, con le sue fantasie persiane sul posto dove dovrebbero stare le donna, e Mangialardi, con la sua nuova brillantina sui consultori, che fa luccicare alle allodole ciò che in tanti lustri la sinistra non ha fatto. Per tacere di Acquaroli, eletto in quanto Paladino della sanità pubblica.
A distanza di oltre un anno dalla scelta dell’ex governatore Ceriscioli di raccogliere un patrimonio in euro da far gestire ad un ente religioso per poche decine di letti post-intensiva-Covid, mentre l’importanza della Rete sanitaria pubblica è resa sempre più evidente dalla tragedia della pandemia. Mentre il governo nazionale schiera la logistica militare a capo di un servizio sanitario, mentre i medici di base trattano per essere pagati a dose di vaccino. Fenomeni di una italietta dell’inciviltà dove si scopre ad ogni tragedia, e ad ogni elezione, che mancano i servizi pubblici.
E rete sanitaria significa significa anche Consultori familiari, quei luoghi nei quali cittadine e cittadini dovrebbero trovare una risposta di qualità, esente da influenze ideologiche o stereotipi religiosi, per la gestione del proprio benessere: adolescenziale, familiare e riproduttivo. Luoghi che certo, se finanziati come si deve, avrebbero aiutato molto anche nella gestione della pandemia.
Ma guardiamo ai fatti, al di là del battibecco mediatico scatenatosi in questi ultimi mesi. Dopo le dichiarazioni della assessora Latini sulla possibilità di “blindare” la pillola RU486, poco realistiche ma rese in omaggio al sottofondo patriarcale della sua coalizione …dopo le fantasie del politico-psichiatra sul ruolo di “badante h24” della donna…quale è la vera portata della Proposta di legge regionale della nuova giunta riguardo ai consultori? E quale la differenza con la Proposta presentata invece dalla opposizione, in questo nuovo gioco della dama?
Sia la Proposta n.16/2021 “Riforma dei consultori familiari” (Bora, Mangialardi et c.), che la Proposta n.19/2021 (Latini, Rossi et c.) “Norme in materia di consultori familiari”, concordano largamente sul passaggio alla privatizzazione dei consultori.
La proposta n.16 si distingue per ri-elencare tutte le attività che devono esser fornite dal Consultori (già stabilite dalla legge nazionale 405/1975 e sancite dalla legge regionale 11/1977 e seguenti)…una lista lunghissima di servizi che la Regione ha sempre parzialmente omesso… sembra più un mea culpa che una fattibile promessa. La stessa proposta infatti apre al finanziamento dei consultori privati (art.7), e termina con la clausola “da questa legge non derivano né possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio della Regione”. E’ lecito chiedersi come sarebbe finanziato allora il lavoro dei consultori privati se non sottraendo denaro a quelli pubblici, da tempo impoveriti.
Del resto già nell’ottobre 2019, nel silenzio, i consiglieri regionali, all’unanimità, avevano deciso il passaggio in IV Commissione della Proposta di legge n.30/2016 “Attività consultoriali: convenzione con soggetti privati e associazioni di volontariato”.
Ma ora la proposta della coalizione al governo della regione va molto più al sodo…: evitando di riassumere o dettagliare ciò che in un consultorio si dovrebbe fare, i Paladini della sanità pubblica redigono una proposta tutta dedicata alla privatizzazione dei consultori, terminando con un più sibillino “Dall’applicazione di questa legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio della Regione. Alla sua attuazione si fa fronte con le risorse umane, strumentali e finanziarie previste dalla legislazione vigente”. Insomma, se si tratta di finanziare il lavoro, ideologicamente orientato, dei loro consultori privati…i soldi si troveranno anche attingendo ad altre voci di bilancio.
Il progetto di Latini & c. è scarno e orientato: “I Consultori familiari privati sono disciplinati dalle norme di diritto privato. Nell’ambito della loro autonomia organizzativa, definiscono il loro funzionamento e le loro attività…”. Ci chiediamo: saranno queste piccole “case della libertà” ad offrire a donne, famiglie ed adolescenti servizi finanziati con soldi pubblici, praticando le peculiari credenze sulla donna-contenitore di ovuli fecondati denominati “il concepito”, circa il peccaminoso o biblicamente inopportuno sesso adolescenziale, o sulla sottomissione al marito e sulle “consulenze” per orientare alle necessità maschili l’affidamento dei minori (vedi il tentativo di legiferare a livello nazionale dei movimenti politici misogini)?
Forse, al di là del vessillo ideologico, è solo la scalata al denaro pubblico ciò che resta.
E quel che resta a noi cittadine e cittadine, è la demolizione della laicità ed imparzialità del servizio pubblico, è la realtà già denunciata nel 2008 del Ministero della Salute sulla situazione delle Marche che rilevava comenei nostri consultori veniva impiegata la metà del personale previsto nella delibera regionale n. 202/1998 sui consultori.
Alternativa Libertaria Fano-Pesaro, con Femminismi, donne di Fano, Pesaro e Urbino