Alternativa Libertaria_FdCA

Solidarietà con il movimento No Tap! Si va avanti nonostante tutto.

Marzo 23
17:21 2021

notap3Il 19/3/2021 è giunto a  sentenza di primo grado il maxi processo contro un centinaio di attivisti No Tap: sessantasette condanne (a pene comprese tra i 6 mesi e i 3 anni 2 mesi e 15 giorni di reclusione) e 25 assoluzioni: si è concluso così il processo davanti al giudice monocratico di Lecce Pietro Baffa a 92 persone, imputate in tre procedimenti per le proteste compiute tra il 2017 e il 2019 in occasione dell’avvio dei lavori per la realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno, in Salento.

Il Sindaco di Melendugno Marco Potì riassume bene il giudizio sulla sentenza:” oggi ho comunque la netta, chiara, inequivocabile, impressione che il giudice abbia voluto punire, con sentenze e condanne molto, molto, molto severe e dare una esemplare lezione a tante cittadine e tanti cittadini (circa un centinaio), per la stragrande maggioranza incensurati e senza alcun precedente, per essersi permessi di cercare di contestare decisioni imposte e prese in luoghi lontani da qui.”

Nel confermare la nostra solidarietà al movimento, proponiamo la lettura del dossier  “Difendere i difensori dei diritti della Terra: un dossier sull’esperienza giudiziaria dei movimenti salentini”i, redatto nel 2018 dall’Avv. Elena Papadia nell’ambito di un lavoro collettivo promosso nel 2018 dall’Associazione Bianca Guidetti Serra.

Il dossier, oltre ad una panoramica generale sulle vertenze ambientali del territorio salentino, approfondisce i temi della criminalizzazione dei movimenti di difesa della terra, con particolare riferimento al “Popolo degli ulivi” e al Movimento No TAP.

 In un panorama salentino di emergenze ambientali, di attivismo ecologista, di diritti umani violati – dal diritto alla salute, alla vita, ad un ambiente salubre al diritto di riunione, di libera espressione di opinione e di dissenso, di accesso alle procedure amministrative, soprattutto quando relative a progetti, opere, attività impattanti per l’ambienteii, in un contesto di compressione di spazi di partecipazione democratica e di libertà, di netto ostruzionismo e prepotenza istituzionale rispetto al diritto della cittadinanza attiva a prender parte, conoscere, accedere a procedure e procedimenti burocratici che di fatto incidono sul loro presente e sul futuro delle generazioni a venire, di sistematica indifferenza rispetto alle istanze della popolazione locale, di intolleranza rispetto al dissenso, anche quando pacifico, si colloca, ed anzi si impone, per ricchezza di contenuti, sfumature, aspetti tecnici e giuridici, l’opposizione locale alla realizzazione del Gasdotto TAP.

Il dissenso maturato nei confronti dell’infrastruttura si fonda sul fumoso iter di rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte del Ministero dell’Ambiente Italiano, sulla mancata applicazione della Normativa Seveso di prevenzione di incidenti industriali rilevanti, sulla inosservanza degli Accordi di Parigi in materia di progressivo abbandono dello sfruttamento di fonti fossili, sul legame tra l’infrastruttura e il regime dittatoriale azero, sulle modalità d’azione della Multinazionale che ha eluso di acquisire il parere preventivo delle popolazioni locali, assolutamente contrarie alla realizzazione dell’opera in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e di grande pregio storico e naturistico. Si fonda, in generale, sulla consapevolezza di come il bene pubblico, il bene comune, venga gestito in maniera privatistica, creando impoverimento e disuguaglianze.
L’eterogeneità delle fattispecie ravvisabili in termini di accanimento giudiziario, di demonizzazione e diffamazione degli attivisti, di gravi violazioni di diritti e libertà tutelati a tutti i livelli, nazionali ed internazionali, perpetrate nei confronti di tutti coloro che, appartenenti o meno al c.d. Movimento NOTAP, hanno preso parte a questa lotta, richiede, per esigenza di sintesi, di sorvolare in questa sede su tutte le illegittimità, le violazioni di legge, le gravi omissioni compiute dal consorzio TAP, dai Ministeri nazionali, dagli Organi di Governo locali e nazionali, dagli Enti e dagli organi di controllo, Banche, Istituti ed Organismi nazionali e internazionali di finanziamento dell’infrastruttura, nelle procedure di rilascio di autorizzazioni, di perizie, di valutazioni di conformità del progetto a normative interne ed internazionali, di analisi sull’impatto ambientale e sul rischio per l’incolumità delle popolazioni locali, sulla vocazione sociale ed economica delle popolazioni locali, sui modelli di sviluppo scelti dalle comunità autoctone in lotta, sulla volontà delle stesse di ospitare o meno l’opera senza subire rappresaglie di alcun tipo.

 Basti qui ribadire che tutto quanto testé esposto è stato ed è oggetto di innumerevoli esposti, denunce e ricorsi alle Autorità Giudiziarie competenti in materia amministrativa e penale, da parte di associazioni, comitati, privati cittadini e che parte di tali denunce non ha ancora ed inspiegabilmente ricevuto risposta o riscontro da parte della Magistratura locale.

Primo fra tutti, in questa intensa attività di studio, di informazione, di contrasto, il Comitato NOTAP, nato nel 2012 allo scopo di coordinare tutte le iniziative giudiziarie, mediatiche, di informazione e di divulgazione delle ragioni del no al corridoio Sud del Gas, già in atto da almeno un anno sul territorio. L’attività del Comitato è stata sempre accompagnata dal supporto di tecnici, giuristi, docenti universitari ed esperti, che hanno offerto il proprio contributo all’individuazione di omissioni, violazioni, limiti progettuali e criticità che l’infrastruttura presenta. Al dissenso del Comitato NOTAP e della popolazione civile, si è affiancato quello degli Enti locali – primo tra tutti il Comune di Melendugno (LE), luogo di approdo del gasdotto- i quali hanno costantemente denunciato la propria estromissione dagli iter decisionali e le gravi limitazioni poste alle proprie competenze ed ai propri poteri istituzionali sui territori di competenza, alla luce della dichiarata “strategicità  dell’opera” da parte degli organi politici e di Governo nazionali e comunitari, connotato che di fatto esautora gli enti locali dalla possibilità concreta di bocciare la realizzazione del progetto.
E’ a partire dal Marzo 2017 – ovvero dall’avvio dell’espianto degli ulivi presso il cantiere TAP in località San Basilio a Melendugno (LE), luogo individuato in progetto per la realizzazione del pozzo di spinta del gasdotto – che la battaglia, fino ad allora circoscritta soprattutto ad iniziative di natura giudiziaria, informativa, e di collegamento internazionale con l’opposizione al TAP all’estero, diventa massiccia protesta di piazza e di popolo, che vede schierati privati cittadini, parte del mondo accademico e medico, associazioni socio-culturali, ambientaliste, collettivi, Enti locali per un totale di 94 (su un totale di 97) Sindaci di Comuni Salentini (firmatari di un documento congiunto inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), liberi professionisti, piccoli e medi imprenditori locali. Tutti confluiscono nell’ampia e variegata compagine del Movimento NOTAP.
Esso nasce ponendosi quale finalità “la tutela e  salvaguardia dei territori, l’autodeterminazione delle popolazioni che credono in un modello di sviluppo sostenibile, diverso da quello imposto, contro la speculazione finanziaria a scapito delle comunità.”, obiettivi perseguiti praticando “una resistenza non violenta ma determinata”iii.

Ciò nonostante, la nascita del Movimento NOTAP ed il susseguirsi degli eventi, a partire dal Marzo 2017, segnano l’avvio di una escalation repressiva nei confronti di esso, dei suoi singoli componenti e dei suoi sostenitori.

La stampa locale e nazionale, mostratasi spesso compiacente nei confronti della Multinazionale, avvia una campagna di criminalizzazione del Movimento, tacciato  di ospitare frange anarco-insurrezionaliste e antagoniste: ciò di fatto e volutamente ignora l’anima eterogenea e variegata di esso, composta da uomini e donne di tutte le età, anziani, giovani studenti,  liberi professionisti, docenti universitari, donne e uomini della società civile di ogni orientamento politico, oltre che esponenti politici locali e nazionali. Parallelamente si pone l’atteggiamento di una parte della Magistratura salentina, che se da un lato tace o si dilunga in merito alle denunce e agli esposti proposti dai cittadini rispetto alle condotte illecite poste in essere dal Consorzio Svizzero, dall’altra è estremamente celere, efficiente e pronta nell’agire nei confronti degli attivisti, denunciati in misura sempre crescente dalle Forze dell’Ordine, poiché ritenuti responsabili delle più svariate fattispecie criminose.

Non sarà questa sentenza a farci indietreggiare, non sarà questo chiaro messaggio intimidatorio a farci desistere dal continuare a credere che siamo la parte migliore di questa brutta storia, che siamo dalla parte giusta.

Approfondimento  cura di Totò Caggese

i Potete scaricare il dossier all’indirizzo https://ecor.network/userfiles/files/Difendere%20i%20difensori%20della%20terra.pdf

ii Tra tutte, Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, 1998.

iii Per approfondimenti consulta il sito www.notap.it

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