A più di un anno di distanza dal suo inizio, la sindemia (l’impatto globale della pandemia di Covid-19 e i suoi effetti economici sociali e ambientali) continua a imperversare in tutto il pianeta e a impattare profondamente sulle nostre vite.
Le speranze di un rapido superamento della pandemia, unitamente alle aspettative di una società che in qualche modo potesse uscirne migliorata, sono ormai naufragate miseramente per lasciare invece un panorama assolutamente desolante per chi auspica un mondo migliore: nessun cambio di rotta sulla questione climatica e ambientale, concausa ormai acclarata della sindemia, un radicamento dell’ingiustizia a livello planetario, un corpo sociale sempre più diviso, incattivito, ancora più chiuso nel proprio individualismo.
Si tratta di una fase estremamente difficile in cui operare, in cui nelle pur contrapposte narrazioni dominanti tra aperturisti e chiusuristi, no vax e si vax, catastrofisti e negazionisti non trova spazio alcuna critica all’attuale modello imperante del capitalismo globale, il quale si concede indisturbato il lusso di speculare finanche sui vaccini.
Con la complicità dei governi occidentali di qualsiasi colore politico infatti, qualche settimana fa è stata bocciata la proposta di sospensione dei brevetti sui vaccini; senza alcuna discussione politica o o risonanza mediatica, nonostante da oltre un anno le notizie relative al Covid-19 monopolizzino la scena mediatica. Una scelta suicida, oltre che profondamente ingiusta, in quanto è in grado di favorire lo sviluppo di varianti sempre più aggressive, per salvaguardare i profitti di Big Pharma.
E l’enfasi posta sul piano vaccinale torna a nascondere l’assenza di risposte sul potenziamento della sanità territoriale e della medicina preventiva.
Il sistema capitalista, grazie all’aiuto dei parlamenti e del circuito massmediatico, è riuscito a sfuggire alle proprie responsabilità, instillando scientemente dosi di paura, rancore, rabbia cieca, dubbio, sfiducia nella scienza. Il risultato è sotto ai nostri occhi: una guerra di tutti contro tutti, in cui è vero tutto e il contrario di tutto. Un caos nel quale il grande capitale riesce indisturbato a continuare il suo percorso di accumulazione e arricchimento, con una quota sempre più indecentemente alta della ricchezza globali concentrata in poche mani. Se già prima della sindemia le condizioni di vita delle fasce più povere della società erano molto difficili, oggi alcuni dei soggetti più fragili sembrano totalmente esser spariti dai radar della politica e delle istituzioni, i migranti primi tra tutti.
È di pochi giorni fa purtroppo la notizia della morte di 130 migranti nel Canale di Sicilia: da due giorni le autorità europee sapevano della presenza di 3 barconi in balia di cattive condizioni meteo, nessuno Stato ha mosso un dito per aiutarli, tanto da suscitare la deplorazione delle Nazioni Unite.
L’apprezzamento di Draghi nei confronti del nuovo governo di unità nazionale libico anche in tema di gestione dei salvataggi, di fatto rimpatri forzati o naufragi assistiti, si svolge in contemporanea alla visita al dittatore Erdogan di Ursula Von der Leyen per rilanciare i rapporti UE- Turchia, basato sul rinnovo dello sciagurato accordo sull’immigrazione del 2018, in cui il contenimento dei migranti al confine turco è merce di scambio per l’impunità e il controllo dei corridori energetici e della ridefinizione dei confini marittimi tra Libia e Turchia in funzione dello sfruttamento dei giacimenti marittimi di gas.
Così nel mediterraneo continuano a sparire migliaia di corpi senza nome né storia, così come nessuno si preoccupa degli sgomberi forzati, nonostante il blocco formale degli sfratti, dell’invisibilità sociale di centinaia di migliaia di persone, regolari e irregolari, affidati alla carità delle istituzioni e delle reti clericali, di fatto prive di assistenza sanitaria da parte di una sanità pubblica allo stremo e che si regge, nel migliore dei casi, sul volontarismo e sull’improvvisazione creativa.
Intanto è tutto quasi pronto per la spartizione della maxi-torta da oltre 200 miliardi di euro prevista dal Next Generation UE, declinato in Italia come Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Soldi a pioggia per grandi opere e digitalizzazioni, briciole per la sanità e, sotto la voce mobilità, l’ennesimo rilancio dell’auto individuale. Un modello che va sempre più verso l’atomizzazione e il controllo sociale, e nessuna risposta ai bisogni e beni collettivi, dal trasporto pubblico, alla scuola, al diritto alla casa.
Nel frattempo con la scusa del contenimento dell’epidemia si ingessa ogni forma di socialità non commerciale, di organizzazione, di dissenso. L’orario del coprifuoco, la cui valenza simbolica è pesantissima rispetto allo scarso senso sanitario, viene contrattato pensando alle esigenze dei baristi e nessun’altra a remora e considerazione. In questa apparente calma sociale piatta la sinistra istituzionale e i suoi quadri intermedi si adagiano, come sempre autoassolvendosi nel ruolo di responsabilità che si autoassegnano. Un esempio lampante, l’ultimo, è il patto sul pubblico impiego, e il prossimo rinnovo del contratto, che dopo tanta retorica a fasi alterne, comporterà un’ennesima spinta alla privatizzazione della pubblica amministrazione, senza alcuna possibilità di coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici. Per chi si ostina a considerare piazze e strade destinate a un uso diverso dall’aperitivo, la repressione è sempre in agguato, nell’ormai solito silenzio assordante
A fronte di quanto sopra detto, appare chiaro che la speranza di uscire dalla sindemia di Covid-19, ed evitare ulteriori effetti devastanti sulle fasce più deboli, passa per la messa in discussione del sistema capitalista da parte dei soggetti che in prima persona stanno già pagando il prezzo di questa crisi, e come militanti anarchic* e attivist* di classe vogliamo
- sostenere tutte le iniziative per la sospensione degli obblighi previsti dall’accordo TRIPS sulla proprietà intellettuale dei brevetti sui vaccini, che permettono di fare profitti sulla nostra salute;
- smascherare ed opporsi alle strategie di ristrutturazione capitalistica nascoste nei provvedimenti emergenziali
- rilanciare il protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici a tutti i livelli, per la difesa del reddito e dei diritti, nell’ottica una battaglia per la riduzione d’orario a parità di paga e l’abolizione del precariato, la lotta per un permesso di soggiorno incondizionato europeo.
- recuperare l’agibilità politica nelle strade e nelle piazze, contestando l’innalzamento del livello di repressione che si sta registrando negli ultimi tempi, non ultimo il movimento No Tav durante le azioni di protesta contro il cantiere del nuovo autoporto di San Didero e le forme di autorganizzazione sindacale,
- la centralità e il diritto all’istruzione come strumento di emancipazione e non come prodotto
- rilanciare l’offensiva ambientale e climatica con il rafforzamento di alleanze e comitati trasversali e unitari
- creare e partecipare ai comitati locali per controllare i piani di resilienza
- continuare l’intervento antifascista e antirazzista, anche con il sostegno a reti di solidarietà e mutuo appoggio, inclusive e dal basso