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La Guerra in Ucraina

La guerra in atto in Ucraina sta mettendo a dura prova il ruolo dell’Unione Europea che appare sempre più fragile.

L’Unione Europea non è, infatti, ancora in grado di esprimere il proprio ruolo di potenza imperialistica compiuta in grado, cioè, di intervenire efficacemente nello scontro inter imperialistico in atto per il controllo del mercato mondiale. Schiacciata dal peso di Washington ha quindi rinunciato a svolgere un ruolo di soggetto politico unitario in questo conflitto, contribuendo ad affossare gli accordi di Minsk del settembre 2014, e, di fatto, accettando la politica di espansione della Nato.

La prospettiva di una maturità imperialista europea, intesa come contraltare all’imperialismo russo, americano e cinese, ha rivelato la sua totale inconsistenza: l’asprezza dello scontro imperialistico impone all’Europa livelli di unità economica, politica e istituzionale che ancora non è in grado di esprimere. L’interruzione delle attività economiche e finanziarie con la Russia a causa dell’embargo sta, per altro, creando le premesse di una forte regressione dell’economia dell’Unione Europea.  L’Italia, quale segmento della filiera produttiva tedesca, subirà essa stessa dei contraccolpi devastanti: l’interscambio di materiali, di prodotti e di risorse energetiche, che in questi decenni si è sviluppato con la Russia e i paesi dell’Asia rischia, infatti, un notevole ridimensionamento, non dimenticando che la prospettiva strategica che orienta l’imperialismo USA è costituita dalla Cina e dalla sua progressiva espansione in Eurasia.

L’aggressione all’Ucraina da parte dell’imperialismo russo si è infatti configurata come un azzardo per arginare la penetrazione dell’imperialismo USA in Eurasia: ma questo azzardo ha dato luogo a una sanguinosa guerra di logoramento che la Russia non si rassegna a subire. L’enorme potenza militare  progressivamente accumulata dagli USA, che nei paesi dell’UE ha da sempre riscontrato un’ampia disponibilità di sostegno, dimostra che non è tollerabile la sola messa in discussione dell’egemonia dell’imperialismo USA in Europa.

Le pressanti richieste di Washington affinché l’UE  fermi gli approvvigionamenti di risorse energetiche e di derrate alimentari sono state esaudite e questa scelta avrà dei costi enormi, politici e sociali  e a pagarli sarà il proletariato di tutto il mondo.

La mancanza o l’impossibilità di garantire margini importanti di profitto e di sviluppare nuove strategie di accumulazione capitalistica sopraggiunte, dopo la crisi del  2008, in una rincorsa confusa e spregiudicata fatta di debito pubblico e sovvenzioni, sembrano ora rivolte alle politiche di riarmo e alla costruzione di nuovi sistemi di produzione dell’energia ad alto impatto ambientale,  primo tra tutti il nucleare civile.

In questo scenario la Commissione Europea è stata molto esplicita: i fondi del PNRR destinati all’Italia, e eventuali prestiti futuri, devono sottostare a condizioni politiche prestabilite, che sono nuove e articolate forme di ricatto. Si torna quindi a parlare di riduzione del debito pubblico, che in una situazione di inflazione, di calo del fatturato industriale e dopo due anni di pandemia significa solo miseria per le lavoratrici, per i lavoratori e per le classi subalterne.

Il proletariato ucraino, unito a quello russo e a quello europeo costituirebbe una forza eccezionale, in grado di bloccare sul nascere le manovre imperialistiche e porre fine alla guerra.

Occorre quindi rilanciare una concreta prospettiva internazionalista a livello continentale articolata su obiettivi unitari sul terreno dei diritti, delle tutele, del salario della riduzione degli orari di lavoro per tutti i lavoratori e le lavoratrici del continente, senza distinzioni e ovunque si trovino a lavorare, per la costituzione di un sindacato europeo. Più il capitale avanza nel suo progetto di accumulazione che necessita di una distruzione sistemica della capacità di risposta dei lavoratori e delle lavoratrici, maggiore deve essere la risposta a livello continentale e più concreta e salda la prospettiva della costruzione di un forte sindacato europeo.

Si tratta allora di mettere in campo risposte contro l’economia di guerra che si sta delineando:  l’accorciamento delle filiere produttive evidenzia, ad esempio, la precarietà come tratto  caratteristico dell’organizzazione del lavoro con la conseguente riduzione del reddito: una risposta su questo terreno  deve vedere un salario e tutele anche nelle fasi di non lavoro, oltre a un salario minimo di riferimento per chi lavora che permetta una vita dignitosa.

Il capitalismo ci sta portando alla catastrofe, e sappiamo che non è possibile criticare la guerra senza criticare il capitalismo. Per questo guerra e crisi sociale vanno di pari passo, e la critica assume una valenza generale, evolvendosi in critica al sistema capitalistico nella sua fase imperialistica.

“Non esistono due imperialismi…. fra i quali la classe lavoratrice possa avere possibilità di scelta. Esiste l’imperialismo come manifestazione unitaria di una società divisa in classi ed in stati: blocco unico pur scosso e agitato da contraddizioni e da lacerazioni interne. Non si pone perciò per il proletariato mondiale, il problema di una scelta che non sia quella fra imperialismo ed antimperialismo…. la guerra è il disordine internazionale provocato dalla corsa ad una nuova ripartizione del mondo, realizzata sempre sulla carne viva del popolo lavoratore. Per questa classe non si pone perciò il problema di una scelta tra la pace imperialista e la guerra imperialista, ma l’obiettivo di un nuovo ordine pacifico fondato sulla liquidazione delle classi e degli stati.”

(Tratto da “I gruppi anarchici d’azione proletaria nella presente situazione politica” – “L’Impulso n. 3 – 4, marzo 1951).

Affermiamo quindi il nostro rifiuto della guerra e del militarismo; siamo contro le spese militari sotto ogni forma si manifestino, affinché queste spese siano impiegate per migliorare le condizioni di vita delle classi subalterne.

Il mondo che vogliamo costruire dovrà nascere sulle ceneri del militarismo, del patriarcato,  dello sfruttamento degli esseri umani e dell’ambiente e di ogni altra oppressione.

 

La lotta contro il militarismo e la guerra è lotta sociale;

è lotta contro il capitalismo e gli stati.

 

CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA

VIVA L’UNITA’ INTERNAZIONALE DEL PROLETARIATO

 

Alternativa Libertaria/FdCA