Il 21 ottobre contro le basi militari e la propaganda bellicista
La guerra si sta estendendo. In tutto il mondo si accendono nuovi conflitti e se ne riaccendono di vecchi. Dall’Europa al Medioriente, dall’Africa all’Ucraina, dalla Palestina al Sudan, si allarga il fronte della violenza e del sangue. Ancora una volta assistiamo alla propaganda bellicista e militarista che la borghesia sta mettendo in atto per convincerci che dovremmo schierarci da una parte o dall’altra. L’imperialismo, con il suo carico di distruzione, affina le proprie mire di espansione economica, finanziaria e politica di fronte al mutamento degli equilibri di potenza mondiali. Si spendono miliardi di euro per le spese militari, per pagare mercenari, per fabbricare armi, e si tagliano le spese sociali, le pensioni, il sostegno al reddito, la scuola e la sanità pubblica – mentre quelle private godono di ingenti finanziamenti statali. La cura del territorio, che avrebbe bisogno di un forte intervento pubblico, viene completamente trascurata, a fronte del degrado ambientale che ha effetti sempre più devastanti. Sul versante opposto constatiamo con interesse e partecipazione il risveglio in Italia di movimenti antimilitaristi e contro la guerra, assemblee e comitati di cittadini che si battono contro l’apertura di nuove basi militari – come nel caso del movimento No Base a Coltano – e per la chiusura di poligoni di tiro, per contrastare la propaganda militarista nelle scuole e per denunciare l’economia di guerra, espressione degli interessi della borghesia. Vuotare gli arsenali e riempire i granai: siamo ancora qui a ripetere l’insegnamento che la storia degli oppressi ci ha tramandato. Il nostro sguardo sul presente non può non tenerne conto, perché oggi come sempre le guerre le decidono i potenti e le fanno e le pagano i lavoratori. Come internazionalisti e rivoluzionari ci sottraiamo a questo gioco al massacro, non saremo mai complici dei conflitti tra potenze che si giocano sulla nostra pelle. Siamo al fianco di chi fugge dalla guerra, dei disertori e dei profughi – che devono essere sostenuti e accolti in ogni latitudine del mondo – e rivendichiamo il diritto al rifiuto di imbracciare le armi e di porsi al servizio di qualsivoglia esercito. La battaglia antimilitarista ha bisogno di noi tutti: gli interessi dei lavoratori non sono quelli che ci propinano i governi e i comandi militari e la lotta contro il patriarcato passa anche attraverso il rifiuto delle gerarchie maschili proprie del militarismo. La società che vogliamo, che a tanti sembra ancora un’utopia, è una società senza classi, senza guerra e senza violenza, senza frontiere, senza dominazione dell’uomo sull’uomo e sulla natura. Tagliamo le spese militari e aumentiamo le spese sociali: la nostra vita non deve essere sacrificata, né sui campi di battaglia delle guerre dei padroni né nelle sofferenze sociali che l’economia di guerra ci impone. Per queste ragioni Alternativa Libertaria/FdCA aderisce alle manifestazioni del 21 ottobre che si terranno a Ghedi (Brescia), davanti alla base militare che ospita decine di bombe atomiche, e a San Piero in Grado (Pisa), per fermare la costruzione della nuova base.
Alternativa Libertaria/FdCA