Alternativa Libertaria_FdCA

Né con Netanyahu,

né con Hamas!

 

Condanniamo e aborriamo totalmente i bombardamenti indiscriminati sulla Striscia di Gaza, così come condanniamo totalmente le atrocità recentemente commesse da Hamas.

Gli avvenimenti di questo ottobre sono l’ultimo anello di una catena di distruzione e odio e come sempre la popolazione della classe operaia di Gaza è quella che soffre di più sotto gli esplosivi al fosforo e la “morte dall’alto” dei razzi e dei jet israeliani, che incontrano poca resistenza da parte di un governo palestinese che, pur essendo armato fino ai denti con armi leggere, non ha una forza aerea o una difesa aerea.

Gli attacchi di Hamas  hanno per anni  oscillato tra la rabbia impotente e il disperato tentativo di mantenersi come difensori del popolo palestinese,  ma  il recente attacco efferato ha riportato la questione palestinese al centro dell’attenzione internazionale.

La rappresaglia israeliana, di cui ancora non conosciamo le proporzioni, difficilmente  porterà alla scomparsa di Hamas ma ha legittimato Israele all’accelerazione della  soluzione finale di Gaza. E se ora il governo Israeliano invita a considerare Hamas il nuovo Isis,  come dimenticare che Hamas è stato originariamente sostenuto dallo Stato israeliano per indebolire la più laica Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP)?

Fondata dal chierico palestinese  Ahmed Yasin  e nata dalla Mujama al-Islamiya, considerata un’organizzazione impegnata in opere di carità e di assistenza per la comunità palestinese di Gaza, era considerata un nemico decisamente preferibile all’OLP, che godeva di un credito internazionale inarrivabile per Hamas,  legata ad Hezbollah e a buona parte della galassia islamofondamentalista, con atteggiamenti ostili verso le donne, le persone LGBQT e la classe operaia palestinese.

Così Hamas ha ottenuto il sostegno popolare a Gaza, con una conseguente radicalizzazione islamica della società, mentre la Cisgiordania restava formalmente in mano all’impotente e corrotta Autorità Nazionale Palestinese erede solo di nome della tradizione laica di Al Fatah, disinnescando qualunque tentativo di negoziazione politica.

Ora, dopo anni di stillicidio, di assedio e di embargo, di assordante solitudine politica dei palestinesi, la Palestina esce dai conflitti dimenticati e minaccia di innescare una escalation dello stato di belligeranza mondiale.

E se sono, come sempre, i proletari di entrambe le parti del conflitto a soffrire maggiormente dell’escalation, le rispettive leadership sono riuscite a distogliere l’attenzione dai propri problemi”.

I brutali attacchi  che hanno causato molte centinaia di morti in Israele hanno rafforzato nel mondo arabo  l’immagine di Hamas, e dall’altra parte  hanno creato un sentimento di unità nazionale e hanno temporaneamente rafforzato  la  posizione del governo Netanyahu, il cui consenso politico era disceso ai minimi storici dopo nove mesi di agitazione, compreso uno sciopero generale, per le impopolari riforme giudiziarie.

Sono ormai migliaia le  persone massacrate sia in Israele che in Palestina, e  atroci sono già le conseguenze del conflitto e la sempre più concreta invasione su larga scala di Gaza nelle prossime settimane, con le conseguenti andate di profughi che nessun governo arabo, al di fuori delle sempre più vuote dichiarazioni di solidarietà, è disposto ad accogliere.

Insieme alla guerra tra Russia e Ucraina, al conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh e alle crescenti tensioni tra Cina, Taiwan e Stati Uniti nel Pacifico, l’eventuale allargamento del conflitto in Israele-Palestina, ad esempio con il Libano di Hezbollah,   costituisce l’ennesimo tassello di una instabilità mondiale che minaccia tutti noi.

Il variegato movimento, disceso nelle piazze di buona parte del mondo,  che vede la presenza e la partecipazione anche dell’opposizione antisionista del governo israeliano nel  chiedere l’immediata sospensione dei bombardamenti e dei crimini di guerra attualmente in corso,  la fine dell’embargo di Gaza, il rispetto delle risoluzioni internazionali e una soluzione politica per  la Palestina ci vede partecipi. Con la consapevolezza che, se ora la priorità è la fine delle attività di guerra condotte sostanzialmente contro la popolazione civile da ambo le parti, l’unica  soluzione politica  reale  di lungo termine consiste nel rafforzamento della lotta sociale internazionalista che porti al superamento della logica nazionalista, fondamentalista  e statalista.

Facciamo nostro quanto sostenuto dalle compagne e dai compagni  israeliani, che per  quasi  venti anni hanno combattuto il Muro in Cisgiordania costruendo comitati popolari con gli abitanti dei villaggi palestinesi e sostenuto i Refusnik,  contrari all’occupazione militare. Perché la soluzione al conflitto può essere, in ultima analisi, solo una società comune, senza classi e senza Stato, in cui persone di diversa estrazione religiosa (e non) ed etnica possano coesistere pacificamente.

E il modo per raggiungere questo obiettivo può essere solo attraverso la lotta di classe, con le lavoratrici e i lavoratori che si uniscono da entrambe le parti per migliorare la loro situazione e superare così i risentimenti di lunga data.

A noi, militanti comunisti anarchici, attivisti libertari e di classe spetta dare il nostro contributo, oggi come ieri, a chi sostiene la possibilità di una società di liberi ed uguali, di una pace giusta, di  una convivenza  oltre i confini, le religioni, le nazionalità.

 

 

DUE POPOLI NESSUNO STATO

CONTRO LA GUERRA,

LOTTA DI CLASSE

 

 

Alternativa Libertaria/FdCA