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Lotta e Organizzazione nell’ Occupazione delle Scuole a São Paulo

Lotta e Organizzazione nell’ Occupazione delle Scuole a São Paulo
Dicembre 28
23:31 2015

In risposta al progetto di “riorganizzazione scolastica” del governo dello stato di São Paulo [nel sudest del Brasile NdT], che prevedeva, tra tante misure, la chiusura di 94 scuole, ebbe inizio un processo di lotta e organizzazione degli studenti con l’occupazione delle scuole [dopo giorni di manifestazioni senza risposta da parte del governo, NdT]. Iniziando tra il 9 e il 10 novembre con la Scuola Statale Diadema (Diadema – SP) e la Scuola Statale Fernão Dias Paes (São Paulo – SP), il processo ebbe continuità con una sequenza di mobilitazione e nuove occupazioni, che, che coinvolse più di 220 scuole in meno di 20 giorni e si sparse a macchia d’olio per la capitale e in altre citta dello stato. Dopo una serie di azioni di strada, con marce e blocco di vie pubbliche, e subendo un’enorme repressione da parte del governo [e s’intende qui le diverse cariche, arresti e tentativi di sgombero della polizia, NdT], infine gli studenti hanno ottenuto una ritirata da parte del nemico.

Il progetto di riorganizzazione scolastica e le occupazioni di scuole

Nel Brasile, la precarizzazione dell’educazione pubblica non è una novità. Incluso, c’è un significativo contributo della sfera federale, contrariando il mito della “patria educatrice” del governo Dilma Rousseff (PT). Questa precarizzazione si estende per il paese, segnando stati e municipi, indipendentemente delle sigle al potere.

Lo stato di San Paolo è stato scelto come base per un’esperienza “riorganizzativa”, proposta dal governatore Geraldo Alckmin (PSDB), e che dopo dovrebbe essere estesa agli altri stato. La proposta di riorganizzazione ha come asse centrale la divisione delle scuole per cicli: elementari, medie e liceo [non è lo stesso sistema, ma traduciamo cosi per facilitare la comprensione. Uno degli argomenti di questa riforma è anche avvicinarsi a sistemi “internazionali”, ovvero europei/statunitensi, NdT]. La chiusura delle scuole è una conseguenza immediata di questa proposta.

Se realizzata, la riorganizzazione scolastica avrà un grande impatto nella vita di molte persone (per esempio, il governo parla di un trasferimento di 340 mila alunni) e, tuttavia, fino a questo momento non c’è stata nessuna discussione con alunni, genitori, insegnanti, funzionari e comunità.

I coinvolti soffriranno gravemente, specialmente con i problemi di logistica e vincoli. Gli alunni dovranno spostarsi ancora di più nel percorso fino alla scuola; i costi con il trasporto scolastico dovranno aumentare; fratelli, parenti e vicini che vanno insieme alla scuola (genitori che portano figli, più vecchi che portano i più giovani) avranno le sue andate e ritorni complicati; legami affettivi tra la comunità scolastica saranno spezzati.

Altre conseguenze, che contribuiranno con l’aumento della precarizzazione dell’educazione, sono: diminuzione nell’investimento in questo settore, continuità dei bassi salari e della condizione precaria di lavoro e di studio, incentivo al modello aziendale di gestione, aule più piene, dimissioni di lavoratori temporari e esternalizzati (in ragione della riduzione di aule attribuite e al minor numero di scuole), maggiore probabilità di privatizzazione e esternalizzazione (per mezzo di associazioni pubblico-private e altri mezzi), meno e più precari corsi notturni e di Educazioni di Giovani e Adulti [in Brasile molti sono gli studenti che lavorano e studiano nei turni serali, NdT].

Come se non bastasse, il progetto della riorganizzazione, ottenuto dal giornale Estado de São Paulo con base nella legge di accesso all’informazione, visto che il documento non era pubblico, sta ricevendo dure critiche da parte di specialisti, non solo per  motivi ideologici , ma anche  per quello che concerne gli aspetti tecnici.

Protagonisti delle più di 200 occupazioni sono principalmente student* di liceo, che hanno all’incirca tra i 15 e 18 anni [come abbiamo già detto, il sistema è un po’ diverso e abbiamo tradotto con il termine liceo per facilitare la comprensione, NdT]. Erano, inizialmente, studenti di scuole che sarebbero state chiuse, e si sono uniti ad altri durante il percorso di mobilitazione. Ottenendo molto appoggio durante le ultime settimane e  potendo contare sul coinvolgimento di diverse persone e organismi oltre agli studenti medi e dell’universo scolastico, le occupazioni evidenziano una resistenza eroica degli studenti al progetto di riorganizzazione del governo.

In uno scenario che non era comune almeno dai tempi della dittatura [1964-1985, NdT], gli studenti medi sono protagonisti nel movimento studentesco.

Le occupazioni sono realizzate, in generale, a partire dall’articolazione di studenti, con l’appoggio degli insegnati, funzionari ecc, e la conquista dello spazio di insegnamento. Con i portoni che sono chiusi a chiave dagli occupanti, le scuole si trasformano immediatamente in spazi democratici di lotta. In praticamente tutte le occupazioni, le decisioni sono prese in assemblee con la partecipazione di quelli che sono direttamente coinvolti.

La gerarchia e il servilismo, caratteristiche dell’ambiente della scuola formale, sono messe da parte. Sia per l’articolazione dell’occupazione sia per la diffusione di informazioni, i social network e i dispositivi tecnologici molto usati.

Gli studenti rimangono nelle scuole in accampamenti improvvisati, prendendosi cura della manutenzione (servizi di pulizia, sicurezza ecc) e anche del quotidiano, che include una routine molto attiva con innumerevoli attività. Oltre a lezioni e discussioni sulle tematiche più vincolate all’universo dell’educazione formale, sono presenti anche dibattiti, esposizioni, attività fisiche e di svago tra tante altre.

Come alcuni pochi esempi della ricca diversità di questa routine movimentata, possiamo citare: dibattiti sulla Rivolta dei Pinguini cilena [nel 2011, un’immensa mobilitazione studentesca arrivò all’occupazione di scuole in tutto il Cile, il nome di Pinguini viene dall’apparenza degli studenti cileni con la loro uniforme. NdT] e la Rivoluzione Curda che attualmente succede nel Rojava; lezioni pubbliche sull’educazione nel Brasile e a São Paulo; formazioni sulla questione di genere e il femminismo; dibattiti sulle forme alternative di educazione; laboratori di comunicazione [nel senso mediatico, NdT] alternativa; chiacchierate con movimenti popolari; lezioni di circo, danza, teatro e giochi collettivi. Fuori dai portoni delle scuole, altre azioni sono state messe in pratica, marcatamente le marcie per la città e il blocco di strade e grandi vie.

 Occupando e resistendo dal basso!

A partire dal Giugno del 2013, osserviamo un cambiamento veloce nella cultura politica di São Paulo, che a ritornato a capire che la politica per la trasformazione non si fa nelle urne, ma nelle strade. I saldi di quella esperienza sono molto presenti nell’attuale scenario politico e vanno fin dal rafforzamento di settori conservatori fino al sorgere e rafforzarsi di movimenti autonomi.

Da un lato, Giugno significò un farsi avanti della destra, che si è trovata con più virulenza e, percependo che non era in pochi numeri, iniziò a radicalizzare il discorso e la pratica. Da un altro canto, comprendiamo che ci sono anche stati progressi importanti per la lotta popolare. Possiamo osservare questo nella radicalizzazione tra alcune delle lotte più recenti, come lo sciopero dei netturbini durante il carnevale di Rio de Janeiro, lo sciopero dei lavoratori della metro alla vigilia dei Mondiali e, nel 2015, lo sciopero di 92 giorni delle e degli inseganti dello stato di São Paulo.

Usufruendo di aspetti rilevanti del modo di operare del Movimento Passe Livre (MPL) [Passare Liberamente, la federazione nazionale che si occupa della lotta per trasporto pubblico gratuito, NdT], agente centrale delle mobilitazioni di Giugno, i giovani occupanti stanno dando priorità all’azione diretta combattiva e sostenendo un processo organizzativo che ha all’ordine del giorno l’autonomia in relazione ai partiti e al governo, cosi come nella forma orizzontale per la presa di decisioni.

L’influenza di questo modello di lotta ha una spiegazione, sia per la presenza di militanti che lo difendono nelle occupazioni, dal lavoro di base che si sta realizzando negli ultimi anni, o anche per l’esaustiva (anche se molte volte distorta) diffusione dei principi del MPL nel contesto di Giugno del 2013. Molti dei giovani adesso mobilitati si sono coinvolti e crearono riferimenti di lotta durante le manifestazioni contro l’aumento dei biglietti.

La lotta delle occupazioni si sta portando anche come molto inspiratrice per tutte le persone che desiderano una società più uguale e libertaria. La maniera in cui viene succedendosi è esemplare. Per mezzo della loro propria esperienza, le occupazioni di scuole fanno una critica sia alla destra conservatrice sia alla sinistra burocratica e filo-governativa. E anche se soffrendo gli effetti della guerra promossa dal governo, con repressione e criminalizzazione, cosi come le conseguenze della manipolazione mediatica, gli studenti mostrano che esiste un sentiero.

Se questo sentiero si trova nell’azione diretta e nell’autonomia alcuni dei suoi principi organizzativi, costituisci, allo stesso tempo, un marchio che, nei termini zapatisti, si trova in basso e a sinistra. Ovvero, coinvolge un progetto di classe, degli oppressi, che ha come orizzonte la diminuzione della disuguaglianza per quelli che di sotto.

Però, questo sentiero non è quello che la quasi totalità della sinistra viene adottando fin dagli anni 1980 [in Brasile, NdT] – quello delle elezioni, delle burocrazie sindacali, studentesche e, più recentemente, di appoggio al governo.

Stiamo parlando di un sentiero di auto-organizzazione delle classi oppresse, del protagonismo della base nelle lotte, dell’azione diretta combattiva, dei processi decisionali condivisi.

In questa direzione della lotta e della organizzazione, le occupazioni di São Paulo hanno appena conquistato un ritiro da parte del governo Alckmin, che ha annunciato la sospensione della riorganizzazione e che discuterà con le scuole la miglior maniera di procedere. È la vittoria di una battaglia nel contesto di una guerra più ampia. Sembra improbabile che questo ritiro sia realmente l’inizio dell’archiviazione del progetto di riorganizzazione e la vittoria definitiva del movimento. Può benissimo essere soltanto una strategia del governo per smobilitare il movimento e guadagnare tempo, per riprendere il progetto riorganizzativo più tardi.

In ogni modo, riteniamo  che questo ritiro dev’essere considerato dal movimento come una vittoria, anche se parziale, cosi come le dimissioni del segretario di educazione pubblica dello stato Herman Voorwald, che si è dimesso nell’ultimo periodo per la sua ostilità all’educazione pubblica e ai lavoratori dell’educazione.

Dobbiamo capire che non soltanto la vittoria contro la riorganizzazione non è garantita, ma che la lotta per l’educazione è piu ampia e, per questo, la lotta e l’organizzazione devono continuare. Le occupazioni hanno generato scintille che hanno acceso un immenso fuoco di resistenza a San Paolo. Adesso non bisogna lasciare che questo fuoco si spenga e provare ad aumentare questo incendio.. Continuare lottando e organizzando, affrontando la repressione, la diffamazione e imporre ai nemici altre sconfitte. Che l’attuale movimento di occupazioni e tutti quelli coinvolti possano sommarsi ad altri settori in un progetto trasformatore di maggior diffusione! Che possano contribuire direttamente con un ampio progetto di potere popolare!

Diamo qui tutto il nostro appoggio alle occupazioni delle scuole. Pretendiamo  di dare continuità, spalla a spalla, ai nostri lavori di lotta e organizzazione, cosi come la nostra costante disposizione a portare contributi!

Diamo anche il nostro completo appoggio all’ordine del giorno unificata che è stata presentata dal Coordinamento di Scuole Occupate, in speciale: il cancellamento della riorganizzazione; nessuna chiusura di scuola, aula o ciclo; un cronogramma di discussioni pubbliche per dibattere in maniera chiara e veritiera il sistema d’insegnamento; punizioni per i poliziotti che hanno represso i manifestanti; nessuna punizione o criminalizzazione per i  genitori, studenti, funzionari, insegnanti e solidali della lotta.

 

Solidarietà illimitata alle occupazioni!

Lottare, creare potere popolare!

Arriba l@s que luchan!

 

OASL/CAB

04/12/2015

 

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