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Fermare il caporalato, costruire l’alternativa libertaria nelle campagne!

Fermare il caporalato, costruire l’alternativa libertaria nelle campagne!

Fermare il caporalato, costruire l’alternativa libertaria nelle campagne!

A sei anni della rivolta di Rosarno e con l’arrivo di una nuova stagione delle grandi raccolte possiamo costatare che la situazione dei braccianti agricoli in Italia non è cambiata. Sottoposti al ricatto ed allo sfruttamento da parte di caporali, vivendo in “alloggi” fatiscenti, oppure costretti a dormire nelle serre, lavorando da 8 a 12 ore al giorno per una paga tra 2,50 – 3,00 all’ora: questa è la triste realtà della maggior parte dei lavoratori migranti nelle nostre campagne. Una realtà disumana che ad agosto dell’anno scorso, ancora una volta, ha visto accendere le luci dei riflettori dei mass media con il caso dei 4 braccianti morti sul lavoro che a causa delle temperature altissime sono caduti nei campi.
Lavoratori e lavoratrice invisibili per la legge e per la società, ma che si sono resi visibili attraverso uno sciopero generale nazionale di 8 ore, occupando le vie di Bari, lo scorso 25 giugno. Una manifestazione indetta da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila con il seguenti tema: “Stop Caporalato: Legalità e contratti.”
Eravamo a un corteo che ha riunito 15 mila persone, in gran parte migranti provenienti da India e Africa sub-saariana, insieme in piazza, lavoratori e lavoratrici agricoli/e che denunciavano le condizioni disumane in cui vivono e chiedevano la tutela e il riconoscimento dei loro diritti come lavoratori. Un corteo che non poteva che dimostrarsi di fatto anche antirazzista e antifascista, anche se non sbandierava esplicitamente queste bandiere.

Nel 2015, tra le 8862 aziende ispezionate nel settore agricolo, solo il 43% ha presentato piena regolarità, il restante si divide tra parziale irregolarità e completa irregolarità. In Italia sono il 28% le aziende nel settore agricolo a usare lavoro totalmente in nero, lavoro totalmente sfruttato con nessun diritto!

Sono stati registrati (quindi ci possono essere ancora di piu) 713 casi di utilizzo del caporalato. Ma che cos’è il caporalato?

Per caporalato s’intende quel lavoro che si svolge attraverso forme illegali di reclutamento e organizzazione della mano d’opera senza nessun rispetto alle tariffe contrattuali sui salari e a qualsiasi altro diritto sul lavoro. Una maniera di sfruttare al meglio grazie alla condiscendenza dello Stato. Inoltre, la precarietà costante di questi lavoratori, che aumenta quando non sono della zona il che è moltissimo frequente (quasi la regola), li obbliga a spendere continuamente per il trasporto, beni di prima necessità, e quindi contraggono debiti o spendono quasi tutto nella sopravvivenza (molte volte i lavoratori sono costretti a rimanere dentro le aree cui lavorano, al cui segue una sottrazione dei documenti). Potremmo dire, come i movimenti contadini brasiliani, che il caporalato non è altro che una altra forma di lavoro schiavo, e infatti “caporale” molti secoli fa era quello che nelle piantagioni dei latifondi a mano d’opera schiavile delle Americhe faceva da coordinatore dei lavori e da poliziotto.

Queste assurde condizioni di lavoro si impongono ai braccianti grazie alla violenza e alle minacce, ma la paura non sempre riesce a fermare la volontà di lottare, e in questi anni lo abbiamo visto tante volte.

Di recentissimo possiamo citare quando ad aprile nel Lazio, nella zona dell’agropontino, con lo sciopero che ha coinvolto 2 mila braccianti che sono andati a protestare a Latina su convocazione della Federazione Lavoratori dell’Agro-Industria (FLAI-CGIL).

E non possiamo dimenticare come praticamente sempre questi braccianti cosi tanto sfruttati siano migranti (India, Pakistan, Africa sub-Saariana) e neri, il che ci riporta al razzismo, che si è tristemente manifestato ancora una volta all’inizio di questo mese con l’omicidio di un ragazzo di 27 anni in una tendopoli a Rosarno da parte delle cosi sempre democratiche e accoglienti forze dell’ordine.

Il caporalato, lo sfruttamento, il razzismo, le frontiere, la polizia. Finiranno, non per un colpo di mano o per un meteorite improvviso che distruggerà la Terra, ma per la costruzione di legami di lotta e solidarietà sociale, la costruzione di una società che si intende diversamente da questa in cui viviamo, e per questo alternativa, una società che invece di basarsi sullo sfruttamento e la violenza si dovrà basare sul mutuo soccorso e l’autogestione, e per questo libertaria.

La lotta non si riassume a una manifestazione e riteniamo importante nella nostra strategia sostenere tutte le forme di autorganizzazione e di solidarietà con questi lavoratori ed è importante sottolineare come anche in questo campo esperienze diverse prendono la luce e cominciano a costruire realtà di lotta.

Ecco il compito che ci siamo dati, incidere nella realtà e trasformarla non solo con il programma rivoluzionario anarchico, ma con l’intervento sociale, per migliorare le condizioni di vita e allenarci nella lotta, costruendo mattone dopo mattone questo programma, che con modestia e coscienza chiamiamo l’alternativa libertaria.

Lottare, creare, potere popolare!

Alternativa Libertaria –

Sezione  (Roma)

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