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La Prima Internazionale e lo sviluppo dell’anarchismo e del marxismo

marxbakuninSia l’anarchismo che il marxismo si sono sviluppati nel 19° secolo dai movimenti per la democrazia, per i diritti dei lavoratori e per il socialismo. Con questo comune background, avevano non pochi punti di sovrapposizione ma anche di grande divisione. La divisione si consumò nel corso di un duro scontro tra fazioni all’interno della Prima Internazionale – ufficialmente nota come Associazione Internazionale dei Lavoratori. L’Internazionale era stata fondata nel 1864 e gli scontri tra le due fazioni iniziarono nei primi anni ’70, contemporaneamente alla Comune di Parigi (1871). Il movimento anarchico, fortemente influenzato da Mikhail Bakunin, si sviluppò in seno alla Prima Internazionale. D’altra parte, Karl Marx e Friedrich Engels stavano lavorando alla loro visione fin dagli anni ’40, ma anche il marxismo ebbe modo di espandersi sul piano teorico e pratico in seno alla Prima Internazionale.

Complessivamente, i lavori più ampiamente in circolazione sul conflitto interno all’Internazionale sono quelli scritti dal punto di vista dei marxisti. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati pubblicati un certo numero di lavori sul conflitto nell’Internazionale dal punto di vista degli anarchici. (cfr. Berthier 2015, Eckhardt 2016, 2015 Graham- tutti eccellenti.)

Come altre lotte politiche intestine nei gruppi di sinistra, anche nell’Internazionale ci furono scontri di personalità, false rappresentazioni del punto di vista dell’altro, scorrettezze riprovevoli e manipolazioni da entrambi i lati. Ma le questioni in gioco erano del tutto reali ed importanti. Tanto che un secolo e mezzo dopo, quegli stessi problemi ancora fanno discutere. La sinistra radicale di oggi può ancora imparare da questo scontro tra i giganti della nostra storia. Personalmente, mi identifico con la tradizione anarchica, pur essendo anche influenzato dal marxismo. E trovo che questa storia sia affascinante.

Anni dopo la scissione finale nell’Internazionale, Errico Malatesta, uno dei compagni  di Bakunin, scrisse che sia gli anarchici che i marxisti “cercavano di utilizzare l’Internazionale per gli scopi dei rispettivi partiti … .Noi, come anarchici, ci si basava principalmente sulla propaganda … mentre i marxisti … volevano imporre le loro idee a colpi di maggioranza cosa che era più o meno fittizia … Ma tutti noi, i bakuninisti al pari dei marxisti, cercavamo di forzare gli eventi piuttosto che fare affidamento sulla forza degli eventi. “(citato in Graham 2015 ; 137) (Con il termine “partito”, Malatesta voleva intendeva movimenti o tendenze).

Ma quali erano le questioni in gioco? In sintesi, Bakunin ebbe a dichiarare che una volta scoppiato il conflitto, si trattava di “una grande lotta tra due principi: quello del comunismo autoritario e quello del socialismo rivoluzionario” (citato in Eckhardt 2016, 77). Ma in realtà, ci fu ben poco dibattito sulle divisioni teoriche tra  marxismo e anarchismo. Ad esempio, la questione se ci dovesse essere nel dopo-rivoluzione uno “stato operaio” di transizione (” la dittatura del proletariato”) non divenne mai un dibattito di primo piano. Né la questione se il socialismo sarebbe avvenuto tramite la proprietà statale centralizzata o attraverso organizzazioni popolari decentralizzate (dell’unica questione veramente politica ne parliamo qui sotto).


Le accuse

Invece, Marx ed i suoi accusarono Bakunin di organizzare una cospirazione segreta dietro le quinte, il cui scopo era quello di controllare l’Internazionale, se non di distruggerla dall’interno. A sua volta Bakunin replicava che Marx già dominava sul Consiglio Generale dell’Internazionale e ne manipolava le sessioni congressuali, al fine di far passare il suo programma.

Gli anarchici e Marx (e altre tendenze) concordavano sul fatto che l’Internazionale dovesse promuovere la costituzione di sindacati in tutto il mondo. Nel suo programma Marx aggiungeva che ogni sezione nazionale dell’Internazionale dovesse costituirsi in partito politico per partecipare alle elezioni. Marx forzò questa posizione tramite una risoluzione che fece approvare in una riunione affatto rappresentativa tenutasi a Londra nel 1871. Tuttavia, Bakunin e gli anarchici non insistettero sul divieto per le sezioni nazionali di costituirsi in partito. Proposero invece che ogni sezione decidesse liberamente se partecipare alle elezioni (che era il modo con cui agiva l’Internazionale fin dalla sua fondazione). Ma Marx voleva che l’organizzazione fosse più centralizzata allo scopo di chiedere la costituzione di partiti.

La giustificazione di Marx per questa strategia elettoralista non è mai stato chiara per me. Dopo la Comune di Parigi del 1871 (che fu prima del Congresso di Londra), Engels scrisse una nuova introduzione al Manifesto Comunista, con una citazione tratta dal lavoro di Marx, “Guerra civile in Francia”: Una cosa particolare è stata dimostrata dalla Comune, vale a dire, che “la classe operaia non può semplicemente impadronirsi della macchina statale già pronta e metterla in moto per i propri scopi “(Marx & Engels 1955, 6). Questa affermazione appare come un rifiuto di una strategia elettorale. Implica che la classe operaia e degli oppressi non poteva prendere in consegna lo Stato capitalista, o, se lo avesse fatto, la classe operaia non poteva usarlo per la propria liberazione. Significa che lo stato esistente deve essere rovesciato e sostituito con altre istituzioni. Eppure Marx ed Engels hanno continuato a spingere per i partiti elettorali dei lavoratori fino a sostenere anche che potevano essere eletti al potere statale in alcuni paesi, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti

D’altra parte, “l’obiezione di Bakunin [era] che participare alla politica avrebbe comportato per il movimento operaio legarsi allo Stato e quindi vanificare le rivendicazioni social-rivoluzionarie … La libertà si può ottenere solo rifiutandosi di partecipare alla esistenti strutture di potere, distruggendo quelle strutture di potere, e creando nuove forme di comunità “(Graham, 2015; 15).

Il marxista David Fernbach scrive: “Marx sperava di trasformare gli organismi dell’Internazionale nei vari paesi in partiti politici incentrati su Londra. Già nel 1867 … Marx aveva scritto a Engels, ‘Nella prossima rivoluzione … noi (cioè io e te) avremo questa potente macchina nelle nostre mani.’ … le restanti condizioni per trasformare l’Internazionale in un corpo più centralizzato e disciplinato sono già ad un certo grado di omogeneità ideologica …. [Ai congressi dell’Internazionale] Marx ed Engels … non rifuggivano certamente dall’usare mezzi scorretti “riprovevoli” quando le necessità politiche lo richiedevano“. (” Introduzione “, 1992, 47 e 49). (qui si preferisce citare il filo-marxista Fernbach, un’autorità sulla vita e sull’opera di Marx, piuttosto che testi pro-anarchici. Viceversa, quando si farà riferimento ai limiti di Bakunin e degli anarchici, si citeranno fonti pro-Bakunin).

Le “scorrettezze riprovevoli” di Marx si manifestarono nella convocazione di congressi a cui alcuni dei bakuninisti non potevano partecipare, nella stampa di deleghe in bianco per avere il numero legale nei congressi, nel trasmettere false informazioni sui bakuninisti, facendo nomi e ricorrendo alla calunnia. Per esempio, Marx denunciava Bakunin come un reazionario “pan-slavista”, anche se Bakunin aveva abbandonato questa posizione anni prima. Marx accusava Bakunin per le azioni malvagie condotte da un giovane psicopatico e nichilista chiamato Nechayev, molto amico di  Bakunin, “… benché si sapesse che Bakunin non era colpevole di niente di peggio di un errore di giudizio e di stupidità” (Fernbach 1992, 49). Questo caso venne usato come giustificazione per espellere dall’Internazionale Bakunin, James Guillaume e altri anarchici nel 1872. Questo portò alla scissione organizzativa nell’Internazionale.

Per quanto riguarda Bakunin, era vero che aveva avviato un’organizzazione politica internazionale, quella che lavorava all’interno e all’esterno della Prima Internazionale. È nota sotto vari nomi, a volte la “Fratellanza Internazionale”, ma soprattutto come “Alleanza Internazionale della Democrazia Socialista”. In generale, era una rete di compagni e amici di Bakunin, diffusi in tutta Europa. A volte ha avuto una consistenza di massa, in particolare nella regione del Giura della Svizzera e in Spagna. Originariamente aveva chiesto di aderire all’Internazionale, ma questo non venne permesso. La sezione svizzera invece era stata accettata come una sezione dell’Internazionale.

Pur affermando di essersi sciolta, in realtà l’Alleanza continuava la sua azione. In sé, questa non sembra essere una cosa così terribile. Perché gli anarchici (o chiunque altro) non potevano avere un’organizzazione socialista transnazionale all’interno dell’Internazionale? Marx sostenne che questa cospirazione segreta esisteva per controllare (o distruggere) l’Internazionale. In realtà i membri dell’Alleanza erano noti per aver lavorato duramente per costruire le sezioni dell’Internazionale in Svizzera, in Spagna e in Italia.

Una parte del problema sta nel fatto che Bakunin aveva fama di creare costantemente, sulla carta e nella sua immaginazione, società segrete guidate da autorità gerarchiche, con se stesso al vertice – società che dovevano agire dietro le quinte del movimento di massa. Il nostro obiettivo è la creazione di una associazione rivoluzionaria potente ma sempre invisibile che preparerà e dirigerà la rivoluzione” (Bakunin citato in Dolgoff 1980; 10) “Dobbiamo essere i piloti invisibili che guidano la rivoluzione … tramite la dittatura collettiva di tutti i nostri Alleati [membri] “(ibidem 180). Ciò è stato poi riequilibrato da dichiarazioni contrarie nelle quali non si prevedeva che questa associazione governasse i lavoratori o fosse una dittatura aperta. Tuttavia, come afferma Morris, uno scrittore pro-Bakunin, “gli scritti di Bakunin sulle società segrete sembrano spesso contraddire i suoi principi anarchici …” (1993, 150) Dolgoff, un ammiratore di Bakunin, scrive: “i compagni più vicini a  Bakunin … … consideravano i suoi schemi per elaborate e centralizzate società segrete del tutto incompatibili con i principi libertari “. (1980; 182) Ciò ci dice qualcosa sulle peculiarità di Bakunin, ma non molto sul movimento. Quasi tutti gli altri anarchici (o “federalisti” o “socialisti rivoluzionari”, come spesso si chiamavano) vedevano l’Alleanza come una libera associazione di compagni.

Se è per questo, anche Marx e Engels avevano una rete di amici e alleati che cercavano di costruire. Hanno avuto regolarmente una corrispondenza con i socialdemocratici tedeschi. Spedirono in Spagna una delle nuore di Marx per cercare di disorganizzare le sezioni anarchiche e provocarne una scissione se necessario (cosa che fallì). Marx era anche disposto ad allearsi con la corrente blanquista, altamente centralizzata e segretamente cospiratoria fino a sostenere Marx nella sua manovra di centralizzare l’Internazionale.

In teoria, Marx aveva dichiarato di essere contrario alla formazione di correnti, con i propri dogmi, all’interno del movimento operaio. Ha sostenuto che si sarebbero dissolte nel corso reale della lotta popolare. Il processo storico avrebbe prodotto la giusta direzione generale. Pertanto, si opponeva a tutte le fazioni basate su specifiche e pre-stabilite opinioni politiche all’interno dell’Internazionale.

Ma Marx credeva di conoscere il corso che la storia avrebbe preso. Era sicuro che i lavoratori avrebbero formato partiti politici e sarebbero andati alle elezioni; che ciò in qualche modo avrebbe portato i lavoratori a formare il loro Stato e poi a nazionalizzare l’economia come inizio del comunismo. Marx non considerava tutto questo come un programma da proporre agli operai, quanto come il corso più o meno inevitabile della storia che i lavoratori dovevano prendere per andare verso il potere operaio e verso il socialismo. Fu, presumibilmente, questa certa credenza in un futuro preordinato che indusse Marx ad auto-giustificare i suoi metodi autoritari e “riprovevoli”. Allo stesso modo, fu proprio questo senso di sicurezza assoluta che avrebbe portato i successivi marxisti-leninisti a compiere le loro atrocità con la dittatura, gli omicidi di massa ed il super-sfruttamento. Erano sicuri che alla fine ne sarebbe uscita una società libera e cooperativa.

Purtroppo, Bakunin aveva altri tratti autoritari “riprovevoli” che inficiavano la sua posizione. Si tratta soprattutto di suoi scritti (molti non pubblicati al momento) che denunciavano Marx quale ebreo tedesco e denunciava i tedeschi e gli ebrei in termini gravemente razzisti. Un biografo anarchico scrive: “Questo antisemitismo fu un tema vile e inquietante in alcuni suoi scritti in questo periodo” (Leier 2006; 247). Nel 1869 fu accusato da Hess di aver tentato di distruggere l’Internazionale e di essere una spia della polizia. Bakunin replicò a questa calunnia “scrivendo una lunga risposta [che] degenerò in un’invettiva antisemita ...” (Graham 2015; 125)

Bakunin scrisse di Marx che egli era aduso a “intrighi sotterranei, rancori inutili, miserabili animosità, biechi insulti e infami calunnie, tratti che inoltre caratterizzano la lotta politica di quasi tutti i tedeschi …” (citato in Berthier 2015; sottolineatura mia). Così scriveva Bakunin: “Il sig. Marx è un patriota [tedesco] non meno ardente di Bismarck … .Egli desidera l’instaurarsi di un grande Stato germanico, che glorificherà il popolo tedesco … Marx … si considera almeno come il successore di Bismarck … .Ciò che li unisce … è un vero e proprio culto dello Stato (cfr. Dolgoff 1980, 314-315). Bakunin ha sostenuto che gli Slavi e le “razze” latine erano naturalmente libertarie, mentre il popolo germanico era sempre autoritario. I sentimenti antiebraici [di] Bakunin … erano spesso un sottoprodotto del suo atteggiamento anti-tedesco … Queste osservazioni non sono conformi alle idee anarchiche per le quali Bakunin è diventato famoso” (Eckhardt 2016; 196), (nelle sue lettere , Marx talvolta ha fatto osservazioni nazionali scioviniste e razziste, ma non erano nulla rispetto alle filippiche di Bakunin, né giustificano Bakunin.)

Questo anti-germanismo non era solo di Bakunin. Il suo compagno più vicino, James Guillaume, ha scritto un libro, “Karl Marx, il pan-germanista”. Questo anti-germanismo razzista ebbe in parte un ruolo in seguito nel convincere una minoranza di anarchici influenti a sostenere gli alleati imperialisti contro i tedeschi imperialisti della Prima Guerra Mondiale – tra cui Kropotkin e Guillaume.

Il problema del potere

Nel complesso, credo che all’interno della Prima Internazionale gli anarchici avessero le migliori idee e le migliori pratiche nella lotta . La storia ha dimostrato che la strategia elettorale dei partiti marxisti ha portato ad accomodarsi col capitalismo e con lo Stato. Gli anarchici erano nel giusto nell’opporsi a questa strategia.

Marx non era in realtà un adoratore dello Stato. Concordava con gli anarchici che l’obiettivo era di mettere fine allo Stato. Ma la sua strategia era che i lavoratori utilizzassero lo Stato come strumento chiave per il potere dei lavoratori e come inizio del socialismo. Gli anarchici erano nel giusto nell’opporsi alla prospettiva marxista di conquistare il potere statale (sia per via elettorale che tramite una rivoluzione che sostituisce lo Stato capitalista con un nuovo Stato).

Questo problema è sempre risultato un po ‘confuso, a mio avviso, a causa dell’approccio anarchico alla questione del “potere”. Gli anarchici spesso dichiarano di non essere favorevoli al fatto che i lavoratori “prendano il potere”. In realtà sono generalmente a favore del fatto che i lavoratori creino consigli e assemblee federati, nei luoghi di lavoro e nei quartieri, per sostituire lo Stato e il capitalismo. Gli anarchici sono perchè il popolo lavoratore rovesci tutte le istituzioni capitalistiche e le sostituisca con una nuova società. La differenza fondamentale con i marxisti è che i marxisti volevano “prendere il potere statale”. Essi cercavano di creare un nuovo “Stato operaio”, ma lo Stato è una macchina sociale alienata, con burocrazie, militari e polizia, politici professionisti, ecc., che si erge sul resto della società  tenendo la popolazione sottomessa. Questo è ciò a cui gli anarchici sono assolutamente contrari.

Come afferma Berthier, i marxisti cercavano “la conquista del potere politico attraverso le elezioni”, mentre gli anti-autoritari intendevano “conquistare il potere sociale, creando forme nuove e radicalmente diverse … attraverso le quali potesse andare avanti la ricostruzione sociale. “(2015; 13) L’obiettivo degli anarchici era” avere il potere sociale della classe operaia per sostituire il potere politico borghese “(ibidem 80)

Gli sviluppi successivi

Al tempo della scissione nell’Internazionale, gli anarchici avevano le sezioni nazionali con più militanti. Anche le correnti che avevano lavorato con Marx, come i Blanquisti e i funzionari sindacali britannici, presero le distanze da Marx. Al di fuori dei socialisti tedeschi (che avevano giocato un piccolo ruolo nell’Internazionale) c’erano pochi marxisti. Tuttavia, nel corso del tempo i marxisti sono riusciti a diventare la maggiore componente del movimento internazionale dei lavoratori. Fino alla Prima Guerra Mondiale, gli anarchici erano ancora la corrente principale dell’estrema sinistra all’interno del movimento. Ma con la Rivoluzione Russa, quando i marxisti sembravano aver dimostrato di poter fare una rivoluzione, gli anarchici furono ridotti ad una minoranza anche all’interno dell’estrema sinistra.

Quali debolezze hanno mostrato gli anarchici tali da portare a questa relativa emarginazione? Uno dei problemi va rinvenuto nella mancanza di sviluppo teorico tra gli anarchici, che spesso hanno ceduto all’antintellettualismo. Bakunin aveva spesso espresso grande ammirazione per l’opera teorica di Marx. Anche nei suoi attacchi più marcati contro Marx, Bakunin ribadiva il suo rispetto per l’economia politica di Marx. Altri anarchici erano altrettanto impressionati dalle teorie di Marx (ma non dalla sua politica). Eppure, questo non è stata opera del movimento anarchico. C’erano preziose opere di Kropotkin e altri che discutevano di come poteva essere la società anti-autoritaria. Ma c’erano poche o nessuna analisi su come funzionava il capitalismo e come dovesse reagire il movimento dei lavoratori in condizioni diverse. “La scomparsa di un movimento di massa è andata di pari passo con un esaurimento nel livello teorico del movimento” (Berthier, 2012; 133)

Berthier cita quello che considera come un grande problema nel movimento anarchico / anti-autoritario. Egli ritiene che gli anarchici abbiano reagito in modo eccessivo contro l’impulso di Marx per la centralizzazione burocratica dell’Internazionale, finendo per opporsi a quasi tutto ciò che può apparire autoritario o aver a che fare con l’organizzazione. “Si sviluppò un’opposizione a tutte le forme di organizzazione come una reazione contro la centralizzazione e la burocratizzazione messi in atto da Marx … … La base stessa della dottrina elaborata da Proudhon e Bakunin – con il federalismo come centro di gravità – sarebbe stata abbandonata … Grandi teorici del movimento libertario … sostenevano il federalismo, ovvero un equilibrio tra … l’azione autonoma delle strutture di base e la centralizzazione” (Berthier 2015; 154-5). Anche se non è un anti-organizzatore, Graham (2015) ha un parere diverso, ma sono d’accordo con l’analisi di Berthier.

Il  rifiuto di una specifica auto-organizzazione anarchica era coerente con una prospettiva di azioni individuali o di piccoli gruppi. Invece di lavorare per costruire movimenti di massa, attraverso la propaganda e l’organizzazione sindacale, molti anarchici si sono rivolti alla  “propaganda del fatto” su piccola scala, spesso interpretata come elitarie insurrezioni o azioni individuali terroriste. Così facendo speravano di ispirare la rivoluzione, ma questo orientamento ha portato  gli anarchici all’isolamento. Altri (in particolare gli anarco-sindacalisti) hanno reagito a questo isolamento ritornando al sostegno di azioni di massa, tra cui l’organizzazione sindacale e la partecipazione agli scioperi.

Alcuni hanno continuato (o rinnovato) la tradizione dell’Alleanza di Bakunin organizzando specifiche federazioni anarchiche – in forme democratiche. Nel tempo, questo è diventato “dualismo organizzativo” (o “neo-piattaformismo” o “especifismo”): sono quegli anarchici rivoluzionari che si accordano tra loro e formano una federazione “specifica”. Allo scopo di migliorare la loro efficacia quando si è coinvolti in organizzazioni più ampie, quali sindacati o gruppi di comunità o movimenti anti-guerra.

Conclusioni

Dopo la divisione nell’Internazionale, i marxisti hanno continuato a costruire partiti socialdemocratici abbastanza grandi in Germania e in altri paesi importanti. La maggior parte di questi partiti avrebbe poi tradito il socialismo sostenendo i loro stati imperialisti nella Prima Guerra Mondiale e opponendosi alle rivoluzioni successive. Oggi hanno abbandonato ogni pretesa di sostenere una nuova società. Una parte del movimento marxista ha cercato di rilanciare il suo patrimonio rivoluzionario, sotto la guida di Lenin e Trotsky. Ma è finita con la creazione di mostruosi ed autoritari capitalismi d stato responsabili di stermini di massa, prima di collassare nel più tradizionale capitaismo. Finora, il marxismo ha completamente fallito nel suo obiettivo originario della rivoluzione della classe operaia nei paesi industrializzati.

L’anarchismo si è diffuso in tutto il mondo, creando diverse volte ed in diversi paesi grandi sindacati, eserciti popolari e federazioni anarchiche. E però anche l’anarchismo ha fallito, nel non essere riuscito a portare a rivoluzioni vitttoriose della classe lavoratrice e dei popoli oppressi.

Noi che crediamo nella libertà, dobbiamo imparare dai nostri errori e dai nostri successi se finalmente riusciremo a fare rivoluzioni, prima delle crisi finali del crollo capitalista, prima della guerra nucleare o della catastrofe ecologica globale. Dobbiamo quindi studiare la nostra storia, tornando indietro almeno alla Prima Internazionale.

Wayne Price

(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca – Ufficio Relazioni Internazionali)

Bibliografia

Berthier, Rene’ (2015). Social Democracy and Anarchism in the International Workers’ Association 1864—1877. (Trans. A.W. Zurbrug.) London: Anarres Editions.

Dolgoff, Sam (ed.) (1980). Bakunin on Anarchism. Montreal Canada: Black Rose Books.

Eckhardt, Wolfgang (2016). The First Socialist Schism; Bakunin vs. Marx in the International Working Men’s Association. (Trans. R.M. Homsi, J. Cohn, C. Lawless, N. McNab, & B. Moreel.) Oakland CA: PM Press.

Fernbach, David (ed.) (1992). Karl Marx; The First International and After; Political Writings; Vol. 3. London: Penguin Books/New Left Review.

Graham, Robert (2015). We Do Not Fear Anarchy, We Invoke It; The First International and the Origins of the Anarchist Movement. Oakland CA: AK Press.

Leier, Mark (2006). Bakunin; The Creative Passion. NY: Thomas Dunne Books.

Marx, Karl, & Engels, Friedrich (1955). The Communist Manifesto. (Ed. S. H. Beer.) Northbrook IL: AHM Publishing.

Morris, Brian (1993). Bakunin; The Philosophy of Freedom. Montreal, Quebec, Canada: Black Rose Books.

*scritto per www.Anarkismo.net

 

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