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RIPARTIRE DALLE LOTTE PER MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA PER BATTERE RAZZISMO, FASCISMO, POPULISMO.

RIPARTIRE DALLE LOTTE PER MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA PER BATTERE RAZZISMO, FASCISMO, POPULISMO.
Dicembre 28
00:28 2019

Da sempre la politica parlamentare antifascismo no pasaranitaliana ha riservato colpi di scena e sorprese, ma questa volta dobbiamo ammettere che il trasformismo espresso nell’ultima crisi governativa ha superato ogni previsione visto che si è riusciti a costituire il nuovo Governo sostituendo semplicemente uno dei contraenti fondamentali – la Lega con il PD – pur mantenendo lo stesso Presidente del Consiglio. La cosa ha suscitato naturalmente grande scandalo in quelli che sono stati sostituiti, ma ciò solo per il fatto che si sono trovati fuori dal Governo visto che in altre occasioni anch’essi avevano usato gli stessi metodi trasformistici per perseguire posti di potere. Il Governo presieduto da Giuseppe Conte, quel Conte bis definito impropriamente dai media come giallo-rosso, antiproletario come quello che lo ha preceduto, già subito dopo l’insediamento dava quindi segnali di difficoltà di vedute e di impostazione politica omogenea, ma come quello precedente giallo-verde viene tenuto insieme, almeno per ora, dal collante del potere e dalla spinta alla sopravvivenza. Infatti, nonostante che da parte dei contraenti dell’accordo di Governo ci sia la ricorrente tentazione di andare ad una rottura, lo spettro delle elezioni e di una possibile vittoria della destra capeggiata da Matteo Salvini spinge la coalizione di centro sinistra e M5S ad una precaria unità e ad andare avanti nonostante la evidente divisione dei partiti – e nei partiti – che la compongono. Anche la sconfitta elettorale rimediata dal centro sinistra nella vecchia roccaforte rossa dell’Umbria, assieme al tracollo del M5S, sembra essere stata assorbita seppure con grande difficoltà.

Un aiuto insperato che ha riacceso speranze ed entusiasmi è giunto inaspettatamente dal folgorante apparire nelle piazze italiane del movimento delle Sardine; un movimento che non si schiera con alcun partito in particolare ma che essendo nato come reazione alla politica razzista, securitaria, populista portata avanti dallo schieramento capeggiato da Salvini sembra destinato – al di là delle intenzioni dei promotori – a riportare consensi verso le forze di governo e principalmente al Partito democratico. Diciamo questo perché, pur dichiarandosi le Sardine al di sopra dei partiti, dopo questa prima ed euforica fase di mobilitazione si troveranno ad operare delle scelte che volendo restare sul piano elettorale si indirizzeranno sui partiti sopra citati, a meno che in futuro non subentri la tentazione di correre in proprio o quella meno probabile di percorrere strade movimentiste diverse da quella parlamentare.

Le piazze piene di persone che esprimono apertamente il loro antifascismo, la solidarietà, il senso di comunità, che respingono il razzismo, sono un fatto positivo che però non deve farci perdere di vista la necessità di rivendicare obiettivi materiali tesi a ribaltare i rapporti di forza in favore delle classi sfruttate. Senza questi obiettivi, che al momento stentano emergere in quelle piazze, l’antisalvinismo fine a se stesso rischia di essere in qualche modo una ripetizione dell’antiberlusconismo: a Berlusconi, non certo abbattuto da movimenti di lotta, subentrarono governi antiproletari del calibro di Monti e di Renzi; all’odierno Salvini, a conti fatti ben più pericoloso del Cavaliere, rischia di succedere col tempo un Salvini ancora più forte se non inquadriamo l’avanzare della destra come una distorta reazione di vasti strati popolari all’ingiustizia sociale ed alla diseguaglianza. E’ certamente un paradosso che la Lega, con le sue proposte tese a favorire i vari settori della borghesia, appaia agli occhi di consistenti settori di proletari come una alternativa al sistema, ed in questo certamente vi sono grosse responsabilità da parte di una “sinistra” ministeriale e parlamentare tutta tesa alla salvaguardia del sistema. Meno di due anni fa il 40% degli iscritti alla Cgil hanno votato M5S o Lega, e presumibilmente una percentuale anche maggiore di iscritti alla Cisl ed alla Uil si sono espressi in tal senso; non ci stupiremmo se anche tra gli iscritti ed i simpatizzanti dei sindacati di base si fosse riprodotto un simile risultato. Tutti questi sono lavoratori, pensionati, disoccupati, molti dei quali massacrati economicamente e socialmente dalla politica attuata dai vari governi, che hanno riposto la loro voglia di cambiamento in movimenti apparentemente antisistema, salvo poi accorgersi dell’errore quando forse sarà troppo tardi. Se non invertiamo le politiche sociali e se non costruiamo battaglie culturali all’insegna della solidarietà e dell’uguaglianza, ripartendo inoltre dalla lotta e dal radicamento nei posti di lavoro, nei quartieri, tra i giovani, c’è il rischio concreto di illudersi nelle piazze mentre la destra sempre più pericolosa della Lega e di Fratelli d’Italia guadagna nuovi consensi.

Intanto per il Governo l’agenda delle difficoltà si allunga ogni giorno di più con le ripetute vicende internazionali, con il MES, e con i tanti tavoli di crisi aziendali in cui spiccano le drammatiche situazioni della Whirlpool, di Alitalia, e soprattutto della Arcelor Mittal di Taranto dove la multinazionale dell’acciaio non desiste dall’intento della chiusura del grande impianto – in una fase di crisi di sovrapproduzione del settore – senza peraltro voler procedere alla onerosa ma indispensabile bonifica ambientale. Quest’ultima crisi, che va inquadrata nella fase di ristrutturazione internazionale del settore dell’acciaio, è un esempio eclatante della nocività del capitalismo che si dispiega sul piano ambientale, occupazionale, della sicurezza e della salute, senza peraltro poter risolvere quegli squilibri economici che alimentano o rischiano di far scoppiare sempre nuove guerre locali ed internazionali ma che generano anche le lotte del proletariato in molti paesi.

Accanto a queste lotte, durante l’anno che volge al termine, abbiamo visto emergere anche le mobilitazioni di tanti giovani che nei vari continenti sono scesi in piazza in difesa dell’ambiente richiedendo ai governanti fatti concreti e non solo dichiarazioni di intenti. L’impegno dei giovani su questi temi è di per sé un fatto positivo, ma lo sarà ancora di più se queste mobilitazioni riusciranno a concretizzare le lotte contro chi ha la responsabilità della distruzione del pianeta e delle sue risorse – così come dello sfruttamento di miliardi di proletari – ha un nome ben preciso: si chiama capitalismo, e contro questo è necessario indirizzare le lotte per giungere ad una società basata sull’uguaglianza, sulla solidarietà, sul rispetto dell’ambiente.

Assieme alle tante situazioni orribili costituite dallo sfruttamento dei lavoratori, dalle violenze sulle donne e sui minori, dalla morte di tanti migranti che rischiano la loro vita per cercare un futuro migliore, dal crescere del razzismo, del fascismo e delle discriminazioni, dallo stravolgimento dell’ambiente, dalle guerre, una speranza nasce dalle mobilitazioni dei giovani, delle donne, dei lavoratori, dei proletari tutti che pretendono dignitose condizioni di vita. Vedremo nel prossimo futuro se tutto questo potrà uscire dal settoriale, e dal temporale, saldandosi in lotte generalizzate; noi comunisti anarchici lottiamo, con le nostre forze, proprio per questo.

15 dicembre 2019

106° Consiglio dei Delegati

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