Alternativa Libertaria_FdCA

Non abbiamo dubbi che le cause della recente “emergenza climatica” abbiano una base sociale.

Un società che si regge su basi gerarchiche, espressione di rapporti sociali di classe, che estende il dominio dell’uomo sull’uomo sulla natura, non può che mettere al centro del suo agire gli interessi di una classe dominate contro gli interessi comuni. E questi obiettivi vanno sostenuti e perseguiti con qualsiasi mezzo, anche con l’uso della violenza e della repressione di Stato.

E’ notizia di questi giorni dell’arresto di tre giovani di “Ultima Generazione” (e non sono gli unici) per un blocco stradale con il quale chiedono la costituzione di un “Fondo permanente di riparazione e di assistenza” di 20 miliardi di euro per far fronte ai danni che diverse migliaia di persone hanno subito durante gli ultimi intensi eventi atmosferici (vedi Emilia Romagna e Toscana).

La risposta che lo Stato mette in campo di fronte a queste richieste è sempre più sproporzionata e scomposta: chiedere l’arresto in flagranza per violenza privata aggravata per un blocco stradale  la dice lunga  sia sul grado di repressione sociale che questo governo mette in campo (d’altra parte il decreto sicurezza 2023 peggiora sensibilmente il già pessimo omologo del 2018), sia sulla necessità di silenziare  chi chiede che il disastro climatico venga affrontato seriamente.

Eppure non passa anno che gli effetti dell’emergenza climatica non si fanno sentire: se in estate le temperature superano di gran lunga le medie degli anni precedenti, nel periodo autunnale le piogge intense sono la norma e i danni economici e sociali sono immensi.

In particolare, in un territorio come il nostro, con una densità di popolazione molto elevata, che,  dal dopoguerra in poi, ha subito pesanti attacchi speculativi attraverso una cementificazione ed una urbanizzazione che lo ha reso molto più fragile di fronte ai cambiamenti climatici seguiti al riscaldamento globale.

Mentre le nostre città vanno sott’acqua con danni miliardari, il Governo Meloni, in ritardo nel destinare i fondi per le zone colpite dagli eventi atmosferici, non è in grado di gestire i fondi europei per la transazione ecologica e fa la politica del “bastone e della carota” stanziando un sacco di soldi alle grandi opere (vedi ponte sullo stretto di Messina).

Ma la situazione non è migliore sul piano internazionale. Infatti, la sottovalutazione del rischi del climate change da parte delle potenze capitalistiche mondiali, ha bruciato l’ultima occasione per per avere una possibilità realistica di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi.

Un’allarmante analisi dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano delinea uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i tre gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell’ecosistema globale e colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone.

Ovunque nel mondo movimenti associazioni e singoli si stanno mobilitando per sensibilizzare i governi e per contrastare le scellerate scelte capitaliste e predatorie che porteranno al “punto di non ritorno” per il genere umano; in Olanda per 27 giorni consecutivi gli attivisti di Extinction Rebellion, insieme a migliaia di manifestanti, hanno bloccato l’autostrada A12 all’Aia, per protestare contro i sussidi ai combustibili fossili. Dopo 1 mese di blocchi e 9000 arresti tra i manifestanti, il governo ha dovuto approvare una mozione per la progressiva diminuzione dei sussidi alle fonti energetiche di origine fossile.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai giovani di “Ultima Generazione” che, con coraggio e mettendo la propria faccia, si fanno promotori di iniziative di azione diretta che denunciano i ritardi dei governi nel affrontare l’emergenza climatica.

L’illusione della crescita infinita, il mito dell’aumento inarrestabile dei consumi, il modello delle grandi opere, l’aumento delle temperature e l’innalzamento degli oceani sono cause ed effetti di un modello economico e sociale, quello capitalistico, che produce solo guerre, sfruttamento e emergenze sociali.

Superare questo modello basato sul profitto di pochi, verso una società orizzontale, ecologista e fondata sulla cooperazione e sulla solidarietà sociale sono le condizioni minime per uscire dall’emergenza climatica.

FDCA/AL