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Unificare le lotte

E-commerce e gig-economy: terminologie inglesi, moderne e legate al mondo tecnologico per descrivere modelli d’impresa che in realtà basano il loro successo, e i loro faraonici profitti, su un concetto che di innovativo ha ben poco: lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori.

Le vendite on-line, agevolate dalla pandemia del coronavirus, sono aumentate vertiginosamente in tutto il mondo, scatenando gli appetiti delle grandi società di consegna espressa e logistica che, attratte dalle prospettive di profitto di un mercato in forte crescita, stanno acquisendo società minori concentrando l’offerta nelle mani di poche aziende che, attuando processi di economia di scala, aumentano i profitti e riducono il costo del lavoro.

Dietro gli algoritmi alla base delle piattaforme di consegna a domicilio, così come dietro quelli in uso in Amazon, non c’è alcuna particolare innovazione se non quella di ottimizzare lo sfruttamento della forza lavoro aggredendo l’occupazione, conquiste e diritti così come è sempre stato e accade in ogni ambito produttivo, privato e pubblico della società capitalistica: ma l’opposizione della nostra classe alle manovre del capitale continua a manifestarsi e allora:

“I PADRONI HANNO PAURA E CHIAMANO LA QUESTURA”

Piacenza, mercoledì 10 marzo.

La multinazionale FedEx, subito dopo l’acquisizione di Tnt, ha annunciato il licenziamento di 6300 dipendenti in tutta Europa, di cui 650 in Italia.

Il progetto di riduzione di personale in Italia ha trovato la ferma opposizione delle maestranze exTnt di Piacenza che, con il Sindacato SiCobas, si sono subito attivate con un picchetto davanti ai magazzini che si è protratto per 13 giorni resistendo anche alle cariche della polizia intervenuta in assetto antisommossa, ottenendo comunque il ritiro dei licenziamenti annunciati e miglioramenti economici.

Ma la repressione poliziesca non si è fatta attendere e, nella notte del 10 marzo, 25 operai della Tnt sono stati portati in questura dopo perquisizioni domiciliari mentre per due coordinatori locali del Si.Cobas, sono stati disposti gli arresti domiciliari con l’accusa di resistenza aggravata.

Prato, mercoledì 10 marzo.

Le maestranze dell’azienda tessile Texprint di Prato, in presidio da due mesi con il Sindacato Si Cobas,  che chiedono di lavorare otto ore al giorno per cinque giorni la settimana contro i turni attuali di dodici ore, sono aggredite dalla polizia in tenuta antisommossa.

Bergamo, giovedì 11 marzo

“La Dda di Brescia nell’ambito delle indagini relative alle buste con proiettili dell’estate scorsa contro Confindustria Lombardia, Bergamo e Brescia, ha effettuato una serie di perquisizioni in particolare nella Bergamasca. Fonti di stampa parlano anche di alcuni indagati, con contestazioni pesantissime, legate all’articolo 270bis (associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico), 612 (minacce) e 339 (aggravante per lesione minacciate)”. (da “Radio Onda d’Urto)

Tra le persone oggetto del provvedimento ci sono anche coloro che in questi mesi hanno effettuato presidi di massa per protestare contro la gestione della sanità lombarda in materia di Covid, che ha visto la Regione cedere alle richieste di Confindustria intesa a garantire in ogni caso la produzione agevolando così la diffusione della pandemia.

            Tutte queste operazioni poliziesche non sono casuali ma rientrano in un piano che intende reprimere e scoraggiare ogni comportamento ostile alla pacificazione sociale, quale conseguenza di quell’unità nazionale che vede convergere le forze politiche parlamentari, i sindacati confederali, governo e Confindustria in una dimensione corporativa per la gestione del Recovery Fund, sotto la guida di Mario Draghi, garante degli interessi del grande capitale multinazionale.

  • La forte protesta dei portuali di Genova contro l’arroganza di Confindustria;
  • lo sciopero di tutta la filiera italiana di Amazon indetto dai sindacati confederali per il 22 marzo, primo sciopero di questo genere in Europa e nel mondo, contro i carichi di lavoro, per la riduzione dell’orario di lavoro, per un migliore inquadramento professionale, per la sicurezza e per la rappresentanza sindacale;
  • lo sciopero nazionale indetto per il prossimo 26 marzo dall’assemblea delle Rider e dei Rider della Rete «RiderXidiritti», per un contratto rappresentativo che riconosca le Rider e i Rider come lavoratrici e lavoratori dipendenti e che ha visto la partecipazione di 32 realtà auto organizzate;

queste mobilitazioni sostengono le precedenti e dimostrano che “non siamo tutti sulla stessa barca” e che l’opposizione intransigente alle manovre di governo e dei padroni non appartiene al passato, ma è una prospettiva concreta e praticabile per la difesa degli interessi delle classi subalterne, sulle quali ricadono i costi della crisi economica accentuati dall’attuale pandemia.

 

SOLIDARIETA’ ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI CHE HANNO SUBITO LA REPRESSIONE.

 

Auspichiamo una massiccia adesione agli scioperi indetti per il 22 marzo e per il 26 marzo;

 

invitiamo tutte e tutti a riscoprire e praticare la solidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori boicottando nelle giornate di tali scioperi le piattaforme Deliveroo, Just Eat, Glovo, Uber Eats e Amazon.

 

 

  • Unificare le lotte dei settori privati e pubblici, del precariato e della disoccupazione;
  • costruire una grande vertenza su obiettivi quali il salario, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga e per rilanciare concretamente pensioni e stato sociale.

 

PRATICHIAMO E RAFFORZIAMO L’ORGANIZZAZIONE DAL BASSO DELLE LOTTE

 

17 marzo 2021

Alternativa Libertaria/FdCA