La Turchia ed il Libero Esercito di Siria prendono Jarablus all’ISIS senza combattere
Le truppe turche ed i miliziani del cosiddetto “islamista moderato” Libero Esercito di Siria (FSA) sono entrati nel centro della città di Jarablus togliendo all’ISIS tutti i palazzi governativi. Dai reports si apprende che non ci sarebbero stati scontri tra i due schieramenti dal momento che l’ISIS aveva già abbandonato la città da alcuni giorni. Filmati girati da miliziani del FSA fanno vedere anche che non ci sono civili presenti della città della Siria settentrionale.
Più di 20 carri armati turchi e 500 soldati turchi insieme ai miliziani del FSA sono penetrati stamattina nel nord della Siria all’interno dell’operazione “Euphrates Shield’, definita dagli ufficiali turchi un “atttacco allo ISIS ed ai terroristi curdi”.
Fonti curde riportano bombardamenti turchi sugi abitati curdi ad est ed ovest di Jarablus, con la morte di almeno 49 civili.
Più di 3000 civili sono fuggiti nella vicina Manbij, che era stata tolta all’ISIS da poco dalle Forze Democratiche Siriane (SDF).
Esponenti curdi hanno condannato l’operazione turca come una vera e propria invasione, con le parole del co-presidente del PYD Saleh Moslem: la Turchia è entrata nel pantano siriano e verrà sconfitta proprio come Daish (Islamic State). Commentatori curdi ad alcuni media internazionali hanno sottolineato che il vero obiettivo dell’operazione turca non è l’ISIS bensì le forze a guida curda che si stavano preparando ad un’operazione militare per liberare dall’ISIS Jarablus, Al-Bab e Mare fino ad unire così i 3 cantoni della Rojava.
Questa interpretazione è stata confermata da esponenti turchi i quali hanno detto che non permetteranno la costituzione di un’entità curda al loro confine.
Nel frattemmpo, esponenti USA, tra cui il Vice Presidente Joe Biden, hanno dichiarato il loro sostegno all’operazione turca e chiesto alle YPG di ritirarsi ad est dell’Eufrate. Molti commentatori hanno definito come “tradimento”, la posizione assunta dagli USA contro i Curdi.
In risposta, il comandante delle YPG, Redur Xelil, ha detto alla Reuters che la decisione di ritornare ad est dell’Eufrate sarà presa dal Comando Generale delle SDF.
Il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha confermato il sostegno USA dicendo che l’operazione era stata pianificata con gli USA “fin dall’inizio” ed avvertendo PYD/YPG di ritirarsi altrimenti “si farà ciò che è necessario”.
Alcuni commentatori hanno detto che USA, Iran, Russia, Siria e Governo Regionale Curdo (KRG in Iraq) avevano dato luce verde e concordato con l’operazione.
Tuttavia, il ministro degli esteri siriano ha condannato l’operazione quale “violazione della sovranità del paese” aggiungendo che la “Turchia sta rimpiazzando un gruppo terrorista con un altro”.
La Russia ha dato peso alle parole del ministro siriano dicendo di essere preoccupata sugli sviluppi lungo il confine turco-siriano.
Fonti turche dicono che l’operazione potrebbe proseguire nelle zone di Al-Bab e Mare, con una spinta finale fino a Manbij, cosa che porterebbe le forze tuche a scontrarsi con quelle del SDF.
(traduzione a cura di AL/fdca – Ufficio Relazioni Internazionali)