Elezioni politiche del 25 settembre 2022
I risultati delle elezioni politiche svoltesi in Italia il 25 settembre ultimo scorso hanno visto la
vittoria dello schieramento di destra e, in particolare, del partito “Fratelli d’Italia”, (FdI) che si
candida a prima forza politica del paese.
Per quanto la rappresentatività si debba considerare non solo da un punto di vista numerico
ma soprattutto da un punto di vista sociale, si pesa infatti per ciò che socialmente si rappresenta, è
certamente indubbio il successo di FdI: ma questa formazione politica deve la vittoria anche a un
sistema elettorale che ha finito per avvantaggiarla quando, con un’astensione al 36%, FdI
rappresenta circa il 16% dei voti reali. Al successo di FdI segue poi il crollo verticale della Lega e il
forte ridimensionamento del berlusconismo: tutto ciò rende lo schieramento di destra che si
appresta a governare l’Italia comunque fragile e incerto rispetto alle difficoltà prospettate dalla crisi
economica e sociale, accresciute dalla non ancora del tutto sedata epidemia COVID e dalla guerra
in Ucraina ancora in corso.
I risultati elettorali hanno inoltre dimostrato, senza per ora entrare nel merito delle percentuali
e delle alleanze, che la scelta di aver sostenuto il governo Draghi quale espressione del capitale
finanziario e del debole imperialismo europeo del tutto subalterno a quello USA, è stata
drammaticamente penalizzante per il PD, mentre ha comunque premiato l’opposizione
demagogica di FdI e quella sia pure assolutamente tardiva e strumentale del Mov. 5 Stelle.
L’alleanza “Unione Popolare” non ha decollato, non consentendo la ricostruzione di una
rappresentanza parlamentare di sinistra capace di riportare nelle istituzioni le istanze proprie delle
classi sociali subalterne e dei movimenti di opposizione.
Quest’ultimo insuccesso, nonostante l’impegno e l’entusiasmo profusi da parte di numerose
compagne e compagni, ha drammaticamente replicato gli insuccessi precedenti ulteriormente
accumulando frustrazione e scoramento rendendo necessaria un’obiettiva autocritica delle scelte
parlamentaristiche fin qua perseguite, sia rispetto alle dinamiche sociali e di classe tutt’altro che
scontate sia rispetto all’astensionismo che, depurato dalle sue innumerevoli e paralizzanti
contraddizioni e dalla sue zavorre qualunquiste, rappresenta comunque una non sottovalutabile
risorsa politica.
Si sta comunque prospettando una stagione inedita sulle cui caratteristiche è urgente avviare
una riflessione capace di sviluppare un’azione militante organizzata per il sostegno alle lotte della
nostra classe, ancora troppo episodiche e frammentate per come si manifestano nel mondo del
lavoro e nei territori con tutti i capillari movimenti di opposizione.
Un’opposizione sociale che deve essere sostenuta e unificata su obiettivi unitari che, partendo
dalle necessità impellenti del soddisfacimento dei bisogni primari delle classi sociali subalterne,
riesca a strappare vittorie iniziali per tornare a vincere.
Ciò richiama ai compiti della minoranza agente capace, con la propria azione organizzata, di
sostenere, unificare e generalizzare lo scontro di classe evitandone la dispersione, riaccendendo
così il lento ma entusiasmante processo di superamento della barbarie capitalista per la costruzione
di un mondo basato sulla fine dello sfruttamento dell’ambiente, degli esseri viventi, per la pace,
l’uguaglianza e per la libertà.